Cosa diavolo mi aspettavo?
Cosa può significare un bacio?
Semplicemente niente.
Per una come me però contava molto, forse molto più di quello che era realmente.
Non ero certo una che baciava a destra e manca, e quel bacio con Alexander, per quanto casto, mi aveva lasciato un segno.
In qualche modo quel contatto aveva stabilito per me la sorte del mio cuore.
Ero distesa sul divano, alla ricerca disperata di una spiegazione, erano passati due giorni e ancora non si era fatto risentire.
Non che mi aspettassi una proposta di matrimonio, ma un messaggio di buongiorno il giorno seguente, si.
Tamburellavo le dita, ad un ritmo inventato, sul libro chiuso pogiato sul mio petto. Pensavo di leggere per rilassarmi ma non ero riuscita nemmeno ad aprirlo.
Due giorni in cui evitavo di rispondere Jack a telefono e pregavo che non venisse al club.
Ero in difficoltà e tutto per un semplice e innocuo bacio.Quella serata a lavoro trascorse tranquilla, almeno apparentemente, perché dentro ero agitata quanto un tornado. Guardavo l'entrata ogni dieci secondi con la speranza che apparisse Alexander.
Finii il turno e tornai a casa da sola, ormai la speranza di vederlo era morta.Feci le scale lentamente, ero troppo stanca per andare veloce e poi non c'era nessuno ad aspettarmi a casa. Non avevo motivo di accellerare il passo.
Gli occhi quasi mi uscironi fuori dalle orbite per la sorpresa di trovare, fuori alla porta del mio appartamento, un mazzo di fiori colorati.
Il cuore prese a battere più forte e mi precipitai a leggere il bigliettino.
Lo aprii lentamente e il moto di delusione che mi nacque vedendo chi era stato a spedirlo, mi fece sentire in un certo senso cattiva."Spero non abbia fatto qualcosa che ti ha ferita... spero risponderai al telefono e mi dia la possibilità di portati di nuovo a cena...
Jack"Misi i fiori in un vaso, mi gettai stanca sul divano e senza pensarci troppo tira fuori il cellulare dalla borsa e scrissi un messaggio.
"Scusa la scomparsa, ero impegnata con il lavoro... accetterei volentieri un tuo invito a cena"
Lo inviai a Jack senza rimuginarci e andai dritta in bagno per una doccia rilassante.
***
Il giorno seguente a lavoro fu uguale agli altri giorni, con l'unica eccezione che tra un minuto libero e una corsa nel magazzino, a prendere qualche bottiglia di vino, scambiavo messaggi con Jack. All'inizio mi sentivo a disagio, poi man mano che parlavamo, grazie alle sue battute, era riuscito a farmi sentire a mio agio.
Era fuori per lavoro, sarebbe tornato all'inizio della prossima settimana e anche se non morivo dalla voglia di saltargli addosso o comunque di vederlo, ero felice che qualcuno mi dedicasse del tempo.
Ero felice di aver trovato un amico come Jack, anche se ero consapevole che per lui non era lo stesso.
Alla fine del turno salutai Sophia e tornai a casa da sola, tutto era nella norma."Scusami".
Mi bloccai di colpo, presa da quel suono che avevo tanto desiderato risentire.
Alzai lo sguardo verso l'entrata del mio palazzo, dove mi aspettava, con una mano nella tasca dei jeans e l'altra poggiata sul suo fedele bastone (che reputavo inutile), Alexander in tutto il suo fascino.
Dio! quello sguardo era magnetico, fuoco che divampava.
"Scusami" ripeté guardandomi negli occhi.
"Non volevo scomparire. Ti ho pensata molto in questi giorni...". Lo bloccai subito.
"Non volevi scomparire, ma l'hai fatto" dissi cercando le chiavi nella borsa.
"Ho i miei buoni motivi. Vorrei poterti spiegare... ma non posso" pronunciò le ultime parole quasi affranto.
"Non ti ho chiesto nessuna spiegazione e pensandoci nemmeno me la devi" precisai dopo averci riflettuto.
"Adesso se vuoi scusarmi sono stanca!". Aprii il portone e senza guardarlo entrai, chiudendogli la porta in faccia.
Non poteva scomparire e riapparire quando voleva. Non era salutare per il mio cuore, che se avessi continuato a vederlo in quel modo avrebbe solo sofferto. Non saremmo mai arrivati a nulla, era palese.
Dovevo chiudere tutti i rapporti con quell'uomo, era pericoloso per una come me.Poco prima di mettermi a letto, controllai il cellulare, che segnava l'arrivo di un messaggio. Ero convita fosse Jack, mi sbagliavo.
"Io non mi arrendo" era Alexander.
Non si arrendeva. Risi mentalmente di quelle parole, si sarebbe arreso presto, ne ero convinta.
Se non l'avesse fatto di sua spontanea volontà, avrei trovato io la forza di allontanarlo da me.Il giorno seguente Alexander affermò le sue parole con i fatti.
Dalle otto del mattino il citofono cominciò a suonare ogni mezz'ora, decine di composizioni floreali, invadevano il mio appartamento. Non c'era un solo spazio vuoto, e dato che avevo solo tre vasi a disposizione, tra cui uno occupato dai fiori di Jack, avevo iniziato a metterli un po' ovunque. Avevo addirittura riempito il lavello della cucina con dell'acqua e ci avevo messo sei bouquet diversi.
Ero senza parole! Felice, con il cuore a mille ma anche preoccupata. Ogni bouquet era accompagnato da un bigliettino con su scritto "io non mi arrendo".
Andai a lavoro sorridendo e come potevo trattenermi, in fin dei conti stavo avendo la dimostrazione che avevo desiderato.
Quell'uomo stava facendo di tutto per farmi capire che era dispiaciuto e che mi voleva.
Forse mi sarei dovuta arrendere e dargli un'altra possibilità, ma c'era qualcosa dentro di me che mi spingeva a non fidarmi, come un vento forte che mi allontanava senza che io potessi far nulla.***
"Cara devo parlarti" disse Sophia preoccupata, durante la pausa, quella stessa sera a lavoro.
"Cosa è successo?" Mi allarmi immediatamente.
"Nulla di grave, almeno nell'ordinario, ma non so tu come la prenderai".
Iniziai inevitabilmente a preoccuparmi.
"Lavorerai solo quattro giorni a settimana" disse velocemente.
"Cosa??? Perché???" Domandai incredula.
"Cara vedi il lato positivo, avrai più tempo da dedicare a te stessa".
"È proprio questo il punto Sophia, io ho bisogno di tenermi impegnata. Il lavoro è la mia terapia!" Come diavolo avrei fatto, mi domandai.
Avevo bisogno di lavorare per non pensare, avevo bisogno di distrazioni per allontanare il dolore.
"Devi fare qualcosa Sophia, non possono diminuirmi i turni all'improvviso".
"Possono e l'hanno fatto. Dalla prossima settimana lavorerai dal mercoledì al sabato".
Cazzo!
"Assurdo, non posso crederci" mormoro a me stessa.
"Cara devi smetterla di aggrapparti a questo cazzo di club. È più di un anno che lavori senza sosta, devi imparare a metabolizzare il dolore da sola e non con l'aiuto di questo stupido lavoro". Sapevo che aveva ragione, ma ero anche consapevole che il tempo passato al club, almeno fino a quel momento, era stato come la mia seduta dal psicologo giornaliera.
I soldi non mi mancavano, l'assicurazione aveva sborsato un bel po' per l'incidente dei miei e in più uno di quei benefattori anonimi pagava la retta annua della clinica per mia madre, che era salatissima.
Non era di certo un problema economico il mio, era più che altro una questione mentale. Mi ero convinta che tenermi impegnata fino allo sfinimento mi avrebbe aiutato a dimenticare, o almeno ad alleviare il dolore. Sapevo che era impossibile, ma mi faceva comodo prendermi in giro da sola, dandomi quella falsa speranza.***
Ero a casa, distesa sul divano, avevo appena fatto la doccia e indossavo ancora il mio accappatoio rosa.
Alexander mi aveva seguito con l'auto dal club fin sotto il palazzo, io non avevo accettato il suo passaggio e non gli avevo detto nemmeno una parola di ringraziamento per i fiori.
La mia testa era fissa sul pensiero che non avrei più avuto gli stessi turni a lavoro, ed ero preoccupata.Non so se fu il bicchiere di vino bevuto tutto d'un fiato a darmi coraggio, ma presi il cellulare e digitai un messaggio per Alexander
"Mi dispiace esser stata stronza prima... Avrei dovuto ringraziarti per i fiori... Grazie!"
Mi stesi sul divano, guardando il soffitto. Il cellulare squillò dopo pochi secondi tra le mie mani.
"Puoi ancora farlo di persona se vuoi... Sono vicino casa tua"
Tremai nel leggere quelle parole. Volevo vederlo? Assolutamente si!
"Il codice del portone è 0056, terzo piano. Seconda porta sulla sinistra"
Avevo appena invitato un uomo nel mio appartamento. E non un uomo qualsiasi, ma quello che il mio corpo bramava e il cuore desiderava.
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SPERO TANTO CHE LA MIA STORIA VI STIA PIACENDO!! ❤
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In The Deep
RomanceQuando credi che la vita non abbia più niente in serbo per te, che valga la pena di essere vissuto... proprio in quel momento arriverà un uragano che travolgerá ogni tua certezza. Porterá con sé gioie e dolori, restituendoti il "senso della vita"...