Capitolo XIII - Il clan Chevalier

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L'odore acre dei bassifondi di Londra gli penetrò nelle narici mentre si faceva strada assieme al fratello tra i vicoli tortuosi e luridi della città. Arrivarono di fronte a un grande edificio a più piani, appena rischiarato dalle poche lampade a gas accese nelle stanze dei piani alti.
«Ricordati che non possiamo fidarci di nessuno, quindi non abbassare mai la guardia» gli disse Mathieu, squadrando il palazzo fatiscente.
Jourdain annuì appena, mentre le viscere gli si torcevano in preda alla preoccupazione.
Avevano pagato tanto per quei documenti, ma gli Argent avrebbero raddoppiato o triplicato la cifra se solo li avessero scoperti. Da quando i Cavendish si erano dedicati anima e corpo alla caccia dei vampiri, era come se tutte le altre famiglie di cacciatori si fossero sentite in dovere di aumentare i loro sforzi, mettendo su una rete di collaborazioni a maglie così strette a cui era difficile sfuggire.
Un ragazzino fuligginoso li attendeva alla porta con in mano una lanterna, quando li vide fece loro segno di salire al terzo piano. Jourdain fiutò la sua paura, ma Mathieu non sembrava impressionato, per lui gli umani erano esseri di poco conto a cui non valeva la pena mostrare attenzione.
Gli scalini marci scricchiolarono al loro passaggio, ma il rumore era quasi coperto dalle urla e dalle discussioni delle numerose famiglie che abitavano nei vari appartamenti.
Trovarono la porta aperta e questo, per un momento, fece retrocedere persino Mathieu.
«Presto, entrate» disse loro una ragazza sulla soglia. Nonostante il buio e la luce alle sue spalle, Jourdain riuscì a scorgere i lineamenti delicati e gli occhi che, preoccupati, si muovevano frenetici sullo stretto corridoio dietro di loro.
Lui e il fratello si scambiarono uno sguardo e, quasi in contemporanea, si mossero verso di lei: non avevano scelta.
L'ambiente era illuminato da decine di candele, molte delle quali sciolte fin quasi alla base, la cui cera cadeva giù da mensole e ripiani di fortuna come lunghe stalattiti e si depositava a gocce sul pavimento lercio. La finestra che dava sulla strada era stata sbarrata con assi di fortuna, mentre gli unici mobili presenti erano un bitorzoluto letto matrimoniale, un tavolo rettangolare e qualche sedia spaiata. Diverse sembravano invece le condizioni dei suoi abitanti.
Quattro di loro, compresa la ragazza che li aveva invitati a entrare, erano smunti e pallidi, portavano sul viso i segni di una vita di stenti e brutture e stavano in piedi con spalle e testa abbassati, mentre gli altri tre, seduti al tavolo come se quello fosse un tribunale e loro due gli imputati, erano ben nutriti e puliti, i loro abiti non erano logori, ma anzi di foggia moderna e realizzati su misura.
«Che significa?» chiese Mathieu con tono aggressivo, mentre la ragazza chiudeva la porta.
«Sedetevi» ordinò con freddezza uno degli uomini al tavolo, indicando le ultime due sedie rimaste libere.
«Vogliamo sapere che cosa...» iniziò a dire Jourdain, ma gli altri due uomini tirarono fuori le pistole e le puntarono su di loro senza dire una parola.
«Non siete nella posizione di fare domande, ora prego, sedetevi» intervenne di nuovo il primo.
Jourdain fece il primo passo e si sedette, lasciando parecchio spazio tra lui e il tavolo. Mathieu invece restò in piedi, digrignando i denti in preda alla rabbia.
«Mat, fa come ti dice. Mat? Mathieu!» lo rimproverò e allora il fratello fece quanto gli era stato detto. Era superiore a lui nella scala gerarchica della famiglia, doveva obbedire perché era l'istinto a dirglielo e Jourdain ne fu sollevato.
«Bene, voi quattro tornatevene in strada e non fate avvicinare nessuno, alla fine avrete la vostra ricompensa» disse ai poveri proprietari di casa e loro si defilarono in religioso silenzio.
«In cosa consiste questa ricompensa?» chiese di getto Mathieu, guadagnandosi occhiate infastidite.
«Di tanto in tanto qualche sacrificio è necessario lungo il cammino per la sopravvivenza, anche lei signor Chevalier presto avrà modo di scoprirlo. Ma lasciate che mi presenti, sono Calum Cavendish».
Jourdain sentì il cuore in gola e gli venne voglia di vomitare.
«Cavendish come i cacciatori di vampiri?» chiese Mathieu senza timore, nonostante una delle pistole puntasse ancora al suo cuore.
«No, non "come", noi siamo proprio quei Cavendish» disse l'altro, lisciandosi la barba argentea con una certa soddisfazione. Gli altri due uomini ridacchiarono.
«Miei cari ragazzi, siete piuttosto lontani da casa e il vostro accento francese vi tradisce, dovreste imparare ad articolare meglio le nostre parole. Tuttavia, non sono qui per farvi una lezione di dizione, ma...»
«Basta girarci intorno, sappiamo chi siete e cosa farete» lo interruppe Jourdain, nonostante la gola secca.
Calum sorrise e strinse i piccoli occhi azzurri in un'espressione divertita, i gomiti sul tavolo e il mento poggiato sulle mani intrecciate.
«Davvero? E cosa si aspetta che faremo?»
«Ci consegnerete agli Argent» disse Mathieu.
«Potrei farlo, in effetti. Le nostre due famiglie stanno lavorando insieme già da qualche settimana con risultati davvero eccellenti, ma, che dire, voi siete stati baciati dalla fortuna» allargò le braccia per rafforzare l'idea di quella casualità.
«Vedete, a noi piace collaborare, ma non abbiamo siglato alcun accordo esclusivo, perciò nulla ci impedisce di stringere nuove alleanze, se così si può dire».
«Si può dire anche "fare il doppio gioco", mi corregga se sto sbagliando» disse Jourdain.
«No, non direi. Il mio intento non è danneggiare gli Argent, ma far finta di non vedere, lasciarmi sfuggire qualche topolino affinché vada a mangiare del formaggio guasto».
«E noi saremmo i topi?»
«Esatto. Ho fatto le mie ricerche, il clan Chevalier non si è mai macchiato di alcun crimine, siete una famiglia davvero tranquilla e avete sempre usato bene il vostro potere e la vostra influenza. È davvero un peccato che siate costretti a fuggire in una terra tanto lontana, ma il caso ha voluto che anche altre creature abbiano preso questa decisione. Creature maligne oltre ogni immaginazione, costrette a nutrirsi di brave persone per vivere».
«Vampiri» sibilò Mathieu accigliato.
Calum lisciò la barba e fece segno ai suoi subordinati di abbassare le pistole.
«Quello che vi propongo è un patto vantaggioso sia per me che per voi» disse poi e mise sul tavolo un sacchetto di velluto nero e una spessa busta di pergamena gialla. «Qui dentro ci sono tutti i documenti falsi e dei dollari americani, per affrontare le prime spese una volta giunti nel Nuovo Mondo. So che avete trovato un alloggio di fortuna vicino al porto di New York».
«Sì, è così».
«Ho già mandato comunicato al proprietario che avete cambiato idea...»
«Cosa?!» protestò Mathieu.
«...e provveduto a trovare una sistemazione più consona a voi e al vostro Alfa» continuò Calum, ignorandolo.
«Ora, avete una scelta da compiere: potete accettare le mie condizioni oppure morire e trascinare nel baratro tutta la vostra famiglia».
Gli occhi di Mathieu s'illuminarono di una minacciosa luce dorata, ma Jourdain gli mise una mano sul petto per indurlo a fermarsi, lo sguardo fisso su Calum.
«Non la chiamerei "scelta"».
«Anche la morte può esserlo, dipende dal valore che si vuole dare al proprio orgoglio. C'è da chiedersi, comunque, quanto sia importante l'orgoglio se confrontato con la vita dei nostri cari. Io, ad esempio, stasera sto mettendo da parte il mio per un bene superiore e spero che voi facciate altrettanto».
Jourdain sospirò, tormentato dal pensiero della moglie incinta, di sua madre e delle sue sorelle. Le loro vite dipendevano dalla risposta che avrebbe dato ai cacciatori di vampiri.
«Quali sono le condizioni?»
Calum sorrise e si sporse leggermente in avanti con fare confidenziale.
«Molto semplici a dire il vero. Sarete una ricca famiglia inglese giunta nel Nuovo Mondo per affari; vi stabilirete nella piccola Beacon Hills, dove si trovano le sorelle Hawthorne, le vampire che ci sono sfuggite, e le ucciderete. In cambio noi vi promettiamo di non rivelare agli Argent la vostra posizione».
«Come facciamo a sapere che manterrete la promessa?»
«Non potete» disse il più giovane dei due uomini accanto a Calum.
«Oh, via via, Eric! Certo che possono, noi siamo persone di parola» lo zittì l'anziano e poi fece scivolare i soldi e i documenti davanti ai due licantropi.
«Non mi sarei preso di certo tutto questo disturbo se avessi voluto uccidervi, non credete?»
Jourdain esitò, attento ad ascoltare il battito cardiaco di Calum, che non aveva mostrato segni di cedimento per tutto il tempo in cui aveva parlato.
«Va bene» disse infine, prendendo con sé la busta e il sacchetto di velluto. «Ma ci serviranno informazioni più dettagliate di così».
«Le avrete a tempo debito, ora andate miei cari Hale, avrete presto nostre notizie».
«Non posso credere che tu abbia accettato!» strillò Yvonne, gettando a caso della biancheria in un grosso baule.
«Che altro avrei potuto fare? Lasciare che ci consegnassero agli Argent? È stato un colpo di fortuna, molti altri clan sono stati fermati agli imbarchi proprio dai Cavendish e tu sai com'è andata a finire!» disse Jourdain, esasperato dalle discussioni.
Da quando erano tornati avevano dovuto affrontare le ire della madre, Clothilde, divenuta Alfa del clan Chevalier dopo l'assassinio del marito, e delle due sorelle maggiori, Thalie e Suzanne.
Non erano contente di quell'accordo, l'avevano definito un ignobile ricatto che li avrebbe portati comunque alla rovina.
«E credi che ci lasceranno in pace dopo? Non ti rendi conto che così sarete costretti ad obbedire ai loro ordini ogni volta che ve lo chiederanno? Sei proprio uno sciocco!» lo rimproverò la moglie.
«Abbassa la voce, gli altri ospiti della locanda potrebbero sentirci» sibilò lui tra i denti.
Yvonne girò attorno al letto e gli diede uno schiaffo in pieno viso.
«Che ci sentano allora, tanto siamo già tutti morti» disse con voce rotta dalle lacrime che stentava a trattenere.
Jourdain incassò, poi s'inginocchiò di fronte a lei, le sollevò la vestaglia fin sopra il piccolo pancino che cominciava a intravedersi e lo baciò con tenerezza. Yvonne gli mise una mano sul viso e una tra i capelli e si lasciò andare a un pianto silenzioso, gli occhi serrati e il volto arrossato dallo sforzo di mantenere il controllo.
«Noi non siamo... quel... quel genere di persone... noi non siamo... assassini» singhiozzò.
«No, non lo siamo, ma sappi che tutto quello che farò d'ora in avanti sarà solo per proteggere voi due, te lo prometto» le disse, poggiando l'orecchio nel punto il cui il battito del minuscolo cuore di suo figlio era più vicino.
Yvonne si chinò su di lui e lo abbracciò, stringendoselo al petto come se quella fosse l'ultima volta in cui avrebbe potuto farlo.

L'odore della Morte || Teen Wolf FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora