X: Il muro di mattoni è stato tinteggiato coi colori dell'arcobaleno.

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Il muro di mattoni è stato tinteggiato coi colori dell'arcobaleno. L'uomo osserva le strisce gialle e rosse e viola e verdi che costeggiano la strada, interrotte ogni due, tre metri da scritte nere:

LA FORZA ATTRAVERSO LA GIOIA

MALE NON FARE PAURA NON AVERE

PERCHÈ NOI VALIAMO

TUTTO CONTA IN GRANDI QUANTITÀ

NON SMETTERE MAI DI SOGNARE

#ESCILE

#YOLO

Il giovane si gira ad ammirarle una ad una come gli passano accanto. Mantiene un'espressione di sazietà placida, con un sorriso accennato sul doppio mento florido.

Delle urla di disperazione lo inducono ad aguzzare la vista davanti a sé con aria interrogativa. Un capannello di persone si è formato a pochi metri da lui, nel punto in cui il marciapiede curva verso l'interno del quartiere i cui grigi palazzoni svettano dietro la cortina del muro colorato, sotto un cielo otturato da un tappeto di nuvole cineree.

L'uomo affretta il passo, lo sguardo incuriosito e il ventre pingue che ballonzola sotto la camicia arancione, e rallenta una volta arrivato in prossimità del gruppetto di individui dalle giacche variopinte. Le urla provengono dal punto centrale di quell'assembramento. Il giovane si avvicina ad una ragazza dai capelli blu cotonati e giubbetto di pelle magenta aperto su una maglietta verde pisello. Ha in mano uno smartphone, sta cercando un'app sul menù che ha come sfondo la foto di lei con una capigliatura fucsia mentre sorride abbracciata ad un pastore tedesco. Seleziona la fotocamera.

Davanti alla folla, una guardia vestita di nero sta manganellando un uomo barbuto e sciatto, riverso a faccia in giù con un braccio sotto il volto e uno piegato sulla testa per parare i colpi. È lui che sta urlando e implorando di essere aiutato. Un'altra guardia ha tra le braccia un bastardino dal pelo marrone arruffato e sporco. Attraversa il gruppo di astanti e tra gli applausi va verso una volante nera ferma a pochi metri, quasi al centro della strada che porta alla grande cancellata,  aperta e bruna di ruggine, che interrompe la continuità del muro e dà sugli edifici spogli e ammassati del quartiere. Un'altra guardia sbuca tra la gente applaudente, fotografante e filmante. Tira fuori un lungo randello e prende a colpire l'uomo sui calzoni di fustagno marroni e il cappotto cencioso dello stesso colore e il polso nero e viola che schermisce la testa incanutita e quasi glabra. Il rumore delle mazzate è ottuso, con un'eco di cose dure e morbide che si infrangono. La gente tutta attorno continua a fotografare e filmare, i più vicini alla scena si scattano dei selfie col pestaggio come sfondo. Il giovane osserva con la stessa aria tiepidamente compiaciuta di prima, poi infila la mano nella tasca dei pantaloni color asparago e ne trae un sottile telefonino. Mentre lo alza di fronte a sé, una randellata sulle gambe fa un suono spiaccicato e croccante di frantumazione: il tipo lancia un ululato a cui i presenti rispondono con applausi, fischi, versi di imitazione. Il giovane uomo continua ad osservare. A un colpo sulla mano seguono un altro crac! fortissimo e un urlo straziante del tizio. D'improvviso, una delle guardie cala una mazzata violenta sulla nuca dell'uomo. Quello smette di muoversi e lamentarsi. Dopo un secondo di silenzio, la folla, ingranditasi nel frattempo, scoppia in applausi e boati di approvazione. La guardia che ha dato il colpo di grazia raccoglie un rettangolo di cartone dal marciapiede, accanto al corpo del tizio, e lo getta in avanti con forza, facendolo roteare in aria. Le guardie si dirigono verso la volante e la folla si smembra rapidamente. Camminando, il giovane ritrova in terra il pezzo lanciato. Sopra c'è scritto a pennarello nero ABBIAMO FAME, PER FAVORE.

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