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«Avete visto come ho parato quei laser, Maestro? E' stato fantastico!»
Il ragazzino quindicenne saltava da una parte e dall'altra della strada deserta. La sua treccina al lato, tipica di ogni Padawan, svolazzava seguendo il suo ritmo. Il suo Maestro, Qui-Gon Jinn, lo guardava saltare e imitare i rumori della battaglia che avevano appena affrontato con la coda dell'occhio, sorridendo. «Sì, sei stato grande, Obi-Wan.»
«Grazie, Maestro! Pensate che diventerò un Cavaliere Jedi, prima o poi?». Qui-Gon si fermò e lo squadrò per bene. «Perché vorresti farlo?»
«Beh, mi piace combattere, fare tutto ciò che facciamo noi, aiutare le persone.». Il Maestro gli sorrise di nuovo. «Certo che diventerai un Cavaliere. Ma vai piano, hai ancora 15 anni e tanta strada da fare.»
Obi-Wan Kenobi divenne serio. «Sì, Maestro, lo so. Magari diventerò anch'io un Maestro, prenderò subito un allievo e lo addestrerò per bene, come voi avete fatto con me.»
Qui-Gon, invece di rispondere, lo bloccò. «Obi-Wan, guarda.»
«C'è qualcuno alla fine della strada. E viene verso di noi.»
I due sguainarono la loro spada laser, verde per il Maestro e blu per il Padawan, aspettando che quella figura incapucciata si avvicinasse.
«Mi raccomando, mio giovane Padawan. Prima si usa la diplomazia, poi si passa all'attacco, se necessario.»


La figura si fermò di fronte a loro, almeno a 50 metri, e con lei un gruppetto di sei robot armati di fucile. «Sono della Federazione.», disse sottovoce Qui-Gon ad Obi-Wan, «Non credo siano qui per le chiacchiere. Sta' in guardia.».
La figura tolse da sotto il mantello la sua spada, rivelando le sottili dita affusolate. La strinse, un laser rosso si accese all'istante. I due Jedi si misero in posizione per attaccare, così fecero i sei robot dietro alla figura incapucciata. Ma quella, con un movimento rapido, mozzò di netto la testa al robot che aveva accanto. Si girò e perse il cappuccio che le copriva la testa, mostrando i lunghi capelli neri raccolti in una coda. I rimanenti cercarono di contrattaccare, gracchiando: «Attenzione, imprevisto, si è ribellata!» con la loro voce meccanica. Nessuno fu risparmiato, ogni singolo colpo sparato venne rimandato al mittente. Solo dopo quando nessun robot muoveva più nemmeno un arto meccanico, la ragazza spense la spada e il laser rosso, tipico dei Sith, scomparve.



I due Jedi guadarono sbigottiti ciò che era successo in una manciata di secondi. La ragazza buttò la spada a terra e si voltò, rivelando il suo viso. Aveva la carnagione chiarissima, grandi occhi azzurri con un ricciolo che vi cadeva davanti. Non doveva avere più di 15 anni.
Fece qualche passo in avanti e si mise in ginocchio, il più grande segno di sottomissione di un Sith, di fronte a Qui-Gon. «Mi hanno mandato ad uccidervi, Qui-Gon Jinn. Voi e il vostro allievo.»
Qui-Gon la guardò senza proferire parola, lo sguardo perso. Obi-Wan le rispose, incantato da quella ragazza così giovane eppure così agile ed esperta nel maneggiare l'arma di Jedi e Sith. «Perché non l'hai fatto?»
«Non prenderò più ordini dai Sith. Non m'importa di ciò che mi dicono. Io non sono fatta per stare lì, per uccidere gente che nemmeno conosco, che non mi ha fatto nulla, innocenti.»
«Come ti chiami?»
«Herzebeth.»
«E poi?»
Lei stette in silenzio per qualche secondo, abbassando lo sguardo. «Non ho mai conosciuto mio padre. Non so chi sia, come si chiami. Il mio Maestro Sith mi ha detto che anch'egli era un Sith.»
«Ma tu non ci credi.»
«Esatto. E' una cosa che sento, non posso essere figlia di un Sith, altrimenti non avrei fatto ciò che ho fatto oggi. Non avrei nemmeno lontanamente pensato di fuggire e ribellarmi.»
Qui-Gon interruppe la conversazione: «Non è saggio restare qui, torniamo alla nave. Lì approfondiremo la nostra conoscenza.»
Herzebeth si alzò e lo guardò con gli occhi lucidi: «Vuol dire che... cioè... posso venire anch'io?»
Il Maestro annuì. «Non posso lasciarti in balia del Lato Oscuro. E poi vedo che al mio Padawan interessa conoscerti meglio.»
Obi-Wan si schiarì la gola e arrossì leggermente. Herzebeth sorrise.



La ragazzina aveva sciolto la sua coda e dondolava le gambe avanti e indietro, quasi a disagio. Aveva tolto il lungo mantello e la tipica veste dei Cavalieri Sith, del tutto simile a quella dei Jedi, ma nera. Qui-Gon Jinn la osservava seduto di fronte a lei, Obi-Wan era in un altra saletta della nave, insieme ai comandanti.
«Dove siamo diretti?», chiese Herzebeth con un filo di voce.
«Andiamo verso il Tempio Jedi. Parlerò con il Maestro Yoda, ti farà stare lì, al sicuro.»
«Per un po'.»
«Per quanto sarà necessario.»
Ripiombò il silenzio gelido, rotto dalla voce rassicurante del Maestro. «Herzebeth, che bel nome.»
«Grazie, signore.»
«Chiamami Qui-Gon, ti prego.»
La ragazza annuì, lui continuò: «Sento un tremito nella Forza ogni volta che mi avvicino a te. Sei molto potente.»
«Me l'hanno sempre detto, anche se io non ho mai visto o sentito questa potenza. Il mio Maestro mi ha insegnato come controllarla e sfruttarla per uccidere.»
«Non serve a questo, la Forza. E' un potere che tutte le creature hanno. Dovrebbe servire ad aiutare, non ad uccidere.»
«Non è ciò che fate voi? Non mettete forse la vostra Forza al servizio delle persone?»
Qui-Gon annuì. «Hai una famiglia, ragazza?»
«No, non più ormai. Il mio Maestro mi ha detto che mia madre è morta durante il parto. Mio padre è stato ucciso da un Jedi. Sinceramente non credo che mio padre sia morto così. I Jedi raramente uccidono, altrimenti sarebbero identici ai Sith.»
«Come si chiama questo tuo Maestro di cui parli?»
«Mi allenò il conte Dooku, o meglio, Lord Tyranus.»
Qui-Gon rabbrividì nel sentire quel nome. «E così Dooku accetta ancora Padawan.»
«Lo conoscete?»
«Sì, allenò anche me. Dooku era un Jedi. Ci ha traditi. E' passato al Lato Oscuro in cerca di potere.»
Herzebeth lo guardò con un'espressione sorpresa. «L'ha ottenuto. Non c'è Lord che lo batta a duello, nessuno che conosca la Forza come lui.»
«Ti ha mandata lui qui?»
«No, Qui-Gon. E' stato... »
«Maestro!». La voce del giovane Obi-Wan interruppe bruscamente la conversazione. «Siamo arrivati.»  




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