Lettera n°1

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Mercoledì 4 Febbraio


Caro George,

Come stai? Spero bene.

Ti scrivo perché ne sarei dispiaciuto se quel germoglio d'amicizia che stavamo coltivando venisse distrutto, e perché credo che, se continuassimo a tenerci in contatto, questo germoglio potrebbe diventare un bellissimo fiore.

Sì, perché dimmi, non sarebbe uno spreco buttare ciò a cui stavamo dando fondamento a causa degli – infondati – pettegolezzi di qualche insulsa malalingua? Secondo me molto, ed ecco perché sono qua a scriverti.

Ora, cercherò d'andare diretto al punto di questa lettera: t'andrebbe d'intrattenere una corrispondenza epistolare con me?

Domanda inutile? Può darsi, dato che se risponderai la risposta sarà affermativa, se no sarà negativa.

Ad ogni modo, suppongo questo sia un modo come un altro per dare una ragione ad una possibile risposta che spero moltissimo arrivi in un futuro più che pStevensonimo.

Bene, ora che l'importante è stato detto – e che non mi sono affatto attenuto alla struttura gerarchica dei testi secondo cui il fulcro si deve trovare alla fine per trattenere acceso l'interesse del lettore – posso tranquillamente dialogare del più e del meno senza temere di disturbarti: se non vuoi leggere qualche mio vaneggio gratuito puoi benissimo smettere qua, e scrivere (o non) la tua risposta.

Penso che ciò che è successo sia davvero sbagliato, e non perché è accaduto direttamente a me – a noi – ma perché al giorno d'oggi son più credibili miserabili bugie uscite dalla bocca di esterni che sincere realtà dette dai diretti interessati.

Una menzogna comunemente accettata diventa una verità. Non è assurdo?

Quantomeno in cuor nostro sapremo sempre cosa è vero e cosa no, e questa cosa non ce la potrà mai togliere nessuno.

È davvero, davvero un peccato, comunque, ciò che è successo. Mi sarebbe piaciuto ballare ancora un po', o semplicemente dialogare.

Avrei potuto portare altri dischi, musiche d'ogni genere ed origine, magari saremmo potuti andare ad un concerto assieme.

Wilhelm Furtwängler sarà qui a Londra il mese prossimo: saremmo potuti andarci.

Immagino sia giunto il momento di concludere,

Edward Boyd Hall

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