Pov di Gennaro
Alessio gli rivolse uno sguardo curioso, Gennaro gli rispose con una scrollata di spalle. Quanto avrebbe voluto un divano, un caldo pail e un telecomando, in quel momento. Il ragazzo riccio guardava il compagno con occhi pieni di speranza, pensò che fosse un vero sciocco a sperare che Alessio gli concedesse di parlare di loro. L'Alessio che faticava ad aprirsi anche con se stesso, che era sempre chiuso in una prigione, di cui sono lui aveva la chiave.
-Ajay, entra pure, dicci tutto.
*Non andiamo bene* pensò Genn, altro tempo da per delle sciocchezze.
-Grazie
Il ragazzo entrò timidamente, e goffamente superò Gennaro, il quale stringeva ancora la maniglia della porta. Era evidentemente a disagio. La postura dritta e ridigia, e i movimenti fenetrici di Ajay, lo fecero rifacchiare.
-Stavo parlando con il tuo collega, bhe praticamente frequento un'accademia di giornalismo, in parallelo all'università, e bhe ci avevano chiesto di creare un articolo dedicato a un personaggio che ha suscitato in noi particolare interesse e curiosità. Studiarlo, scrivere di lui, per poi alla fine, confrontare ciò che abbiamo scoperto, con la prima impressione che ci ha dato. Avevo intenzione di parlare di voi... Due giovanissimi che lasciano la loro terra natale, per arrivare in Inghilterra, per inseguire i propri sogni...- Genn vide gli occhi del ragazzo illuminarsi, non appena descrisse il suo lavoro. Gli sembrò di rivedersi, qualche anno fa, quando anche lui, alle prima esperienze, era carico di entusiasmo, e parlava di ciò che faceva con una costante energia negli occhi -Mi avete incuriosito, per favore, fatemi scrivere di voi.
-per me va bene.
Gennaro rimase scioccato.
-Cosa?! Alessio tutto ok? Condividere la nostra carriera con uno sconosciuto?
-Ehi Genn, calmati. Non leggi la voglia di fare nei suoi occhi? Perché dovremmo privargli di fare ciò che gli piace? Io non ci vedo nulla di sbagliato. Per me Ajay non ci soni problemi.
-Oh grazie mille amico.
-Bha. Per me è no.
Tutta la gioia che lo scrittore poteva aver provato nei attimi precedenti, era palesemente scomporsa. Un lieve senso di colpa gli invase il corpo. Si sorprese di se stesso.
-Gennaro...
Lanciò all'amico uno sguardo omicida, non aveva bisogno di sentire quello che gli stava per dire. Lo sapeva da se, si stava comportando da vero stronzo. Il suo corpo era una continua lotta, da una parte, c'era l animo acido e scorbutico, dall'altro orgoglio e gelosia, e ancora quella terribile sensazione di inferiorità, che talvolta lo uccideva, come una pallottola in pieno cuore. Utilizzava la corazza da tipico ragazzo sicuro di se e superficiale, e non importava quanto potesse sentirsi male, dopo aver massacrato di botte un tipo, solo perché gli aveva dato dello bastardo, ma infondo si diceva che lo era, e che preferiva provare quel tipo di dolore, anziché quello provocatogli delle altre emozioni.
Forse in quella circostanza un po di bontà sarebbe stata ben accetta. Magari anche quello sfigato avrebbe avuto bisogno di una possibilità.
-Alessio, non rompermi il cazzo. Tu, va bene, ma basta che non prendi troppo la confidenza.
Gli sguardi increduli di entrambi lo meravigliarono abbastanza. Ciò che gli fece immenso piacere, fu lo splendido sorriso che illuminò gli occhi di Alex, fu forse il primo, vero, sorriso che l'amico fece, dall'arrivo a Londra.
-Oh, grande amico. Non sai che favore mi hai fatto
-Bhe perfetto... ehm.. come vogliamo procedere...?
Lasciò che fosse Alessio ad occuparsi degli accordi, aveva bisogno di rilassarsi un po'. Lasciò la piccola stanza, per entrare in camera da letto. Provò a fare ciò che gli era solito fare, nei momenti di debolezza: abbandonarsi alle lenzuola, e dormire. Ma quel giorno il sonno non arrivò. Inoltre gli arrivavano le risate di Alessio e Ajay, probabilmente Alex gli stava raccontando di Somma Vesuviana, delle marechelle che compieva da bambino, al vecchio venditore di giornali all'angolo della strada che portava al Municipio. Oppure gli parlava di quando si era conosciuti. A come lui subiva tutti i suoi insulti, i suoi sguardi altezzosi, e a come improvvisamente, da un giorno all'altro si erano ritrovati nello stesso party, a cantare fianco a fianco, per la prima volta, solo con due voci e una chitarra. Il brano era No church in the wild , la nitidezza di quel ricordo, era qualcosa di straordinario, come la fitta che provò nel ripensare alla sua vecchia vita in Italia. La prima sensazione nostalgica.
Doveva sfuggire al sopravvento di queste emozioni, lo sapeva, ma ormai il gioco era andato. Prese la chitarra, ed iniziò a suonare.
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You tried, you failed.
أدب الهواةQuando tutto sembra essersi perduto, quando tutto sembra essersi consumato, quando tutto sembra essersi cancellato, È allora che ci si accorge, che tutte le cose belle, sono destinate a trasformarsi in qualcosa di completamente opposto. 'La felicit...