Sembrava che l'attesa di papà fosse finita e invece no. Andò a fare la visita di controllo e si pensava che quel giorno avrebbe incontrato l'oncologo... Ma niente.
Gli venne detto che i suoi, erano tumori maligni, non si potevano prevedere ma non ostante questo loro dovevano capire in maniera profonda di che natura erano e se mio papà... Poteva vivere o no.
Era destinato ad aspettare ancora, prima di incontrare l'oncologo ed ogni giorno che passava, ogni minuto che scorreva, lui stava male.
Io dovevo fare l'alternanza scuola-lavoro per due settimane. Andai in una pasticceria.
Della terapia non sapevo ancora nulla, così, inviai un messaggio alla psicologa. Disse che potevamo riprendere e mi diede l'appuntamento.
Il giorno dell'appuntamento lavoravo e pensavo a come avrei cominciato a dirle tutto, ero ansioso, spaventato e sentivo il bisogno di piangere.
Uscii da lavoro e mi arrivò un messaggio: ''Mi dispiace, sono malata e non ce la faccio a venire. Perdonami, l'appuntamento è rimandato''.
Risposi con un: ''Tranquilla, è tutto ok'' perché ero solito rispondere così ma in realtà... Nulla ero ok.
Non ero arrabbiato con lei. Ero arrabbiato con me stesso.
Avevo sperato a lungo a quell'incontro e lo vedevo ancora una volta svanire e davvero... Non ce la facevo più.
Negli ultimi giorni, mia zia chiamava insistentemente chiedendomi come stavo, se volevo parlare, come andava e poi tornava a dirmi che secondo lei, io, ovvero Valentina, ero eterosessuale come lei, come tutti. Questo perché quando vedevo un ragazzo o un uomo eleganti o quantomeno con uno stile interessante dicevo: ''Carino'' oppure ''Bello!''.
Tutti volevano aiutarmi e nessuno era in grado di farlo. Tutti chiedevano scusa per poi ferire con battute di poco gusto. Tutti credevano di sapere cosa fosse giusto o meno per me ma nessuno capiva che io, volevo solo vivere tranquillamente la mia parte interiore.
Nessuno capiva che dietro un: ''Vestiti da donna, truccati, datti valore'', si aprivano ferite profonde.
Perché dovevo essere quello che non sentivo, quello che tutti volevano che io fossi, quello che tutti volevano vedere?
Perché dovevo vivere una vita che non sentivo mia nascondendo quella che invece mi faceva stare bene, mi faceva sentire me?
Di fronte a quelle attese c'erano tante domande com'era vero che avevo tanta rabbia, tanto dolore, tanta paura e tante, troppe lacrime.
Le risposte di papà, gli esiti e la chemio che doveva affrontare mi spaventavano. Perderlo equivaleva a perdere una parte di me. Se lo avessi perso sicuramente sarei entrato in forte crisi con me stesso. Lui che, non ostante la malattia mi sosteneva, lui che mi aveva insegnato ad aiutare gli altri prima di me, lui che mi aveva insegnato che il sorriso era la cosa più importante e che regalandone anche solo uno al giorno il mondo cambia, lui che... Se sarebbe morto, io, sarei morto con lui.
La terapia. Avevo atteso tanto per tornarci e iniziai a pensare che se avessi aspettato un giorno in più o in meno, poco sarebbe cambiato.
Ciò che era certo era che non sapevo più come relazionarmi con la psicologa. Mi fidavo di lei ma era tornata la paura di parlare.
Sorridevo nervosamente all'idea di tornare e rispondere alla prima domanda, ovvero al consueto ''Come stai? Come va?'', con un ''Bene grazie. Va benissimo, papà ha tre cancri ma siamo felici così!''.
Era assurdo pensarlo e nervosamente sorridevo, ma una lacrima rigava il mio viso.
Volevo tornare in terapia, lo volevo tanto. Avevo bisogno di parlare, di sfogarmi, però... Se avessi pianto, mi sarei sentito stupido. Mi sarei sentito di peso, di troppo. Non volevo disturbare.
Attendevo di fissare l'appuntamento. Attendevo di parlare, di sentirmi libero. Attendevo e capii che piangere è una delle forme più naturali di sfogo che hanno gli esseri umani. E non dovevo sentirmi inadeguato, di troppo, non dovevo credere che avrei disturbato qualcuno perché io, come quel qualcuno... Ero un essere umano.
E le attese... Continuavano.
Questo capitolo probabilmente è forse troppo corto, però spero di aggiornarlo quanto prima.Grazie a tutti per la lettura, grazie a chi segue me, la mia storia.
Grazie a chi la vota e a chi la commenta.
A presto ragazzi/e!
ValeRio_Monkey
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The Story Of My Life
De TodoQuesta è una storia vera. Riguarda una vita divisa a metà e la difficoltà che alle volte c'è nell'esser se stessi. Una cosa è certa, nella vita solo chi si dimostra forte ha il coraggio di vivere se stesso e la propria vita col sorriso.