VII: Nel buio (la cura pt. 5)

128 19 8
                                    

La faccia si è distinta come una palla bianchissima sopra la sagoma grigia. Sentivo un senso di repulsione e la pelle mi diventava elettrica: avvertivo i peli che si rizzavano. Una parte di me sapeva che si stava avvicinando il pericolo, il male, come se quella figura smilza e colla faccia pallida fosse una mia vecchia conoscenza. L'essere procedeva verso di me e ho cominciato a distinguere i connotati: gli occhi erano due palle appiccicate sulla parte alta del volto; la bocca sembrava un enorme segno rosso calcato nella carne bianca e lucida come un pezzo di gomma. Ad ogni passo verso di me (ma dov'era il mio corpo, in quel buio?) si scorgevano dei grumi filamentosi che gli attraversavano il volto: cicatrici che apparivano sempre più spesse e numerose. La nausea mi avvelenava lo stomaco e la gola; messo al contrario con la maschera addosso, la poca aria che riuscivo a tirare diminuiva ad ogni respiro.

Era a due passi dalla mia faccia. Fermo. Indossava una felpa grigia tutta sozza e logorata col cappuccio tirato su che lasciava spuntare ciocche di capelli neri. Aveva un coagulo di cicatrici bianche e rosee, piccole e grandi, che si mischiavano sul punto sopra la bocca, dove in un uomo normale c'è il naso. La bocca era davvero tagliata dentro la faccia: un grosso squarcio poco sopra il mento con le estremità quasi al centro delle guance, la labbra che sembravano i lembi insanguinati di carne viva di una ferita; le teneva sollevate quanto bastava per scoprire quattro denti marci e deformati, mentre tirava su e giù il fiato con fischi brevi e aggressivi assieme a quei due buchetti obliqui che erano il suo naso. Non aveva le palpebre: gli occhi erano semplicemente infilati nelle orbite, sembrava che con una piccola spinta in avanti gli potessero pure cascare via. Iridi e pupille erano un solo cerchio rosso, al centro di cornee bianchissime senza capillari. Continuavano a fissarmi con una luce mostruosa: avvertivo i suoi desideri, mi toccavano dentro.

Ha inarcato leggermente le labbra in un sorriso viscido e ha iniziato a parlare.

Ancora adesso la sua voce mi fa scorrere un brivido insopportabile su per la schiena. Mi sembra di avercela ancora nelle orecchie, con tutto il fiato di marcio e alcol fermentato.

Era nasale e grattata, come se avesse le corde vocali danneggiate. Parlava lento rigirandosi le parole in bocca con gusto. Diceva frasi brevi e ogni volta riprendeva fiato con un sibilo schifoso. E ogni volta che prendeva fiato io mi sentivo sempre più soffocare, finché ad un certo punto semplicemente non respiravo più. Cercavo di inspirare ma l'aria non entrava.

Non era solo la sua voce, ma anche quello che diceva a bloccarmi il fiato.

Mi ricordo le parole esatte, il tono pervertito con cui le pronunciava mi si è inciso nel cervello.

"Una di queste notti, ti entrerò in casa. Non te ne accorgerai neanche e non farai in tempo a fermarmi. Ti entrerò in casa mentre sei solo con quella troietta della tua ragazza."

Era immobile ma lo sentivo più vicino ad ogni parola, mi arrivava addosso il fiato schifoso e il calore sporco che emanava dal corpo. Non sentivo più il contatto con il lettino ma non potevo muovermi: era come se la stanza non esistesse più e io non avessi un corpo e lui fosse l'unico ad esserci lì davvero, concreto e pericoloso.

Si è passato la lingua grigiastra sulle labbra e tra i moncherini carbonizzati dei suoi denti, facendo un risucchio vischioso.

"Ti entrerò in casa e mi sbatterò la tua ragazza davanti ai tuoi occhi."

Ho iniziato a soffocare.

"Me la farò e poi la sgozzerò come un animale, mentre tu starai a guardare zitto e rassegnato."

Mi sono sentito artigliare l'anima. La testa mi esplodeva, il vomito si spostava in alto e non riuscivo a capire com'era possibile: non stavo legato sottosopra? Ma allora da qualche parte in quel buio c'era il mio corpo! Ma allora Io stavo lì in piedi in quello spazio nero indefinito senza potermi muovere, mentre quel mostro con gli occhi banchi e rossi e la faccia cadaverica maciullata di cicatrici era libero di fare ciò che voleva... e mi sembrava che mi venisse sempre più vicino: le due piccole narici oblique si aprivano e chiudevano sibilando e quasi mi pareva di poter toccare il tessuto gonfio dei tagli sul viso.

Chi è la Polizia del Cervello?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora