Capitolo 1

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Andrew POV
Un odore di fumo inizia ad invadermi le narici mentre piano piano comincio a riprendere i sensi.
Ho la vista offuscata e il buio non aiuta a distinguere il posto in cui mi trovo in questo momento.
Riesco solo a capire che sono situato in una grande sala con le pareti fatte di legno. In fondo ad essa si trovano due divanetti mezzi scuciti e al loro fianco un tavolino con alcune bottiglie vuote posate sopra. Per il resto la sala sembra essere vuota.
Mi passo una mano fra i capelli. Sono seduto a terra contro una parete umida e sporca. In mano tengo una bottiglia di birra semi vuota e non ho la più pallida idea di dove mi trovi. O peggio. Di cosa abbia fatto.
La porta si apre lentamente facendo risuonare nella camera un cigolio inquietante. I passi pesanti di qualcuno iniziano a rimbombare nella stanza facendosi sempre più vicini: "Scappa."
mi consiglia una voce femminile piuttosto famigliare.

Barcollando riesco ad alzarmi da terra, riconoscendo finalmente il volto della ragazza di fronte a me: viso pallido e occhi verde chiaro con i capelli dorati che le ricadono dolcemente sulle spalle. "Tanya..." sussurro con lo sguardo perso.

"Taci." Mi risponde afferrandomi per un braccio per poi strattonarmi verso di lei. "Devi tornare a casa. Ti staranno cercando... cacchio, come fai a metterti sempre nei guai!" E mentre me lo dice non capisco a chi o a che cosa si riferisca, eppure obbedisco semplicemente perché lei è Tanya Turner, e a Tanya Turner non si disobbedisce.
Senza aspettare un minuto di più, raggiungo la porta dall'altra parte della sala inciampando parecchie volte sui miei stessi passi. Tanya mi regge tenendomi un braccio avvolto al bacino. Sembra confusa tanto quanto me ma anche preoccupata. "Ti ricordi dov'è casa tua?" "Certo."
Minima idea di dove sia, ma la troverò.

Senza aggiungere altro, mi spinge verso l'uscita e mi fa un segno verso la strada illuminata dalla fioca luce della luna. E sperando che sia la direzione giusta, giro a destra alla ricerca di casa mia.

Ian POV
"E se si fosse perso?"
"Tesoro non dire stupidate. Andrew, perdersi? Queste due parole non posso stare nella stessa frase!"
È da quasi due ore che i miei genitori intraprendono questa discussione.
È la seconda volta in una settimana che mio fratello Andrew sparisce all'improvviso senza tornare a casa prima del coprifuoco, e la cosa inzia ad allarmare persino me.
Io e lui siamo gli opposti. Lui vuole intraprendere una vita piena di avventure ed emozioni, mentre io ne voglio una che sia semplicemente tranquilla e felice. Sin da quando eravamo piccoli lui era il gemello "combina guai" e io quello "bravo e buono". Al posto di chiamarci per nome, la gente ci differenziava così.
Ora invece lui viene chiamato il gemello stupido e io il gemello associale. Come cambiano le cose in così poco tempo...
"Ian hai provato a chiamarlo?"
"10 volte mamma..."
Ed è la sesta volta che me lo chiedi, vorrei dirle, ma la farei solo innervosire ancora di più, e questo è l'ultima cosa che voglio.
"Ian, qui ci pensiamo noi. Vai a letto. Domani hai scuola."
Annuisco a mio padre dirigendomi verso il piano superiore della nostra baracca. Qui nel nostro quartiere tutte le casette sono uguali, e cioè piccole e squallide, raramente a due piani. Ma la gente ci fa l'abitudine e al posto di viverci ci sopravvive.
Afferro il cellulare: 00.12.
Eleanor sarà ancora sveglia? Provo a chiamarla ma non risponde, così opto per un rapido messaggio.
A Eleanor
00.13 Cercasi fratello stupido. Se lo vedi chiama.
Lo invio per poi registrare una nota vocale dove le auguro una buona notte e sapendo che domani, quando mi sveglierò, ne troverò una sua che mi augura una buona giornata.
Mi spoglio e mi infilo sotto le coperte alla ricerca del mio orsacchiotto di peluche.
Appena lo trovo, gli apro la pancia scucita estraendone il mio quaderno personale.
Forse è una cosa un pò strana per un ragazzo di sedici anni possederne uno, sopratutto per uno che vive da queste parti, ma questo diario riempie le mie giornate e dà libero sfogo alla mia fantasia.
Ne sfoglio le ultime pagine sorridendo. Credo che se qualcuno scoprisse cosa ci metto al suo interno, potrei morire.
Improvvisamente il mio telefono si mette a vibrare e, sperando che sia Eleanor che mi richiama, lo afferro subito rispondendo alla telefonata.
-Pronto?
-Ian, devi venire.
Alzo gli occhi al cielo. Non è Eleanor.
-Che è successo Andrew?
-Mi sono perso...
-Eh?
Come ha fatto a perdersi? La nostra città è un buco, non è possibile che non ritrovi la strada giusta per tornare a casa!
-Dove sei?
-Sono in... Tels Avenue.
-Teller Avenue?
-Sì, esatto.
-È la via della nostra scuola coglione.
Alzo gli occhi al cielo rivestendomi di fretta. Dev'essere davvero molto ubriaco.
-Vengo a prenderti ma poi dovrai spiegarmi cos'è successo.
-Okay okay, muoviti però.
Chiudo la telefonata e apro la finestra. Fuori fa freddissimo e non mi sorprenderebbe affatto se stanotte iniziasse a nevicare.
Scendo dal balcone senza troppa fatica e scavalco il cancello di casa nostra.
Inizio a correre per la strada deserta ascoltando i pochi rumori udibili: un gatto che miagola, un bambino che piange a dirotto, la colonna sonora di un film sparata a tutto volume, una sirena che suona per le strade di Denver.
Accelero il passo e, dopo circa cinque minuti, già sono arrivato di fronte al nostro liceo. Mio fratello è seduto contro un negozio d'artigianato e ha il viso affondato fra le mani.
Lo raggiungo rapidamente fermandomi di fronte a lui e osservandolo con attenzione.
"Andrew?"
A quel richiamo, alza lo sguardo verso di me: ha un'aria affranta e i suoi occhi sono lucidi e gonfi.
"Vieni dai."
Si alza da terra con svogliatezza per poi appoggiarsi alla mia spalla. Scuote la testa sconsolato per poi prendere un grosso respiro.
"Questa volta l'ho fatta grossa."
E purtroppo i suoi occhi non mentono.

Fall to Fly [INCOMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora