TERZA PARTE

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Tutto cominciò a vorticare velocemente e il ricordò cambiò. Si trovava sempre nello stesso atrio, ma questa volta era appena l'alba. La luce aranciata del sole penetrava nelle finestre, riflettendosi sul pavimento di marmo, che conferiva alla sala un certo alone dorato. Il portone era spalancato e la leggera aria del mattino mista a un profumo di erba appena tagliata entrò. Harry chiuse gli occhi, respirando a fondo quel profumo che gli era tanto familiare. Poi sentì qualcuno avvicinarsi. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia col professor Silente. Sembrava molto più vecchio senza il sorriso stampato in volto e gli occhi azzurri non brillavano come sempre. Aveva un'espressione preoccupata stampata sul volto. Notò che anche che zoppicava leggermente: probabilmente aveva la gamba fasciata. Fissava l'orizzonte con occhi vacui, le mani in tasca, poggiato con una spalla sul cornicione del portone.
Una piccola mano con la pelle bianca si posò sulla sua spalla: Minerva era dietro di lui. Era diventata più alta e più magra. "Sarà passato qualche anno" pensò Harry. Indossava una camicetta bianca, abbinata a una lunga gonna a ruota verde scuro. Ora indossava anche un paio di occhiali squadrati, che le davano un'aria severa sul volto dai lineamenti marcati. Portava i lunghi capelli neri raccolti in una treccia, posata sulle spalle.
L'uomo sussultò, immerso com'era nei suoi pensieri.
-Oh, signorina McGranitt. Che piacere rivederla! Anche se avrei preferito dei tempi migliori per questo piacevole incontro.- le disse, voltandosi e facendole il baciamano. La donna gli sorrise teneramente.
-Veramente, in tempi migliori non sarei qui. Mi sono arruolata.- lo informò, con espressione fiera e uno scintillio nello sguardo verde smeraldo che raramente aveva scorto nei suoi occhi. Eppure...c'era qualcosa che lo confondeva.
Il sorriso scivolò via dal volto di Silente e la guardò, immobile.
-Cosa...cosa ha fatto?- balbettò.
-Mi sono arruolata.- ripeté, calma, guardandolo, assottigliando gli occhi.
-Non può.- sbottò con voce irata, tanto che Minerva fece un salto all'indietro, portandosi una mano al petto.
-Mi scusi, perché?- domandò, alzando un sopracciglio e recuperando un po' di contegno.
Silente la scrutò severamente dagli occhiali a mezzaluna.
-E' troppo pericoloso.- rispose, con voce profonda.
-Sono maggiorenne.- obiettò, spingendosi gli occhiali sul naso.
-Potrebbe morire.- le sussurrò, come se l'idea lo spaventasse.
-Ne sono consapevole.- confermò, incrociando le braccia sul petto.
-Ma...- sembrava aver esaurito le motivazioni.
-Mi permetta, professore.- lo interrupe, alzando un dito. -Se Grindelwald raduna un esercito voglio esserci. Voglio combattere. C'è una guerra che sta devastando il mondo magico e il mondo Babbano! Bisogna mettere fine a questa idiozia, il più presto possibile, e più siamo, meglio è, giusto? Ci sono ragazzi più piccoli di me, perché non va a fare a loro la ramanzina?-
A quest'ultima domanda, il viso del vecchio parve incupirsi.
-Quanti anni ha?- mormorò, rassegnato
-Ne farò venti questo ottobre.- rispose, abbassando anche lei il tono.
-Venti...- sussurrò, più a se stesso che a Minerva. -Com'è passato in fretta il tempo. Mi ricordo ancora di quella ragazzina di dodici anni che cercava in tutti i modi di compiacere i propri professori.-
Lei abbassò lo sguardo, sorridendo mestamente. Erano stati gli anni più belli della sua vita, lo ricordava come fosse ieri. L'unica cosa che lui non sapeva era che c'era un professore in particolare...
Harry cominciava a scocciarsi di quel gioco di sguardi. Perché dovevano essere così complicati?
"Quarant'anni di differenza, Harry!" si ricordò, con una smorfia perplessa. Ma erano così dolci, insieme.
-Dai, baciatevi e facciamola finita!- borbottò, sospirando. Voleva sapere cosa c'era dopo. Il vero motivo di quel viaggio nel tempo.
Lei alzò lo sguardo e incontrò il suo, azzurro cielo, e parve sciogliersi.
-Mi è sempre piaciuto studiare.- continuò, a voce bassa.
Il professore alzò lo sguardo, puntandolo verso la rampa di scale.
-Che lavora fa, ora?- domandò, più freddo di prima.
-Lavoro al Ministero.- rispose bruscamente Minerva, con voce scocciata.
Albus la guardò divertito.
-Cosa c'è?- chiese, alzando le sopracciglia, con un sorriso canzonatorio.
-Beh, il mio capo non è dei migliori.- continuò, evasiva.
-Il suo capo?-
-Il signor Urquat.- borbottò, con aria disgustata. -Mi ha chiesto di sposarlo. Più volte.-
Albus incassò il colpo con finta indifferenza. Ma si potevano chiaramente il suo volto sbiancare e le mani stringersi così forte da far diventare bianche le nocche.
-E lei?- domandò, serio, ostinandosi a non incrociare il suo sguardo.
-Ho rifiutato. Tutte le volte.- continuò, incupendosi in volto.
-Perché, posso chiederlo?- domandò, guardandola negli occhi.
La donna arrossì violentemente.
-Io...sono innamorata di un altro.- rispose, tormentandosi la treccia.
Silente sorrise. -Perché non glielo dice, allora?- chiese, sollevandole il mento delicatamente con una mano.
Harry avrebbe giurato che fosse a conoscenza dei sentimenti della professoressa. Anzi, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Evidentemente anche Minerva lo capì, dal modo in cui sorrise.
-Ho paura di un suo rifiuto, forse. O magari penso che un uomo come lui meriti una donna più degna di me...- sussurrò, mordendosi un labbro.
-L'amore è un bellissimo fiore, ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull'orlo di un precipizio.- le disse, prendendole il viso tra le mani.
La donna sorrise, tra le lacrime, mentre lui si chinava su di lei, baciandola. Minerva rimase stupita per un po', ma poi rispose con tanto trasporto che si alzò in punta di piedi, dondolando tra le sue braccia.
Harry distolse lo sguardo, imbarazzato, sentendosi decisamente di troppo.
Quando si separarono, Minerva rimase abbracciata a lui, felice come non mai.
-Lo sai che è un errore.- le sussurrò.
-L'errore più bello che abbia mai fatto.- rispose.
Lui la guardò negli occhi.
-Sono serio.-
-Anche io.-
-Per colpirmi, saresti la prima che cercherebbero di uccidere.- l'avverti.
-Lo so, ti prometto che farò attenzione.- lo rassicurò, sciogliendosi dall'abbraccio.
-Sono troppo vecchio.- le disse.
-Quel che è fatto è fatto.- gli rispose, temendo che l'avrebbe lasciata lì. - Non mi importa!-
-Importerà alla tua famiglia.-
-Non mi importa.- ripeté, sicura.
-Per me saresti pronta a rinunciare alla tua famiglia?-
-Per te questo e altro.-
Harry vide chiaramente gli occhi di Silente inumidirsi di lacrime, mentre lei gli saltava con le braccia al collo, ridendo.
Tutto cominciò a sfumarsi, passando a un altro ricordo...

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