Harry rimase come impietrito. Fissava la professoressa McGranitt come se fosse appena uscita fuori di senno.
Lei e il professor Silente erano… i suoi nonni materni?
-Sta scherzando.- disse con voce roca, gli occhi sgranati. -Si sta prendendo gioco di me.-
Eppure il ricordo non era avvolto nella nebbia come quello di Lumacorno, quindi non era stato modificato.
“Forse esiste un modo per modificare i ricordi senza lasciare tracce. In fondo la McGranitt è una strega molto potente, potrebbe esserci riuscita facilmente.”
Silente era considerato il più potente mago del mondo dopo Merlino e decisamente Minerva non era da meno.
L’unica domanda ancora senza risposta era perché l’avesse fatto. Apparentemente lei non ci ricavava nulla. Non voleva farlo per ottenere la fama, altrimenti l’avrebbe rivelato subito. Forse Silente non voleva che parlasse e lei ha aspettato fino alla sua morte? Lo ricattava?
Harry scosse violentemente la testa, disgustato da se stesso per aver formulato una simile ipotesi. Minerva non era il tipo di persona che faceva queste cose. Da quel che aveva visto, sempre se era vero, i due sembravano amarsi molto.
Harry era furioso. Gli avevano taciuto tutta quella storia per anni, anni orribili che aveva passato con i Dursley. Minerva doveva sapere che quella sarebbe stata la sua reazione.
Ma allora cosa ci guadagnava a raccontarglielo?
La risposta giunse spontanea.
“L’affetto di un nipote.”
Harry aveva conosciuto solo la madre di zio Vernon e non gli era stato concesso di chiamarla nonna, ma “signora” e doveva darle del lei.
La “signora” in questione era quasi identica a zia Marge, anche come carattere, se si escludono i capelli totalmente bianchi e gli occhi di un azzurro acquoso, simile a quelli di Dudley. E sembrava, se possibile, ancora più grassa dei suoi figli. Aveva anche i baffi, la pelle floscia e un orribile gatto senza pelo che lo scrutava minaccioso con i suoi occhi gialli.
Non aveva mai conosciuto i genitori di Petunia. Evidentemente, una volta rotto con la sorella aveva tagliato i ponti anche con la sua famiglia, orgogliosissimi di avere una strega in famiglia.
All’immagine della vecchia signora si sovrappose quella di Minerva e Harry non dovette ragionare molto per capire chi delle due preferiva. Una volta fuori avrebbero chiarito tutto.
Chiuse gli occhi, aspettando di rivedere l’ufficio della preside, ma era ancora nel ricordo.
-Dovremmo dirglielo, non credi?- chiese Silente alla donna, scuotendo Harry dai suoi pensieri. Più che una domanda sembrava un ordine.
-Oh, non so se…- cominciò Minerva, ma allo sguardo severo dell’uomo, cambiò idea. -Va bene.-
L’uomo le diede un bacio sulla fronte.
Il ricordo cambiò in modo strano, come se fosse un vetro appannato per poi tornare nitido.
Erano davanti alla casa dei suoi genitori. Harry la riconobbe subito. Era una notte piuttosto ventosa e la pioggia battente impediva di vedere molto bene. Harry comunque riuscì a notare che la casa sembrava fatta di fumo, quasi inconsistente. La strada era deserta.
Albus mormorò qualcosa e colpì lievemente il cancello. Immediatamente i contorni della casa si fecero più nitidi e sembrò riacquistare la sua solidità.
Harry li raggiunse un attimo prima che il cancello si richiudesse. Da dentro la casa sembrava protetta da una cupola di nebbia.
Il gruppetto si affettò a raggiungere l’ingresso della casa, dove erano protetti dalla pioggia.
Si accorse solo in quel momento che la pioggia sembrava attraversarlo, ma non lo bagnava.
Minerva alzò il pugno per bussare, ma lo riabbassò quasi subito.
-Mi odierà a morte.- la udì sussurrare. Sembrava terrorizzata dall’idea.
-Oh, se la conosco bene si arrabbierà molto.- osservò Silente calmo. -Ma credo abbia il diritto di sapere la verità.-
Minerva annuì e bussò debolmente, come se sperasse di non essere sentita.
Dopo qualche minuto la porta si aprì e Harry vedette la testa della madre fare capolino dalla porta.
-Che forma assume il vostro Patronus?- chiese rivolta a Silente, alzando un sopracciglio, sospettosa.
-Una fenice.- disse Silente, sorridendole.
Lily annuì, aprì completamente la porta e li fece entrare.
Appena entrato, Harry osservò il ricordo della madre. Era bella, con i lineamenti marcati, ma tuttavia fini, le labbra sottili. Aveva l’aria stanca e i capelli rossi scompigliati, anche se i suoi occhi esprimevano curiosità e preoccupazione. Richiuse velocemente la porta.
Indossava una camicetta azzurra che faceva risaltare il colore dei suoi capelli e un paio di jeans.
Lily fece per parlare, ma si udì un gran trambusto nella stanza vicina. Harry udì chiaramente suo padre imprecare.
-Giuro che quando vedo Sirius lo ammazzo!- aggiunse dopo.
La donna arrossì.
-James!- urlò, imbarazzata. Silente sorrideva e Minerva sembrava immobile come una statua, fissando un punto della stanza con occhi vitrei.
-Tutto bene!- urlò di rimando James.
Harry rise vedendo una versione più piccola di se stesso su una piccola scopa uscire fuori dalla stanza a tutta velocità dirigendosi al piano di sopra, seguito dal padre che correva sulle scale, col rischio di cadere e di rompersi l’osso del collo.
Quando si sentì una porta sbattere al piano di sopra, Lily scosse la testa.
-Dubito che riuscirò mai ad avere un momento di tranquillità in questa casa!- borbottò, più a se stessa che ai due di fronte a lei, lo sguardo fisso sulle scale.
Harry le si piazzò davanti. Sapeva che non poteva vederlo, ma un brivido gli corse lungo la schiena quando i suoi occhi incrociarono quelli di lei.
Li osservò a lungo, poi si voltò e fissò quelli della McGranitt. Harry estrasse la bacchetta ed evocò una specchio. Guardò la sua immagine riflessa. Era lo stesso paio di occhi.
Si voltò verso Lily, sapendo benissimo che non lo poteva sentire.
-Hai gli occhi di tua madre.-
Gli occhi verdi gli si riempirono di lacrime, ma le trattenne. Non voleva sembrare un bambino.
-Buonasera!- disse Lily, voltandosi verso i due professori. Vedendo le loro espressioni serie il sorriso le scivolò via dal volto. -E’ successo qualcosa?- mormorò, preoccupata.
Dal momento che Minerva sembrava aver perso la voce, fu Albus a rispondere.
-Non preoccuparti, Lily, siete al sicuro.- rispose, guardandola con gli occhi brillanti. -Volevamo solo parlare di una questione molto importante.-
-Vado a chiamare James e torno.- disse lei, voltandosi in direzione delle scale.
-No, Lily.- la fermò Minerva, senza osare alzare lo sguardo. -Vogliamo parlare solo con te.-
L’espressione che assunse Lily fece trasparire tutta la sua ansia e curiosità.
-Venite, prego.-
Li condusse in una stanza attigua e li fece accomodare su un divano verde mela. Le pareti erano gialle, le tende bianche erano tirate e un fuoco scoppiettava nel camino. Lily prese una bottiglia di Idromele da un mobile vicino al camino e tre bicchieri, li poggiò sul tavolino in mogano davanti al divano, li riempì e ne prese uno.
Silente la imitò ma Minerva si limitò a fissarla. Estrasse una bottiglietta di vetro dalla veste e la porse a Lily.
-Riconosci questa pozione?- chiese con voce che voleva sembrare calma, ma non lo era affatto.
La donna di fronte a lei la prese come se stesse per esplodere. La stappò e la odorò, per poi prenderla con il pollice e l’indice per fissarla in controluce.
-E’ Veritaserum.- disse dopo un’attenta analisi.
Silente annuì, con un vago sorriso sulle labbra. Minerva riprese la bottiglietta e la vuotò nel suo calice di Idromele, per poi berlo tutto d’un fiato.
-Lily, presta attenzione.- disse Silente serissimo, fissandola severamente da sopra gli occhiali a mezzaluna. - La professoressa McGranitt ti deve raccontare una cosa. Ti prego di non interromperla finché non avrà finito. Dopo che avrai ascoltato potrai urlarci contro, cacciarci fuori o qualsiasi cosa tu voglia. Non te lo impediremo.-
Harry osservò sua madre mentre la professoressa raccontava tutta la sua storia. Mentre raccontava di come lei e Silente si erano messi insieme Lily sorrise dolcemente, ma quando passarono alla parte più importante diventò seria e impallidì. I pugni chiusi erano l’unico segno della sua rabbia.
Quandò finì di raccontare, Lily li guardò incredula.
-Non so cosa stiate tramando, ma non è divertente.- disse, guardandoli con un mezzo sorriso.
-E’ tutto vero, Lily.- rispose secca la McGranitt, con la voce roca per il gran parlare, versandosi un altro po’ di Idromele.
Allora la madre di Harry si voltò verso il mago, forse sperando che le dicesse che era tutto uno scherzo, ma lui si limitò scuotere leggermente la testa con un’aria da funerale.
-Perché me lo avete detto solo ora?!- sbottò Lily, guardando la donna di fronte a lei come disgustata.
-Non mi sembrava il caso di caricarti di un simile peso.- spiegò Minerva prendendo un sorso di Idromele, più per nascondere una smorfia di dispiacere che per necessità. -Insomma, a Hogwarts eri ancora troppo piccola. “Ancora qualche anno e lo dirò a tutti e due.” continuavo a ripetermi. Anno dopo anno rimandavo il momento e ora… eccoci qui.- Abbassò il capo con aria colpevole.
Lily tremava di rabbia. Harry pensò che si stesse trattenendo dallo scagliarle una maledizione.
In quel momento, la porta si spalancò e una Harry di all’incirca un anno si fiondò nella stanza. James barcollò in avanti, perdendo l’equilibrio e tutti capirono che stavano origliando.
-James, maledizione!- urlò Lily, fuori di sé. -Prendi Harry e andate via, devo chiarire una cosa!-
Incurante del fatto che il viso della moglie aveva ormai assunto lo stesso colore dei capelli, si rialzò spolverandosi i pantaloni neri, passandosi una mano tra i capelli spettinati.
-Scusami, volevo ascoltare anche io.- ribattè, più come una provocazione che come una scusa.
-James Potter, la cosa non ti riguarda!-
Lily aveva estratto la bacchetta e gliela puntava minacciosamente contro.
Harry e Albus, troppo presi dallo scambio di battute, non si erano accorti che il piccolo si era avvicinato a Minerva e la guardava stupito. Le mise una manina sul viso e lei lo lasciò fare. Guardava i suoi occhi come ipnotizzato.
Fu solo quando cominciò ad emettere dei versetti che tutti cominciarono a guardarli.
Aveva gli occhi ridotti a due fessure, come se cercasse di ricordare qualcosa e mormorava cose senza senso. Poi fece una cosa che nessuno si sarebbe mai immaginato.
-Onna!- urlò, battendo le manine.
Evidentemente si era aspettato che Minerva sorridesse, quindi rimase molto deluso quando lei lo fissò a bocca aperta.
Si girò verso la madre che aveva ancora la bacchetta a mezz’aria, ma anche lei lo guardava stupefatta, poi si volto rabbiosa verso James.
-Giuro che io non gli ho detto nulla!- si schermì lui e lei sembrò credergli, poiché abbassò la bacchetta.
Solo Silente si mise a ridere, guadagnandosi la simpatia del piccolo Harry, che corse verso di lui e si fece mettere sulle sue ginocchia, giocando poi con la sua barba.
L’adulto Harry non ci credeva. Sul serio aveva fatto una cosa del genere? Poi scoppiò a ridere anche lui. Doveva essere una peste, da bambino, molto simile al suo James Sirius.
Lily fissò suo figlio ancora per un po’, poi si voltò verso colei che diceva di essere sua madre. Minerva aveva la testa china e si afferrava le braccia con le mani, come a volersi proteggere da qualcosa. Fu forse quel gesto che convinse Lily del tutto e le fece capire quanto lei avesse sofferto.
Si chinò davanti a lei, prendendole le mani, sorridendole con aria colpevole.
-Perdonami.- le sussurrò. -Ti credo.-
Minerva sembrò sul punto di scoppiare a piangere nuovamente.
-P-Perdonami tu.- balbettò, facendole una timida carezza sulla guancia.
-Ora non piangere, mamma.- brontolò Lily in tono falsamente seccato, con un sorriso. -O mi metterò a piangere pure io!-
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Hai Gli Occhi Di Tua Madre
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