Martha Tomson

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 Il lavoro in università procedeva, per i primi periodi mi ero limitato alle lezioni, alle correzioni delle tesi, al minimo indispensabile per non essere considerato più pazzo di quello che già credevano i miei alunni. Dopo i primi duri mesi, avevo deciso di riprendere in mano la divina commedia di Dante e finalmente, leggerla con altri occhi. Ero un dantista, conoscevo quell'opera a memoria ma, rileggerla dopo il mio vissuto con Julia, mi aveva aperto ulteriori visioni. Adesso comprendevo come fosse mio, quel dolore, quella ricerca e quel percorso che aveva portato il sommo poeta, ad intraprendere quel fantastico viaggio. Dopo due settimane, una mattina, mi ero svegliato con la consapevolezza che era tempo di camminare.
E cosi feci.
Ripresi a lavorare al libro che avevo lasciato incompleto per ritrovare me stesso, sapevo che quello era il modo giusto per riprendere la mia vita, per camminare verso un futuro ignoto.
Mantenendo la mia attività di docente, avevo finito la stesura del mio nuovo testo che parlava di Dante. Avevo dato una versione romantica ma allo stesso tempo reale dei motivi che lo avevano spinto in quel viaggio e del perchè Beatrice, fosse per lui cosi vitale.
Lo avevo letto, riletto, rivisto ma, a differenza dei precedenti testi da me scritti, questo era stato cosparso di emozioni provate e di motivazioni comprese, come persona più che da un'analisi meticolosa del testo come Professore. Quando lo avevo proposto al mio editore, mi aveva guardato quasi incredulo. Gli avevo spiegato che avevo visto nel testo qualcosa di nuovo e volevo elaborarlo, dopo poco lui si convinse che poteva essere pubblicato. Il mio nome su quel libro avrebbe di certo suscitato scalpore per via del cambio di rotta evidente del mio Modus operandi. Tuttavia ero sicuro che avrebbe avuto molti consensi tra i dantisti anche se lo avevo scritto soprattutto per ricordare a me stesso, le emozioni provate durante l'ultimo anno.
Era per me, come un libro di istruzioni sul passato, un diario, un testo pieno di riferimenti utili a non dimenticare, a meditare e a crescere, cosi come Dante nel suo viaggio.
L'editore mi affiancò una donna, una nuova coordinatrice delle pubbliche relazioni appena assunta. Martha Tomson, ambiziosa, determinata, competente. Mi segui fino alla pubblicazione ufficiale, avevo chiesto il numero minore di interviste e soprattutto, avevo chiesto di non avere a che fare con dantisti inetti ed arroganti che avrebbero solo fatto domande stupide a cui non volevo nemmeno dedicare del tempo. Lei aveva preso in carico queste richieste e le aveva fatte diventare realtà. Aveva lavorato con me al lancio del libro e a tutta la fase della sua diffusione. Eravamo andati a cena qualche volta, si era dimostrata pacata e professionale, mi piaceva stare con lei, non sentivo il peso del suo essere donna, potevo semplicemente parlare del mio libro ed avere un'attenzione senza doppi fini.
Il giorno dell'uscita, Martha era venuta da me e insieme ci eravamo recati nella libreria che avrebbe ospitato l'evento. Aveva organizzato un incontro impeccabile, selezionato, esattamente quello che volevo. Non aveva fatto storie quando mi aveva visto senza la mia giacca, aveva sorriso dicendomi "Gabriel Emerson, sei in gran forma". L'avevo trovata ironica, divertente e rilassante. Per quel contesto, avevo abbandonato le forme, avevo deciso di sembrare più Gabriel che il professor Emerson, avevo deciso di metterci me e non il mio dottorato.
Per nulla nervoso, feci il mio discorso introduttivo e risposi alle domande dei presenti. I libri vennero distribuiti e da li a poco avrei visto la reazione reale dei Dantisti alla mia opera. Non mi importava di andare fuori dagli stereotipi che si erano creati su di me, avevo deciso di cambiare via e di metterci più me stesso in tutto.
L'incontro terminò e le copie cominciarono ad essere vendute.
Martha aveva detto che da li ad una settimana, avremmo capito l'impatto sui lettori e dopo, avremmo potuto lavorare alle future interviste e chiarimenti da dare in pubblico.
Con un sorriso cordiale si complimentò per la giornata e io la ringraziai, ricambiando.
Era ora di far conoscere al mondo un nuovo Emerson e, anch'io, dovevo scoprire chi fosse.

Gabriel©
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Gabriel Emerson - La Vita dopo Il ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora