Capitolo II - L'urlo della Banshee

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Si svegliò di soprassalto, qualcuno stava gridando, qualcuno chiedeva aiuto.
Voci inumane, stridule e disperate, ringhi cupi e cavernosi.
Le urla strazianti si fecero sempre più forti e si affollarono nella sua testa, sentì allora l'odore asfissiante del fumo e il calore avvolgerla. Lingue di fuoco avvilupparono le tende, raggiunsero il tappeto e in breve anche il letto su cui si trovava. La coperta prese a bruciare come un foglio di carta, le fiamme erano sempre più alte, non aveva via di scampo.
"Nella mente ha origine la sofferenza; nella mente ha origine la cessazione della sofferenza."
Nascose il volto tra le mani e disse a se stessa la formula suggeritale da Deaton.
La ripeté una volta, due, tre volte, continuò a ripeterla nella sua testa, fin quando i pensieri si trasformarono in parole, sussurrate febbrilmente a denti stretti, le parole in sillabe il cui significato sfumava ad ogni ripetizione; infine il calore cessò, il fuoco era sparito e non restava altro che il battito del suo cuore e il respiro affannoso tra le labbra secche e tremanti.
Diede un'occhiata veloce alla stanza ma non vide nessuno, era sola.
Lei e i suoi poteri, lei e i suoi incubi lucidi.
Poteva dirsi salva? Forse. Si passò una mano tra i capelli e poggiò la testa fra i cuscini: era troppo abituata ad affrontare le sue allucinazioni per lasciarsi sconvolgere da un finto incendio.
La sua convinzione, tuttavia, vacillò.
Uno scricchiolio sinistro giunse da sotto il letto, seguito da un lamento. Si sporse in avanti, tremando, e poi una mano bianca come il gesso spuntò senza preavviso e si aggrappò alla sua gamba. Provò ad urlare ma dalla sua bocca aperta non uscì che un sibilo strozzato, mentre la mano gelida del mostro la tirava giù, sul pavimento e poi più giù, oltre le assi di legno, in un buco profondo.

Buio.
Non vide nulla se non l'oscurità mentre scendeva in picchiata verso il basso, sentì allora le forze venir meno e chiuse gli occhi. Li riaprì quando avvertì qualcosa di umido e solido contro la schiena: terra e foglie, rami secchi ed erba fresca.
Era nel bosco, appena fuori Beacon Hills, eppure tutto le sembrava diverso e familiare al tempo stesso. Della tempesta non c'era traccia, l'aria era calda e pesante, si portò istintivamente una mano tra i capelli per scostarli dal collo già sudato. Avanzò di qualche metro nel fitto della foresta, tra alberi di biancospino in fiore e giunse infine in una piccola radura, al cui centro si ergeva una quercia secolare.
Le fronde dell'albero maestoso si mossero sospinte da una forza sconosciuta e per un momento la quercia sembrò viva, animata e pronta a parlarle.
Un silenzio irreale regnava incontrastato e lei poté sentire il battito martellante del suo cuore e il fiato pesante rimbombare tutto intorno e ritornare indietro come eco.
Respirò a fondo per ritrovare un pizzico di lucidità, ma si sentiva bloccata, incapace di formulare qualsiasi pensiero che potesse aiutarla ad uscire da quella situazione. Guardò in alto, verso il cielo oscuro e privo di stelle, vide la luna solitaria, bianca e luminosa e il volto rassicurante di Scott le tornò in mente.
Scott, lui era l'Alfa, lui avrebbe saputo cosa fare, doveva solo trovare il modo di raggiungerlo.
L'urlo della Banshee sarebbe stato un richiamo sufficiente, ma dopo svariati tentativi si arrese all'evidenza di essere muta e indifesa come un pesciolino nella boccia.
In lontananza si udirono dei tuoni, esplosioni che suonarono più simili al rumore di uno sparo, e poi la pioggia iniziò a cadere. Sobbalzò sorpresa quando sentì addosso le prime gocce, perché il cielo era limpido, non c'erano nuvole che facessero presupporre un temporale.
Sollevò i palmi delle mani di fronte a sé per accogliere quello strano fenomeno e inorridì.
Non era pioggia, ma sangue bollente che colava dal cielo. Si rivolse di nuovo alla luna in cerca di risposte e la vide colorarsi di rosso carminio.
Presagio.
Il sangue continuava a scendere senza sosta, creava pozze sotto i suoi piedi, le incollava la vestaglia e i capelli alla pelle, le ciglia al viso, era così vischioso che si sentì soffocare.
Indietreggiò spaventata, ma il terreno era ormai scivoloso, il liquido rosso le arrivava alle caviglie e i piedi non facevano che affondare in quella fanghiglia appiccicosa.
Un oggetto bianco affiorò in superficie e lei lo raccolse. Quattro cavità scure come la notte e due perfette file di denti.
Morte.
D'istinto gettò via il teschio e questo colpì un mucchietto di ossa scomposte; si accorse allora che altre centinaia, migliaia di ossa stavano uscendo dalla terra, vomitate fuori come un mortale veleno da espellere.
Galleggiavano sulle pozze, squassate dal sangue scrosciante, e le graffiavano le gambe.
Doveva fare un tentativo, doveva scappare prima che fosse troppo tardi. Qualcosa, però, le bloccava i piedi. Tirò con forza, ma sembrava ci fossero dei lacci a tenerla legata al terreno, lacci stretti...
Mani gelide, le stesse che l'avevano spinta giù dal letto, risalirono lente lungo i polpacci e li artigliarono affondando nella carne.
Lydia provò a gridare e la bocca e le narici le si riempirono di sangue. Tossì in cerca d'aria e picchiò quelle mani candide senza alcun risultato.
Ancora saldamente attaccato a lei, il mostro emerse dal sottosuolo.
Aveva il volto angelico di una splendida ragazza, la pelle diafana era compatta come quella di una statua e i lunghi capelli scuri erano sporchi di terra e di sangue.
Incastonati nel viso come rubini, gli occhi erano animati da una luce sinistra e le iridi rosse circondavano una pupilla nera e allungata. Era nuda e fra i seni spiccava un grosso buco, che la trapassava da parte a parte all'altezza del cuore.
La afferrò per le spalle, senza smettere di fissarla con il suo sguardo purpureo, aprì la bocca, mettendo in mostra denti bianchi e scintillanti, e ruggì.
Le urla allora tornarono a farsi sentire e tutti i biancospini intorno a loro presero fuoco spontaneamente.
Altre mani sbucarono dalla terra per trascinarla giù, mentre il ruggito del mostro si trasformava in un grido acuto e assordante rivolto al cielo.
Lydia chiuse di nuovo gli occhi e si tappò le orecchie, lasciandosi andare.
Nella mente ha origine la sofferenza; nella mente ha origine la cessazione della sofferenza.

L'odore della Morte || Teen Wolf FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora