La mia intenzione era andare via. Allontanarmi da quell'uomo che in pochi passi era riuscito a raggiungermi, fermandosi ad un palmo dal mio corpo. Con la sua stazza mi sovrastava, avevo delle comode scarpe da ginnastica e dovetti alzare il collo al massimo per raggiungere i suo occhi. Quello che lessi mi lasciò perplessa, oltre ad una evidente sorpresa, in quel blu penetrante ci intravidi del rammarico e non riuscivo a darmi una spiegazione.
Non dovevo essere io quella rammaricata nei suoi confronti?"Cosa ci fai qui?" il tono della sua voce risultò aspro.
"Salve signor Chapman"la mia buona educazione ritornava sempre utile.
"Adesso siamo ritornati al signor Chapman"disse con voce amara.
"Non ricordo, siamo andati oltre?"
"Perché non hai risposto al mio biglietto?". Cosa diavolo significava? Altre parole che di sicuro non mi sarei aspettata di sentire.
"Cosa avrei dovuto rispondere" affermai aspra e facendo attenzione a non distogliere lo sguardo dai suoi occhi, che in quel momento erano in sfida con i miei.
"Non saprei, anche un signor Chapman io non voglio rivederla, sarebbe stato carino".
"Come pensa avrei potuto comunicare con lei, telepaticamente?"
"Che significa questo?" domandò inarcando le sopracciglia.
"Non ho un suo recapito, come pensava potessi risponderla?".
Un sorriso stranamente divertito si fece largo sulle labbra perfettamente disegnate di Alexander.
"Tu hai letto il biglietto ma non hai guardato sul retro del foglio, giusto?" Non riuscivo a capire dove voleva andare a parare.
"Ho passato questi giorni a cercare di darmi mille spiegazioni del perché tu non ti sia fatta sentire e il motivo è perché non hai visto il numero" sorrise passandosi una mano tra i capelli, in un gesto che trovai incredibilmente sensuale.
Quelle parole mi riempirono di energia positiva, in un attimo ritornai serena.
"Non so cosa rispondere..." dissi sincera, ero completamente senza parole.
Il suo sguardo puntato su di me si addolcì, mi fece intimidire come suo solito, tanto da farmi abbassare lo sguardo.
La sfida la vinse lui!"Alexander!" una voce alle sue spalle, richiamò l'attenzione.
Un uomo dall'area sorpresa ci guardava con un sorriso sornione, fermo all'entrata della caffetteria.
"Aspetto la tua risposta Cara". Pronunciò quelle parole, prima di avvicinarsi al mio viso e depositare un bacio sulla fronte.Rimasi ferma lì, sul marciapiede affollato, mentre guardavo Alexander raggiungere quell'uomo, con il suo portamento perfetto, tanto da non capire il motivo per cui portava con se il bastone.
Si salutarono con delle pacche virili sulle spalle, prima di scomparire all'interno della caffetteria.Mi incamminai verso il mio appartamento, ancora completamente incredula per quello che era appena accaduto.
Mai mi sarei aspettata di poterlo incontrare.Entrai nel palazzo di corsa, feci le scale due alla volta ed entrai nel mio appartamento. Come un uragano mi precipitai dritta nella mia stanza, aprii il cassetto della scrivania per tirare fuori il bigliettino, che avevo conservato con cura nel mio libro preferito, Jane Eyre.
Rilessi le sue parole e lo voltai. Finalmente vidi quel numero di cellulare. C'era davvero! Era stato sincero.
Avevo finalmente un modo per comunicare con Alexander, dovevo solo trovare il coraggio per farlo.La serata a lavoro passò velocemente, tra l'affollamento del venerdì sera e qualche chiacchiera tra donne con Sophia.
Tornai a casa stanca, ma con una strana forza interiore. Feci una doccia veloce, indossare il mio comodo pigiama composto da dei pantaloncini grigi troppo corti, che ricordavano il periodo della mia adolescenza, e un top lilla, che fino a qualche anno fa era di proprietà di Becca.
Ero stesa sul letto, sotto le lenzuola fresche di bucato con il cellulare stretto in una mano, pronta a mandare un messaggio ad Alexander.
Scrissi e cancellai minimo trenta versioni diverse, quando c'era una sola e semplice cosa da scrivere.
"Anche io voglio rivederti. Cara!" inviai quel messaggio senza pensarci ulteriormente e la risposta non si fece attendere.
"Aspettavo con ansia questo messaggio è non importa quanto tu ci abbia messo a farti sentire... l'importante è che l'hai fatto! Notte piccola"
Quasi come una ragazzina alle prime armi strinsi forte la coperta tra le dita, incredula e sognante.Affermare che la mattina seguente mi svegliai felice ma con un nodo enorme alla bocca dello stomaco è riduttivo.
Capii quanto poteva essere potente la nascita di un sentimento.Arrivai a lavoro in anticipo, speravo di poter parlare un po' con Sophia.
La trovai nello spogliatoi intenta a legare i capelli in una traccia perfetta.
"Cos'è quel sorriso?" Domandò mentre mi accomodai sulla panca.
"Devo raccontarti una cosa".
"Sono tutta orecchie" si accomodò di di fianco a me lasciando perdere la treccia.
Le raccontai tutto di Alexander, senza tralasciare nemmeno le mie emozioni, fino ad arrivare alla questione del biglietto.
"Tu dici di essere mia amica e mi nascondi tutto questo!" Mi diede un buffetto sulla spalla e si disegnò in volto un'espressione offesa.
Sapevo che scherzava, sorrisi e non ci badai più di tanto.
"Adesso Cara posso darti solo un consiglio" disse prima che uscissimo dagli spogliatoi per iniziare il turno.
"Vivitela. Smetti di autocommiserarti e viviti quest'uomo con tutta te stessa"
Durante la mia pausa di trenta minuti la prima cosa che feci fu controllare il cellulare e segnava un messaggio.
"Passo a prenderti a lavoro".
Il cuore cominciò a battere forte. Lavorai per il resto della serata con il pensiero fisso che di lì a poco lo avrei rivisto.
Alla fine del turno mi catapultai negli spogliatoi per togliermi quel minuscolo vestitino nero che usavamo come divisa, indossai i miei vestiti comodi, pettinai i capelli, spruzzai un po del profumo di Sophia e mi pizzica le guancie per darmi colore.
L'area di quella notte era particolarmente frizzante ma non appena i miei occhi lo videro, perfetto, nel suo abito di sartoria blu scuro, il mio corpo si impossessò di un improvviso calore.
Mi salutò da lontano, alzando la mano e risposi d'istinto con un timido sorriso.
"Salve Alexander".
"Ciao Cara".
Senza aggiungere altro lo seguii dall'altro lato dell'auto, dove da gentiluomo mi aprì lo sportello facendomi accomodare.
Appena mise in moto, mi resi conto che avrei dovuto dire qualcosa, una qualsiasi cosa per dimostrami più donna e mettere fine a quell'imbarazzo, ma la mia bocca non voleva saperne di aprirsi e proferire parola.
"Come è andata a lavoro?" Come avevo preannunciato fu lui a rompere il silenzio.
"Bene" mi limitai a rispondere. Avrei voluto dire altro, ma la sua presenza mi agitava.
"Anche la mia giornata di lavoro è andata bene" affermò come se stesse rispondendo ad una mia domanda, guardandomi con la coda dell'occhio e nascondendo un sorriso.
"Non sei di molte parole" continuò.
"È che con lei non riesco a sentirmi a mio agio" buttai fuori quelle parole di getto, affermando quello che provavo.
Con una manovra brusca e non prevedibile accostò l'auto, spense il motore e si voltò verso di me quasi fulminandomi .
"Non è certo quello che voglio trasmetterti Cara" poi continuò "Voglio che tu con me sia te stessa. Ho questa strana voglia di farti stare bene. Mi piace il tuo sorriso Cara e vorrei vederlo sempre".
Quelle parole mi spiazzarono completamente, ma quello che accadde dopo un secondo mi fece arrivare in orbita, mandandomi in tilt cervello e cuore.
Senza aspettare una risposta prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò. Fu casto e dolce.
"Cosa ne dici adesso di chiedermi di darti del tu" sussurrai sulle sue labbra. Sorrise sulla mia bocca e fino a quel momento non avevo mai provato una sensazione così bella.
"Credo tu abbia ragione. Hai il permesso di darmi del tu" disse divertito, facendo ridere anche me.
Contro la mia volontà si stacco da me, mettendo nuovamente in moto l'auto, pronto a riaccompagnarmi.
"Spero tu ti senta più a tuo agio adesso".
"Credo proprio di sì".
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In The Deep
Storie d'amoreQuando credi che la vita non abbia più niente in serbo per te, che valga la pena di essere vissuto... proprio in quel momento arriverà un uragano che travolgerá ogni tua certezza. Porterá con sé gioie e dolori, restituendoti il "senso della vita"...