Il Nuovo Dante

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"Gente che si suicida, comprese, in un modo più sottile, programmando la propria rovina fino a farsi preda. Lasciando agli altri, però, il gesto finale... "

G. Emerson
Tratto da "Il Viaggio di Dante"
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Eravamo nel pieno della conferenza, sguardi attenti, nessun vociferare, solo attenzione e silenzio.
La mia voce sovrastava tutto, il mio intervento di apertura proseguiva regolarmente e ogni persona li presente, ne sembrava rapita.
Quel viaggio di Dante sembrava ridestare anche le menti più restie al cambiamento, quella decisione di vedere L'inferno Dantesco con occhi moderni, con una narrazione romanzata, come una storia d'altri tempi di cui, anche le nuove generazioni, potevano comprenderne la profondità.

"Dante la chiamava "Speranza dell'altezza", puro desiderio di elevazione, di andare oltre di se. Si accorse di aver dimenticato da tempo queste speranze, le aveva nutrite per tutto il tempo in cui aveva amato Beatrice...
Da quando era morta, aveva cercato di dare un senso alla sua vita, ma si era semplicemente lasciato trascinare dagli eventi. Come una piuma senza peso, a volte andresti dovunque pur di non restare solo, faccia a faccia con la tua disperazione. Ed è proprio questa la via, la più sicura per perdere la strada.
Come quando ci si addormenta, il sonno della ragione.
Dante avvertiva la sensazione di essersi smarrito, di aggirarsi in una selva oscura. Si trovava in un fitto sottobosco di rovi e rami, che lo frenava e risucchiava verso il basso, il buio. Non avrebbe neppure saputo dire come era arrivato li, ma non riusciva a venirne fuori. La sua unica speranza in quei dieci anni, l'aveva riposta nei libri, cercando affannosamente risposte ai suoi problemi.
Si era appassionato alla filosofia mentale, che non altro sembrava promettere, alla fine del percorso lungo e faticoso, la felicità mentale.
La felicità, si, colei che non trovi nelle osterie, lungo le curve di una donna o sulle bancarelle dei mercanti. La felicità è li da qualche parte, ce l'hai dentro, devi solo scavare, liberarti dalle passioni o dei timori forvianti. Bisogna addestrare duramente il pensiero e la parola a concepirla, non c'è nient'altro e nessuno che ce la possa dare. Se ci si lamenta di qualcosa che ci manca o si da la colpa a qualcuno che non ci ama, siamo fuori strada, non è cosi, non è questa la via per ritrovarci...
Dante lo sentiva ogni volta che apriva un libro di Boenzio, una strana serenità si impadroniva di lui, leggeva e poi si guardava indietro, perchè le buone letture è questo che fanno: leggi, e ti guardi indietro.
A volte ti senti un uomo in fuga, un naufrago che contempla dalla riva la tempesta a cui è sopravvissuto. Certo che passando ad Aristotele, il pensiero si era fatto più complicato, come una strada in salita, una cima. Tuttavia, il sole stava sorgendo e lo aspettava.
Il sole: la verità, il paradiso dei filosofi."

Il discorso durò circa trenta minuti, che volarono perchè, per me, era come una chiacchierata, un modo come un altro di dialogare, usando la mia passione per Dante, come strumento di comunicazione.
Finito l'intervento, un applauso mi salutò e scesi dal palco, dirigendomi verso il rettore che, entusiasta e gonfio d'orgoglio, mi strinse la mano congratulandosi.
Annuì ringraziando e mi congedai, cercando con lo sguardo colei che era stata trascinata in un posto dove, probabilmente, si sentiva come Dante: Sola e spaesata.
La individuai tra le persone, come un faro, il bianco del suo vestito in contrasto coi suoi capelli. Era di spalle, strinsi qualche mano passando senza fermarmi, avevo fatto il mio dovere di apertura, ora dovevo almeno provare a far compagnia a Shana.
Mi avvicinai e, come se mi avesse avvertito, lei si voltò.
Non so perchè ma, ogni volta che mi guardava, era come se mi colpisse allo stomaco.
Mi bloccai all'istante, per un attimo mi sentì fuori dal mondo, poi lei sorrise.

-"Bellissimo intervento Professor Emerson... lei è un grande oratore, pendevano tutti dalle sue labbra e, a giudicare dai loro visi, sono entusiasti del suo libro e del suo lavoro."-

"Grazie..."

Risposi quasi spaesato, aveva ascoltato il discorso e osservato i presenti, aveva fatto qualcosa che non pensavo volesse fare. In fondo, doveva solo accompagnarmi e non farmi presentare da solo dopo che avevo dato conferma per due. Tuttavia, il suo viso non era scocciato ne spaesato, mi sembrava radiosa, solare e anche, avrei osato, coinvolta e rilassata.

"Mi fa piacere che non ti trovi a disagio, pensavo che sarebbe stato un peso per te..."

Mi guardò, ancora, con quegli occhi intensi che sembravano scavarmi l'anima. Perchè sentivo come se volesse entrare in me per rispondere alle sue domande mentali?

-"Un peso? No di certo... ho letto il suo libro e lo trovo meraviglioso. La sua narrazione è fedele ma nuova, una nuova visione del viaggio di Dante in chiave moderna, che fa meglio capire anche a chi non ama la filosofia classica, quanto il suo percorso sia stato profondo e necessario."-

Le sue parole mi colpirono nuovamente, aveva letto il mio libro e lo trovava meraviglioso. Cercai di non sembrare troppo sorpreso, in fondo era una ragazza molto intelligente anche se silenziosa.
Sapevo così poco di lei...

"Credo che Dante e il suo pensiero sia adatto a tutti, basta solo avere la giusta chiave di lettura. Non è giusto che i soli studiosi o i Dantisti godano della sua opera, ci sono tanti altri che possono farne tesoro e amarla come noi..."

Lei annui e sorrise, ricambiai senza accorgermene.

-" E' un bellissimo lavoro professore, Dante si congratulerebbe con lei..."-

"Ti prego, chiamami Gabriel. Non sei una mia alunna o collega, sei la mia accompagnatrice ed..."

Le porsi il braccio

"... è mio compito offrirti da bere mentre cerchiamo di superare indenni questa serata... Dante lo farebbe giusto?"

Risi piano e lei con me annuendo, prese il mio braccio e ci avviammo al tavolo del rinfresco. Li, le porsi un bicchiere di champagne e brindammo.

- " A te Gabriel, il nuovo Dante..."-

Mi fece l'occhiolino, piegai il capo e sorrisi.
Ero felice che stesse bene, per tutto il tempo avevo pensato che per lei sarebbe stata una tortura invece, sembrava aver superato l'imbarazzo iniziale.
Altri si avvicinarono, ma non mi distanziai da lei, rispondevo, salutavo e parlavo con i colleghi e Shana ascoltava. Se avessi percepito un qualsiasi fastidio, l'avrei portata via da li senza preoccuparmi minimamente dell'opinione del rettore. Invece lei sembrava tranquilla, la presentavo come mia accompagnatrice e si comportava da vera signora, come se vivesse da anni in quell'ambiente fatto di forme.

"Non pensavo che saresti stata cosi a tuo agio qui, avevi detto di essere lontana da questo ambiente..."

Le dissi quando rimanemmo soli per qualche minuto, lei alzò le spalle.

-"Non è male, sto solo ascoltando. E' interessante, tutti parlano di te, del tuo libro e questo mi piace, lo trovo stimolante. Sto facendo qualcosa che non va?"-

Mi chiese poi come preoccupata, le sorrisi scuotendo il capo.

"No... sei perfetta, una vera signora... Forse tutti parlano di me e se lo trovi interessante, allora piace anche a me. Ma credimi, i loro occhi sono rapiti anche da te, hai una luce che non si vede spesso da queste parti."

Mi fissò qualche secondo, come a pesare le mie parole, poi arrossì.

"Martha ci aveva visto giusto, sono felice che tu sia qui, anche se lei non doveva obbligarti."

Continuai tranquillo, lei mi guardò e sorrise.

-"Mi fa piacere esserci Gabriel, non mi ha obbligato. Meriti queste attenzioni, il tuo lavoro è ammirevole."-

"Anche la mia accompagnatrice lo è..."

Le dissi piano, cingendole la vita. I suoi occhi si fermarono nuovamente nei miei, per qualche secondo rimanemmo in silenzio a guardarci, come estraniati da tutto il resto. Lei sembrava voler leggere la mia anima e io, non riuscivo bene a capire quanto a fondo sarebbe riuscita ad andare.
Una voce ci ridestò, ci voltammo insieme.

-"Professor Emerson, una foto per il giornale universitario per favore."-

Il giornale, certo. L'università e il giornale avrebbero parlato di quell'evento, di me.
Senza pensarci, avvicinai Shana a me cingendole il fianco e guardai il fotografo, sentì il suo stupore che le faceva tremare la pelle, poi dopo l'indecisione iniziale, scivolò con la sua mano sulla mia schiena e si voltò anch'essa verso l'obbiettivo aspettando il flash.

Domani tutti avrebbero visto Emerson e la sua accompagnatrice, il nuovo Dante e la sua guida fatta di luce.

⊰Gabriel⊱

Gabriel©
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Gabriel Emerson - La Vita dopo Il ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora