Lettera n°4

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Giovedì 12 Febbraio


Caro Edward,

Quanto a ciò che hai detto, riguardo al pianoforte, son certo che una volta che avrai ripreso velocità, suonerai anche meglio di prima.

Immagino che bel pianoforte, con i suoi tasti bianchi e neri: come hai potuto tralasciarlo?

Se ne possedessi uno, lo suonerei imperterrito tutto il giorno; ancora e ancora e ancora, fino a farmi odiare dall'intero vicinato.

Immagino anche quanto tu sia bravo! Insomma, per quanto non t'abbia mai sentito (ma mi piacerebbe potere) ho questo presentimento... capisci?

Quanto amo la musica! Continuo ad ascoltare quel vinile, ogni volta che ne ho possibilità. Vorrei possederne degli altri, sarebbe davvero fantastico.

Ho potuto perfezionare il testo che avevamo, diciamo, duettato, tra le altre cose.

Sì, ora che non lavoro ho un sacco di tempo libero.

Lo so, dovrei trovarmi un lavoro. Ma francamente, in questo momento, non ho voglia.

Ho voglia di girare, viaggiare, scoprire!

E non di servire dei fastidiosissimi uomini di mezza età che sanno solo lamentarsi, o vantarsi di quanto son ricchi o qualsiasi altra ragione da cui possano trarre vanto (questa affermazione è così da te...), non ho forse ragione?

Finché ho un tetto e del cibo, non vedo problema: non ho nessuno da sostanziare tranne che me e riesco a farmi bastare ciò che posseggo (la natura mi ha dotato di una grande ingordigia ma piccola fame, per mia fortuna).

E in qualunque momento io voglia, un lavoro me lo trovo. Sono certo di questo.

È così strano non darti del lei... Davvero, mi son dovuto correggere almeno 10 volte dall'inizio della lettera, e questa che stai leggendo è una bella copia!

Ad ogni modo, come ho già accennato in questo periodo sono spesso in giro.

Ebbene, mi son reso conto che ciò che ci è accaduto non è nulla per nessuno, eccetto che per noi.

Mi spiego meglio: alla gente non importa un accidente.

Gli unici a sapere ciò che è successo siamo noi, i miei capi (che fortuna) è qualche megera annoiata e dalla bocca larga.

Il punto è, che se volessimo, potremmo vederci quando vogliamo.

Forse non è il caso di fare una cosa eclatante come ballare insieme, certo, ma una passeggiata magari poco fuori città non ce la proibisce nessuno!

O addirittura potremmo andare in un locale di cui conosco bene i proprietari: il .

In entrambi i casi, fammi sapere.

Ho rivisto Frank e Arthur, non so se li ricordi: i miei colleghi al Bar. Mi raccontavano del locale e quasi m'è presa la nostalgia.

Non che ci sia molto per cui essere nostalgico: dovrebbe forse mancarmi l'orribile bancone verde tutto strisciato che mi toccava pulire ogni giorno e su cui le macchie non solo non si mimetizzavano, ma addirittura si esaltavano? O le candele sparse in giro che di tanto in tanto davano fuoco all'orribile parrucchino di un cliente? O i rimproveri perché "la sciarpa non fa parte della divisa (!!!)"? Io non direi.

L'unica cosa piacevole erano le tue sporadiche visite.

Spero di non essere maleducato, ma le sue figuracce erano a dir poco esilaranti: nel caso si stufasse di fare l'avvocato, prenda in considerazione l'idea di fare il comico, la prego.

Penso di non avere altro da dire...

Questa lettera è un po' scarna, lo so, e mi dispiace.

Cercherò di essere più dispersivo la prossima volta, prometto.

Con affetto

George Jackson


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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 03, 2015 ⏰

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