Cap 4 - Anime intrecciate

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Iniziai a correre scendendo la montagna, ma sentivo che qualcosa non andava per il verso giusto, qualcosa era cambiato.


Ero lì, ero all'uscita da scuola, pioveva ed era pieno inverno, gli alberi erano già spogli e il cielo era plumbeo, e io indossavo un paio di stivali color grigio, un jeans blu scuro e una maglietta a maniche corte color nero.

Le lezioni erano finite e tutti erano appena usciti, i miei amici mi salutavano e mi chiedevano, con stupore, da dove venisse tutta quella forza da poter abbattere un cancello in ferro.

Poi arrivò lei a pochi metri da me e mi lanciò uno sguardo di stupore, così mi avvicinai a lei e mi disse - Lour mi dispiace, non ho saputo gestire la situazione, scusami. In realtà mi sono innamorata di te! - Presa dall'emozione.

Innamorata di me?! Allora le mie supposizioni erano vere! Si era fatta trasportare dalle parole delle sue amiche. In realtà mi importava ben poco e in quel momento tutto cambiò , gli risposi con un tono sarcastico -si certo come no, Julia ! Mi dovevi far attendere così tanto? Ora vieni con me. - Avevo litigato con il mondo intero per avere il suo cuore, ma non mi importava perché era finalmente mia.

Senza pensarci nemmeno la mia mano aveva già stretto la sua, e così la portai nel posto dove ci eravamo scambiati il nostro primo bacio. I suoi occhi brillavano di gioia e le dissi - Julia, mi hai reso schiavo della tua bellezza, mi hai fatto prigioniero del tuo amore. Ti amo - mi strinse forte e con voce tremante ricambiò, poi torno a casa sua, quasi imbarazzata.

Sapete, a volte non sono il massimo dell'intelligenza, lei doveva pur tornare a casa! Io dove sarei potuto andare dopo aver disubbidito a mio padre?

Fortunatamente il mio amico mi ospitò per una notte.

Ero nella stanza assieme al mio amico, mentre parlavamo eravamo stati interrotti da una strana luce che proveniva dalle montagne del mio regno. Iniziò a piovere. Un fulmine aveva attirato la mia attenzione cadendo dietro la casa del mio amico e, preoccupati ci eravamo subito riuniti tutti in cucina con la sua famiglia. Eravamo stati per quasi mezz'ora in quella cucina quando smise di piovere quando a un tratto il silenzio fu interrotto da dei passi che provenivano da fuori, passi di una persona.

Il padre del mio amico, uscì fuori per andare a controllare. Per qualche secondo vi fu uno strano silenzio, e poi un urlo - dentro! Chiudetevi dentro e non uscite per nessuna ragione al mondo. -

Non vi fu nemmeno il tempo di poter chiedere cosa stava succedendo che la porta di casa fu buttata giù dal corpo ormai inerme del padre del mio amico.

Eravamo sotto stato di shock, il suo sguardo era quello di un uomo che ha visto la propria morte in faccia, gli occhi erano sbarrati e la bocca completamente aperta. Lo stomaco era stato perforato da un corpo affilato. La moglie perse i sensi e la bambina, la più piccola, iniziò a piangere, mentre il mio amico stringeva sua sorella e si inginocchiò vicino al corpo del padre appena assassinato.

Al posto della porta vi era una creatura mostruosa, alta quasi due metri e robusto, con le palpebre cucite, la forma del cranio era più grande di quella di un uomo adulto, aveva un braccio mutilato ed era completamente nudo e pieno di cicatrici e puzzava di morte.

Riusciva a sentirci dai nostri odori e rumori, così gridai - come è possibile che sei scappata? Il regno dei demoni è stato chiuso anni fa dal vecchio Heme, È me che stai cercando? Forza vieni a prendermi! - per attirare la sua attenzione. Lui era lì per me, e non si sarebbe fermato di fronte a niente. Attirai la strana creatura in una fabbrica abbandonata. Eravamo all'ultimo piano dell'edificio e mi trovavo con le spalle al muro, dietro di me mi aspettava una caduta di oltre dieci metri e l'orribile creatura si avvicinava a piccoli passi goffi verso me. Avevo solo una scelta, affrontare la creatura. In quel preciso momento l'adrenalina nel mio corpo prese il sopravvento. Mi scagliai verso la creatura e la sollevai e la scaraventai per terra. I miei pugni erano come cannoni che colpivano il suo viso deforme. Le mani mi si sporcarono di sangue. Iniziai ad urlare senza smettere di scagliare i pugni, la creatura giaceva ormai inerme sotto di me, mi guardai le mani e dissi tra me e me "è questo ciò che sono realmente? Una macchina per uccidere?" mi alzai.

Con la mano sinistra mi poggiai su una trave di ferro e urlai alla luna. Volevo solo che quel periodo passasse per tornare a ridere, scherzare e giocare come una volta. ma il tempo, seppur fa male è giusto che  segua il suo corso. Improvvisamente sentì in lontananza delle sirene, quindi me ne andai approfittando della notte .

Il giorno seguente stavo aspettando Julia all'uscita da scuola. Mi avvicinai e le dissi -Allora, dove andiamo oggi? Con questo freddo e con il clima delle feste Natalizie io opterei per la montagna, tu che ne dici? - Lei, con espressione felice, mi rispose - ovunque, non mi importa dove andare, mi interessa solo stare insieme te.-

Era quello che volevo sentire, ma prestate attenzione a queste ultime sue parole.

Gli dissi io -va bene, allora vieni con me. Ti porto in un posto fantastico. avvisa i tuoi genitori che andiamo. -




Lour: Il cuore di cristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora