2.

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Quella notte fu più movimentata del solito. Riluttante, Herzebeth aveva deciso di lasciare che Anakin e il suo Maestro badassero da soli alla Senatrice e accettò di andare nella sua stanza a riposare. Erano tre giorni che dormiva per poco più di un'ora, Obi-Wan insistette dicendole che più sonno avrebbe recuperato, più sarebbe stata in grado di difendere Padmé. Si alzò comunque in fretta e furia quando percepì il disordine nella camera di Amidala. Si precipitò lì con la spada sguainata, giusto in tempo per vedere Obi-Wan aggrapparsi ad un droide e sfrecciare via. Gli urlò contro qualche imprecazione in Huttese -pensava infatti che l'Huttese fosse il dialetto più indicato per le imprecazioni e lo usava spesso- e andò vicino a Padmé, accertandosi che stesse bene. «Anakin, che ci fai ancora qui? Il tuo Maestro svolazza per la città appeso ad un droide, va' a prendere una navicella e va' a recuperarlo!»
Non se lo fece ripetere due volte, Anakin uscì di corsa e pochi secondi dopo era già nel traffico di Coruscant per cercare di raggiungere Obi-Wan.
«Che razza di idiota!», sbottò infine lei. Padmé si sedette sul letto. «Suvvia, Herzebeth. Sono certa che Anakin avesse intenzione già da prima di inseguire Obi-Wan.»
«Non mi riferivo a Skywalker, ma a quell'irresponsabile del suo Maestro. Come gli è saltato in mente di aggrapparsi a quel droide? Non siamo nemmeno sicuri che lo regga!»
«Quando tornerà a casa potrai rivolgergli di persona tutti gli insulti che hai detto in Huttese, ma ora non pensarci!»
Lei continuò a guardare fuori la finestra rotta, come se ancora li vedesse, mentre la voce calma e dolce di Padmé continuava a tentare di rassicurarla. «Non ho i vostri "poteri", amica mia, quindi non posso sentire o meno se tutto andrà bene o se loro stanno bene.», le diceva. «Ma sono fiduciosa. Io mi fido di loro, so che possono farcela, confido nelle loro capacità. Sei troppo preoccupata, inutilmente. Sii anche tu più fiduciosa.»
«Padmé, conosco Obi-Wan da quando avevamo quindici anni e Anakin da quando ne aveva quattro. Io ripongo la mia totale fiducia in loro, so che sono potenti e capaci di fronteggiare ogni pericolo. Non è questo il punto. E' che...»
Le parole le si strozzarono in gola, scosse la testa. Padmé in qualche modo comprese cosa voleva dire, si alzò e le mise una mano sulla spalla. Herzebeth poggiò la mano sulla sua e si girò verso di lei. «Forse è meglio che tornate a dormire, Senatrice.»
«Dovresti anche tu.»
«Ho dormito più di quanto abbia dormito in tre giorni, sono perfettamente in grado di stare sveglia e di proteggervi.»
«Evita di darmi del voi quando ci siamo solo io e te, mi fa sentire vecchia!»
Si misero a ridere entrambe, finché Herzebeth non si congedò dalla Senatrice e uscì dalla sua stanza, sedendosi accanto alla sua porta. Proprio in quel momento accorse una persona a lei fin troppo familiare, per controllare se la Senatrice stesse bene. «Quindici anni ed ecco cosa mi trovo davanti: non più una piccola, stupida ragazzina ma una grande, stupida donna.»
«Mentirei se dicessi che è un piacere rivederti.»
«Abbiamo dimenticato le buone maniere?»
«Oh, chiedo scusa.», disse, ironica, «Riformulo: mentirei se dicessi che è un piacere rivedervi, Lord Sidious. Oh, ma forse dovrei chiamarvi Palpatine, nel caso qualcuno ci senta.»
«Stai bene attenta, piccola Herzebeth. Un solo passo falso e... il Jedi sparirà all'improvviso.»
Lei deglutì, guardandolo tornare alla sua camera. Non volle dargli la soddisfazione di vederla arrabbiata, quindi appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi.


Qualcosa la scosse dal torpore del sonno. Uno schioccare di dita. Herzebeth aprì pigramente gli occhi, accorgendosi solo in quel momento del dolore al collo. Le ci vollero un paio di secondi per capire dove si trovava e chi stava cercando di svegliarla. Si strofinò gli occhi e guardò in faccia Obi-Wan. «Che c'è?»
«Buongiorno, principessa!», disse lui con un tono canzonatorio. Herzebeth lo guardò male, per quanto riuscisse a farlo con gli occhi ancora assonnati. «In dieci anni sei invecchiato molto, ma il tuo spirito umoristico resta stupido come quello di un tempo.»
«Acida come sempre, eh?»
«Come ti è saltato in mente di saltare su quell'aggeggio?»
Si guardò attorno e, constatando che non c'era nessuno, lo stritolò in un abbraccio. «Mi hai fatto prendere un colpo.»
«Ehi, rilassati. Sono un Maestro, sono Cavaliere da dieci anni, so il fatto mio.»
«Avete almeno trovato il responsabile?»
«Sì, ma era stata inviata da qualcuno di più potente. E' stata uccisa con questo dardo prima che ci potesse dire il nome del mandante.»
Herzebeth si girò tra le mani il dardo. «Cosa hai intenzione di fare?»
«Contatterò un mio vecchio amico, di sicuro saprà da dove proviene. Andrò a controllare di persona. Anakin, intanto, provvederà a sorvegliare la Senatrice durante il trasferimento.»
La donna sgranò gli occhi. «Dove la portate?»
«A Naboo, crediamo che per ora lì sia più al sicuro.»
«Fantastico. E ora con chi parlerò, io?»
«Beh, ci sono io.»
Herzebeth lo squadrò, poi gli sorrise e incrociò le braccia: «Preferisco parlare con Jar Jar!»
Lui si accigliò, gli diede un bacio sulla guancia. «Stoopa!», gli disse solo, allontanandosi.
Lui seguì quel fiancheggiare non troppo accentuato che non aveva mai notato prima finché la donna non entrò in una delle stanze lì vicine. Cosa diavolo mi frullava in testa e non ti ho baciata quel giorno? Alzò poi un sopracciglio, ricordandosi di ciò che le aveva detto qualche secondo prima: «S...toopa?»


Padmé era pronta per partire, Herzebeth era entrata nella sua camera per salutarla. Appena entrò Anakin nella stanza, Herzebeth si alzò dal letto. «Non volevo disturbarvi, se volete vado...»
«Anie, non preoccuparti. Stavo giusto andando via.»
Herzebeth strinse in un caloroso abbraccio Amidala, approfittando di quel momento per sussurrarle qualcosa all'orecchio. Lei la guardò sorpresa, si mise a ridere e, quasi come una ragazzina, gridò eccitata: «Lo sapevo! Lo sapevo!»
L'altra le fece un leggero inchino prima di andarsene. Diede una pacca sulla spalla ad Anakin e lo guardò dritto negli occhi: qualcosa le diceva che anche Padmé le avrebbe detto qualcosa di simile al suo ritorno. «Mi raccomando, Skywalker. Bada ad Amidala. Conto su di te.», gli sussurrò, prima di uscire e richiudere la porta alle sue spalle, lasciandoli soli.
Andò ad appoggiarsi alla colonna di fronte la camera momentanea di Obi-Wan, che aveva lasciato la porta aperta. Lo guardò indaffarato mentre preparava il necessario per partire, pensieroso passò in rassegna ogni oggetto della camera per decidere se fosse il caso di prendere altro. La donna trattenne a stento una risata quasi materna. Si chiese se fosse il caso di andarlo a salutare, ma era certa che non c'era bisogno di cerimoniosi addii per poi accoglierlo con feste di benvenuto altrettanto cerimoniose. Sarebbe tornato, sarebbe stato come se fosse andato via per una gita al Tempio. Una missione non è niente di speciale per un Jedi e non deve esserlo nemmeno per la persona a lui più vicina. Preoccupazione e ansia non avrebbero di certo giovato al Maestro. A quanto pare lo sapeva bene anche lui: solo quando uscì notò che Herzebeth lo osservava silenziosa, ma si limitò a darle una carezza ed andare via. Lei decise che quello fosse il gesto più bello che avrebbe potuto fare per salutarla. 


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