Harry si sentì tirare per le spalle e in un attimo era fuori dal Pensatoio. La mano della professoressa era ancora appoggiata sulle sue spalle. Tutto era esattamente come prima, tranne per il paesaggio dietro le finestre, dove il cielo era blu scuro e la luna era alta nel cielo.
-Harry, dovresti riposare.- gli disse
-Ma...Ginny?- domandò, perplesso. -Dovrei informarla!-
La McGranitt sorrise comprensiva.
-Ho già provveduto io. Le ho mandato un gufo poche ore fa.-
-Po-Poche ore?- domandò, strabuzzando gli occhi.
Lei lo guardò inclinando la testa da un lato.
-Harry, sono le undici di notte passate!-
Lui si accorse improvvisamente, nella penombra della stanza, che lei indossava una camicia da notte con una lunga vestaglia verde a ricami scozzesi.
-Oh, io...- si rese conto di essere davvero stanco, ma con tutte le emozioni che aveva provato, non era sicuro di riuscire a prendere sonno.
-Vieni.- gli disse, prendendolo per un braccio e facendolo sdraiare sul divano dell'ufficio.
-Quello che ho visto nel Pensatoio...- esordì, ma la professoressa lo interruppe.
-Ne riparliamo domani a mente sveglia.
-Ma io non posso!- provò a protestare, ma lei insistette e così si accoccolò sul divano e, appena chiuse gli occhi, sprofondò nel sonno.
Minerva sorrise teneramente e si sedette sul bordo, accanto a lui. Gli tolse gli occhiali delicatamente, per non svegliarlo, e gli passò una mano tra i capelli.
-Ah, Minerva, Minerva...- sospirò il ritratto di Silente.
-Sono stata una stupida.- mormorò lei, con un tremito.
-Siamo stati due stupidi.- la corresse dolcemente.
Lei si volse e gli fece un sorriso triste, con lo sguardo colmo di malinconia.
-Forse a quest'ora...- disse, prendendosi la testa tra le mani.
-Non ti addossare colpe che non hai, tesoro.- la rimproverò Albus, con voce dura. -Non è colpa di nessuno.-
La McGranitt annuì distrattamente, alzandosi e dirigendosi come un'autonoma verso la porta delle sue stanze.
-Buonanotte.- disse, stampandosi un bacio sulla punta delle dita e soffiandoci sopra in sua direzione.
-Anche a te.- rispose, fingendo di afferrarlo, sprofondando nello schienale e appisolandosi.
-A domani, Harry.- augurò all'uomo addormentato sul divano, chiudendosi la porta alle spalle.
***
Il mattino dopo, Harry fu svegliato da un tintinnio di tazze e da un buon profumo di the al limone. Aprì gli occhi lentamente, rimanendo un po' confuso da quello che vide, ma poi ricordò tutto.
"Hogwarts...Professoressa McGranitt...Ritratto di Silente...Pensatoio..." realizzò.
Si mise in piedi e ebbe la completa visuale della stanza. La professoressa era seduta in poltrona, con una tazza tra le mani e un vassoio con ogni ben di Dio davanti a sé.
-Buongiorno, scusami se ti ho svegliato.- disse la donna, rivolgendogli un caloroso sorriso.
-Buongiorno. No, non si preoccupi, non mi ha svegliato.- mentì lui, ricambiando il sorriso.
-Prego, serviti.- lo invitò, indicando il vassoio.
-E' per me?- domandò, sedendosi davanti a lei.
-Certamente.-
Harry consumò la colazione lentamente, guardandola sorseggiare il the, come immersa nei suoi pensieri. Notò il suo sguardo e si incuriosì.
-Qualcosa non va?- gli chiese, gentilmente.
-E' che mi sembra ancora tutto così strano...- le rispose solo, alzandosi in piedi.
Gli occhi verdi di lei sembravano passarlo da parte a parte.
-Non è solo questo.- disse.
Non era una domanda o una supposizione. Era un'affermazione.
-Ancora non capisco cosa centro io in tutto questo.- le svelò, sospirando.
-Ti annoi a vedere la storia di due vecchi innamorati?- domandò, alzando un sopracciglio, con sorriso derisorio.
-Oh, no!- rispose un po' troppo precipitosamente. Sentendo lo sguardo incuriosito di lei su sé, aggiunse. -Allora, posso andare?-
-Devi.- rispose il ritratto di Silente, pacato, accarezzandosi con una mano la lunga barba bianca.
-Devi, devi, devi!- sbottò Minerva, infuriandosi. -Non è obbligato, Albus! Se vuole può continuare, altrimenti è libero di andare!-
-Voglio vedere.- si intromise Harry, alzando le mani davanti a sé, come per difendersi dalla sua furia.
-Visto?- disse Silente.
La professoressa gli lanciò uno sguardo assassino e l'uomo si affrettò a raggiungere il Pensatoio.
-Harry, quello che vedrai potrà... sbalordirti, se così vogliamo dire.- lo avvertì, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
-Sono pronto.- la rassicurò, immergendo la testa nel liquido.
-Me lo auguro proprio.- sentì mormorare, prima di entrare nel ricordo.
***
Era una notte scura nel cortile di Hogwarts e tutto intorno si creava un alone di mistero. Una figura sottile si muoveva cautamente nell'oscurità. Minerva, all'incirca quarantenne, indossava una lunga e ampia veste nera, che contribuiva a mimetizzarla con lo sfondo dietro di sé.
-Albus?- sussurrò.
Qualcosa dietro Harry si mosse. L'uomo si voltò e vide Silente arrivare verso di loro. Indossava una lunga veste azzurra, in netto contrasto con l'oscurità che regnava incontrastata. La barba e i capelli erano completamente grigi. Minerva a confronto sembrava una ragazzina.
Lei gli venne incontro sorridendo, tuffandosi tra le sue braccia.
-Finalmente ti sei degnato!- lo rimproverò con aria falsamente irata, allontanandosi da lui e incrociando le braccia al petto.
-Lo sai che non ho molto tempo.- disse a mo' di scusa, facendole incontrare i sinceri occhi azzurri alzandole il mento con la mano.
-No, infatti.- confermò lei, incupendosi in volto.
-Ti devo parlare, Minerva.- esordì con tono grave.
-Anche io!- affermò, rallegrandosi.
-Ti prego, prima io.- la pregò, alzando una mano.
-Sembra grave.- commentò la donna.
Harry non poté fare a meno di essere d'accordo con lei e li seguì mentre si incamminavano per il cortile.
-Ti ricordi quando, tanti anni fa, mi raggiungesti qui, la notte del ballo del diploma?- le domandò, porgendole il braccio.
-Certamente.- confermò, prendendolo a braccetto. -Come fosse ieri.-
Albus fece un sorriso triste.
-Eri una della studentesse più brave che io avessi mai avuto. Seria, brillante, con un certo talento per la Trasfigurazione...-
-Dove vuoi andare a parare?- domandò Minerva, che cominciava a irritarsi.
-Non eri la sola a essere brava a scuola.- continuò lui, ignorando la domanda. -Anche Tom Riddle aveva il suo talento e il suo fascino. Era un ragazzo davvero molto potente, ma questa potenza la sta usando nel modo sbagliato.-
-Cosa...Come?!- domandò lei, sbigottita.
-Minerva.- prese un respiro profondo. -Non possiamo continuare la nostra relazione.-
-No!- strillò la donna. -Non puoi dirlo davvero, non puoi farmi questo.-
-Non dico che mi piaccia, ma dobbiamo farlo. Tempi oscuri ci attendono e io non posso rischiare di esporti al nemico.- le disse, prendendole il viso tra le mani.
Il labbro inferiore di Minerva tremò per un attimo, ma si sforzò di trattenere le lacrime.
-Bene. Dunque non mi vuoi più con te.- disse, con voce sprezzante.
-No, cara. Ti amo ed è per questo che non possiamo continuare la nostra storia. Non posso metterti in pericolo per un mio sciocco capriccio.- la corresse, accarezzandole una guancia.
Harry rimase sbigottito, ricordando che anche lui dovette fare la stessa cosa con Ginny, tanti anni prima.
-Uno sciocco capriccio...- mormorò lei. -E' questo che sono?- arretrò di un passo, allontanandosi da lui. -Va' via.-
-Minerva, ti prego...- provò a farla ragionare.
-Va' via. Se non vuoi continuare, va' via ora. Non reggerò ancora a lungo e preferirei che tu non assistessi alla prova del mio dolore.- ripeté. Suonava fredda e gelida la sua voce.
-Minerva...- la richiamò.
-Vattene!- sibilò, con una scintilla di rabbia nei grandi occhi verdi colmi di lacrime.
Silente ubbidì, ma passando le diede un ultimo bacio leggero quanto effimero sulle labbra, mentre lei rimaneva ferma e gelida come una statua di pietra. L'espressione neutra, rimase ferma lì, anche quando Albus se ne fu andato.
Una lacrima scivolò giù per la guancia, seguita da un'altra e un'altra ancora. Si accasciò a terra, coprendosi il volto con le mani, stracciandosi la veste.
-Perché...perché...- continuava a mormorare, in preda alla disperazione.
Harry si chinò accanto a lei. Come per cercare di consolarla, provò a stringerle la mano, ma non ci riuscì. Così rimase a guardarla con una morsa gelida al petto.
Dopo un po', Minerva parve calmarsi. Prese un gran respiro e si asciugò il viso. Rimase a fissare il vuoto con espressione vacua.
Poi, tra lo sbigottimento di Harry, si mise una mano sulla pancia e sussurrò:
-E ora come facciamo senza di lui?-
La mascella dell'uomo cascò, lasciandolo indecentemente a bocca aperta, gli occhi verdi sbarrati, impietrito, lì fermo.
Non poteva essere vero. Non doveva essere vero.
La sua mente riuscì a formulare un solo pensiero coerente: La McGranitt era incinta. E il padre era Albus.
STAI LEGGENDO
Hai Gli Occhi Di Tua Madre
FanfictionDescrizione!? Quale descrizione!? Se volete sapere di cosa si tratta vi basterà leggere