Capitolo X - I Messaggeri della Morte

114 15 0
                                    

Il pranzo nella grande sala centrale era da poco terminato e Lydia, attratta come una falena dalla luce, tornò al salice piangente nel giardino interno del castello.
Estella si era dimostrata una padrona di casa migliore di quanto lei e Jordan si fossero aspettati, era cordiale e molto meno sospettosa di Caroline.
«Perdonatela» aveva detto, quando la nipote si era alzata per dare disposizione ai domestici.
«L'ho tirata su a pane e diffidenza, perciò è difficile che riesca a fidarsi di qualcuno, anche se quel qualcuno è stato mandato da un caro amico».
Lydia era sempre più curiosa di conoscere quali segreti, quali misteri, si celassero dentro le mura di quel castello, custoditi da una famiglia ancora più antica degli Hale.
Toccò la corteccia ruvida e rugosa dell'albero e le sembrò di sentir scorrere il fluire di una potente energia sotto il palmo della mano. Chiuse gli occhi e si mise in ascolto.
«Sapevo di trovarti qui» disse una voce gentile, facendola sussultare.
«Mi scusi, non volevo curiosare in giro, è solo che...»
«È solo che senti qualcosa di atipico provenire dall'albero, giusto?»
Lydia annuì ed Estella rispose con un sorriso, che increspò le rughe sottili attorno agli occhi.
«Vedi, il fatto è che questo albero non è stato piantato al centro del castello, è il castello ad essere stato costruito attorno ad esso. Qui, sotto le radici, è sepolta la prima dei Cavendish ad aver avuto il dono».
L'anziana cacciatrice mise la mano su quella di Lydia e le fece toccare di nuovo il tronco del salice.
«Lo senti? Lo spirito di Aibhill non ha mai abbandonato questa terra, è rimasto qui, intrappolato nell'albero. E ci protegge, tutti quanti. Lei vede ciò che sta per arrivare prima di noi e ci avverte in molti modi. Vedi quel ramo lassù?» indicò uno dei rami più in alto e afferrò la sua appendice con la mano libera per mostrargliela.
Era diverso, leggermente più secco e di colore rossastro, così come le foglie, che sembravano le uniche ad essere state colpite dall'autunno.
«Ha il colore del sangue, proprio come la prima volta».
Un brivido corse lungo la schiena di Lydia.
«Scusi se chiedo, non vorrei sembrare impertinente, ma chi è Aibhill?»
Estella chiuse gli occhi e strinse il ramo con entrambe le mani, come per trarne energia.
«Immagino che nessuno ti abbia mai spiegato l'origine delle Banshee, giusto? Come pensavo. Siedi ed ascolta attentamente ciò che sto per dirti».
Lydia ubbidì senza riuscire a distogliere lo sguardo da quello tagliente della cacciatrice. Una fredda brezza mosse i rami dell'albero e la fece rabbrividire.
«Si narra che l'Irlanda un tempo fosse abitata dalle fate e che i Celti abbiano conquistato quelle terre a loro discapito. I pochi superstiti furono costretti a vivere nascondendosi nei boschi e nelle foreste, e per vendicarsi uccidevano i figli dei Celti, traevano in inganno i viaggiatori con le loro magie e disturbavano i contadini nelle loro fattorie».
«Era una strana convivenza, ma avevano trovato un certo equilibrio con le loro piccole vendette.
Un giorno però accadde l'irreparabile. La figlia del capo del Piccolo Popolo, Aibhill, fu mandata a ingannare un giovane cavaliere celto, che tornava a casa dopo una lunga battaglia. Aibhill avrebbe dovuto indurlo a perdere il cammino e, invece, s'innamorò perdutamente di lui. All'inizio provò a nascondere i suoi sentimenti, incontrava infatti il ragazzo di nascosto nei boschi e nelle paludi. Un giorno però il loro segreto venne svelato e il padre, furioso, la rinchiuse dentro una gabbia di cristallo, constringendola ad assistere all'esecuzione del cavaliere».
«Aibhill era distrutta, piangeva e urlava senza sosta. Un giorno urlò così forte da rompere la sua gabbia, riuscendo così a liberarsi. Ormai però il suo amato era morto e lei era così inconsolabile da rasentare la pazzia. Gli occhi rossi e gonfi dal pianto, la pelle pallida e la voce resa rauca dalle urla, non era che l'ombra della splendida fata che era stata un tempo. Si diceva che avesse stretto un patto con la Morte per avere la sua vendetta. Venne perciò esiliata e da qui iniziò il suo peregrinare».
«Dopo un lungo vagare, la fata Aibhill lasciò l'Irlanda e giunse in Scozia. Triste, sola e disperata, sentì le voci di due giovani che si amavano dentro una grotta. Invidiosa e furente di fronte a quella felicità, decise di impadronirsi del corpo della ragazza e di fondersi con lei per farle provare la sua stessa sofferenza».
Lydia scattò in piedi con le lacrime agli occhi e una mano stretta sulla bocca.
«Quella giovane... la ragazza... era una Cavendish, non è vero?» chiese con voce tremante.
Estella non si scompose.
«Sì, esatto».
«Quindi ciò che lei chiama "dono" è in realtà il potere della Banshee? Ma come può esserlo? E la grotta, quella dove io e Jordan... dove noi...»
«Sì, è la stessa della leggenda. Adesso devi calmarti, respira e vieni dentro a bere una tazza di tè».

L'odore della Morte || Teen Wolf FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora