III: La cura pt. 1

264 24 28
                                    

Ieri mattina sono stato svegliato da due infermiere che mi hanno portato in infermeria e fatto mettere in mutande. C'era un'intera fila di pazienti, per lo più ragazzi come me, spogliati e in attesa di sedersi alla scrivania del Dottore e avere un breve colloquio con lui, per poi prendere la medicina necessaria al trattamento.

La medicina mi faceva sentire strano: era come se avessi un vortice nell'addome. Non riuscivo bene a focalizzare, non avevo mai provato una cosa del genere. Man mano che attraversavamo il corridoio, il mio stato si faceva più confuso; arrivati nell'aula multimediale, sentivo il bisogno di urlare tranquillo e piangere per la noia. Non so in che altro modo spiegarmi.

L'aula multimediale aveva diverse file di sedie nere con una imbracatura forma di X, davanti alle quali stava un piccolo palco e alla parete un telo per le proiezioni. In alto agli angoli della stanza c'erano grandi casse nere.

Le infermiere ci hanno accompagnato gentilmente uno ad uno e agganciati alla sedia, gambe e braccia libere. Alla ragazza che mi ha fatto accomodare, dopo avermi assicurato al sedile, ho detto come mi sentivo: mi ha risposto che era tutto normale, che era semplicemente l'effetto del farmaco. Poi sorridendo mi ha augurato buona visione. Sinceramente la storia del farmaco mi lascia un po' inquieto████████████████████████

████████████████fa̶r̶e̶ ̶l̶a̶ ̶t̶e̶r̶a̶p̶i̶a̶ ̶d̶e̶v̶i̶ ̶p̶███̶d̶e̶r̶e̶ ̶q̶u̶e̶s̶t̶e̶.̶ ̶G̶u̶a̶r̶d̶a̶ ̶c̶o̶m̶e̶ ̶s̶o̶n̶o̶ ̶b̶e̶l̶l̶e̶ ̶c̶o̶l̶o̶r̶a̶t̶e̶,̶ ̶c̶om̶██ar̶c̶o̶b̶a̶l̶e̶n̶o̶.̶ ̶C̶o̶m̶e̶ ̶v̶e̶d̶i̶,̶ ̶q̶u̶████n̶t̶r̶o̶ ̶c̶'̶è̶ ̶l̶o̶ ̶s̶t̶e̶s̶████r̶m̶a̶c̶o̶.̶ ̶I̶n̶ ̶f̶o̶r̶m̶a̶ ̶l̶i̶q̶u̶i̶d̶a̶,̶ ̶o̶v̶v̶i̶a̶m̶e̶n̶t̶e̶.̶ ̶ ̶S̶m̶e̶t̶t̶i̶l̶a̶ ̶d̶i̶ ̶f̶a̶r̶e̶ ̶i̶ ̶c̶a̶p̶r̶i̶c̶̶████̶u̶n̶ ̶b̶a̶m̶b̶i̶n̶o̶ ̶e̶ ̶s̶a̶p̶p̶i̶ ̶c̶h̶e̶ ̶s̶e no̶n̶ ̶p̶r̶e̶███████e̶s̶t̶e̶ ̶d̶i̶ ̶t̶u̶a̶ ̶s̶p̶o̶n̶t̶████████lo̶n̶t̶à̶,̶ ̶p̶o̶s̶s̶i̶a̶m̶o̶ ̶s̶u̶bi█████e̶n̶e̶r̶e̶ ̶d̶a̶i̶ ̶t̶u̶o̶i̶ ̶g̶e̶n̶i̶t̶o̶r̶i̶ ̶i̶l̶ ̶c̶o̶n̶s̶e̶n̶s̶o̶ ̶a̶d̶ ̶i̶n̶i̶e̶t̶t̶a̶r̶t̶i̶ ̶q̶u̶e̶s̶t̶a̶.̶ ̶N̶e̶l̶████̶.̶ ̶E̶ ̶f̶a̶ ̶m̶o̶l̶t̶o̶ ̶m̶a̶l̶e̶.̶" █Dottore██████████████████████████████████████████████████████████████████████████████████████████anche se qui comunque vengo trattato bene e nessuno mi obbliga a fare nulla. Anzi sono grato al Dottore e a tutto lo staff sanitario per l'impegno che mettono nell'occuparsi del mio caso.

Le luci nella sala si sono spente e il proiettore ha mostrato sul telo uno schermo blu con la scritta NO SIGNAL per qualche secondo. Poi un gruppo di poliziotti stava massacrando un tizio nel corridoio di un carcere. Lo riempivano di manganellate e calci mentre lui cercava di pararsi con le braccia piegate in avanti e oscillava a destra e sinistra. Uno dei poliziotti ha calpestato con forza le parti basse del tipo, facendogli uscire un alto urlo lamentoso. In quel momento ho sentito una curiosa vertigine nella pancia, una sensazione di eccitazione che ha cominciato a crescere, a diffondersi velocemente nel corpo, mentre gli agenti ci davano giù sempre più pesanti e le casse in alto facevano rimbombare il rumore dei manganelli sulle ossa e le urla del tale che piangeva e gridava basta, assieme a quella musica che sparano gli elicotteri a tutto volume in Apocalypse Now. La scossa mi attraversava completamente e facevo fatica a respirare. Ma non era una brutta situazione: annegavo contento, in un certo senso.

La pressione sul petto cresceva, sullo schermo continuava il pestaggio e il sangue schizzava da tutte le parti, davanti agli occhi mi apparivano delle scintille argentate e avevo l'impressione di star respirando fuoco. Poi una manganellata gli ha spaccato la fronte e sono esploso in un urlo di liberazione. Tutta l'aria che avevo compressa nello stomaco e nei polmoni è uscita fuori di botto: la voce mi si è fatta gutturale e mi sono raschiato la gola fino a sentire le corde vocali che si scorticavano. A quel punto non so più cosa sia successo e ho cominciato a spingermi e tirarmi in tutte le direzioni, tanto che se non ci fossero state le cinture di sicurezza non so che avrei fatto, forse avrei corso per la stanza o magari aggredito gli altri. Gli altri si comportavano proprio come me: li ho notati agitarsi finché non sono stato come ipnotizzato dal filmato che andava avanti e avanti. In pochi secondi la stanza si è riempita delle nostre urla di euforia. Crescevano fino a che non sono diventate un muro di suono compatto e potentissimo. Le manganellate e i calci continuavano, sull'addome, sulle gambe, in faccia, mentre il cuore mi faceva male in petto. Eppure continuavo ad urlare. Urlavo e mi sentivo vivo.

Chi è la Polizia del Cervello?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora