Colazione di french toast, tè ed imbarazzo

2 0 0
                                    


Capitolo 5

Colazione di french toast, tè ed imbarazzo


Mi incamminai presto quella mattina, per andare al bar. Più presto del solito, quantomeno.

Non era però nei piani questa uscita così mattiniera: mi ero svegliato tanto presto, infatti, perchè temevo che sarebbe stata una dura impresa trovare la sorpresa silenziosamente promessa.

Quel libro che mi era piaciuto tanto - tanto da meritare il titolo de "il mio libro preferito" - era perfetto per chiunque: lo stile semplice, ma senza scarsità di bellissimi dettagli che ti trascinano dentro la storia.

La trama apparentemente così comune ma che diventava quasi magica, oltreché unica...

Sì. A chiunque sarebbe piaciuto, anche perché chiunque l'avrebbe compreso.

Sapevo che si trovava in soffitta, perché erano ormai anni che non lo leggevo, e dovevo solo scoprire se fosse stato mangiato dalle incrinate e umide assi di legno del pavimento, dalla polvere e dai topi o meno.

Era spettrale quel luogo.

L'aria era satura di umidità, sporcizia e ricordi dolorosi a cui non dovevo pensare.

O meglio, non volevo pensare.

Sì, dovevo sorridere.

Perché era un nuovo giorno, e poco importava di quello che era successo nel passato.

Beh, non fu complessa la mia ricerca: il libro infatti giaceva sopra ad una pila di altri tomi.

Vecchi libri di studio, impolverati ed ingialliti dalla luce flebile e dalla grande umidità che vigeva in quel luogo.

Si trovava lì da tempo, pareva: non solo la mia memoria collocava i ricordi a questo relativi ad un punto distante nel tempo, ma anche il tagliabile strato di polvere che lo copriva come una coperta di calda lana ne era prova.

Ma tornando al punto del discorso: era presto quando uscii, e fuori la città era desertica.

Il freddo era minore rispetto alla mattina precedente, ma pur sempre fastidioso.

Le mani, seppur protette dai guanti di pelle nera, gelavano nelle tasche della giacca, e la sensibilità alle punte delle orecchie l'avevo già persa da un po'.

Decisi, nonostante tutto, di girovagare per la città un po', prima di raggiungere il locale: avrei utilizzato il tragitto lungo.

Mi incamminai quindi lungo il Battersea.

Amavo quel parco.

La luce flebile del Sole ancora distante era filtrata dalle foglie di un piccolo albero, e si rifletteva gialla sul rovinato terriccio.

Quelle rare foglie, sopravvissute stranamente alle intemperie della stagione passata e di quella in corso, rimanevano ancorate ai rami, ancora troppo giovani per finire la loro breve vita e decise a vedere il mondo ancora per un po'.

Northern DownpourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora