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L'arena pullulava di forme di vita, umane e non. Alcuni Toydariani portavano Anakin e Padmé alle rispettive colonne, per incatenarli. Così facendo eseguivano la condanna a morte e offrivano spettacolo agli spettatori paganti: doppio vantaggio. Obi-Wan guardò Anakin che veniva condotto alla colonna. «Siamo venuti a salvarvi, Maestro.»
«Ah. Bel lavoro hai fatto.», gli rispose di getto lui, scuotendo la testa e guardando dritto davanti a sé. Anche se dava l'impressione di essere deluso, era solo preoccupato. Non sapeva nemmeno se da quella situazione sarebbe uscito vivo lui, ma ora era più preoccupato per il suo Padawan che per altro. Vide le porte spalancarsi per far uscire tre creature, applaudite dal popolo e stuzzicate con delle lance laser. E in particolar modo, vide un Acklay fissarlo con l'acquolina in bocca. Distolse lo sguardo dalla bestia verdognola grande 6 metri e dalle sue due zampe aguzze solo per vedere cosa sarebbe toccato agli altri due. Bene. Anakin sarà infilzato da un Reek e la Senatrice sarà sventrata da un Nexu. Ottimo lavoro, Maestro Kenobi.
Intanto, sopra di loro la voce di un abitante del luogo che parlava il dialetto di Geonosis dava il benvenuto agli spettatori e recitava il solito discorso prima di dare il via all'esecuzione. Il Viceré, il suo assistente e il Conte Dooku avevano il posto in prima fila per lo spettacolo. Il Conte guardò seccato il Viceré che continuava a ripetere per la ventesima volta: «Io la voglio morta!» con quell'accento che gli dava sui nervi. Tra gli spalti notò qualcosa di strano, facce già conosciute, ma decise che era solo l'agitazione che gli giocava brutti scherzi. Finito il discorso si diede il via alle danze. Padmé era riuscita a liberarsi in qualche modo e a salire fino in cima alla colonna, pronta a badare a quell'orribile Nexu che le girava attorno. Anakin era pronto per saltare sul Reek e domarlo, come aveva già fatto su Tatooine con altri animali selvatici, mentre Obi-Wan cercava di pensare velocemente per evitare che l'Acklay lo tagliasse a metà. «Forza, cuccioletto.» disse, evitando di pensare al peggio. Quelle zampe aguzze taglierebbero di certo la catena, ma poi?
«Perché non muore? La voglio morta!», ripetè per l'ennesima volta il Viceré, vedendo che i tre si erano liberati e avevano ucciso le bestie, ad eccezione del Reek che Anakin era riuscito a domare. Dooku era spazientito: «Con calma, la vuoi morta e la vedrai morta.»
Si complimentò poi con sé stesso per il tono calmo che aveva usato. Il suono di una spada laser lo distrasse, si girò per vedere una lama viola puntata sul collo di Jango Fett, che assisteva allo spettacolo insieme al figlio Boba accanto agli altri. «Maestro Windu, è un piacere rivederti.»
«Risparmia i convenevoli, Dooku.»
«Apprezzo il vostro tentativo, ma siete tanto coraggiosi quanto stupidi. Siamo in netta maggioranza. Vi uccideremo.»
Jango reagì e prese il lanciafiamme, Windu saltò giù dal palchetto immediatamente seguito da lui. «Maestro Tyranus, faccia qualcosa!», chiese di nuovo implorante la voce del Viceré. Ma lui era distratto. Seppur girato verso l'arena, sentiva una piacevole presenza dietro di lui, dove prima c'era Windu. «Ero certo che prima o poi ti saresti rifatta viva.»
Lei sguainò la spada, il rumore d'accensione tipico della lama dei Sith e il desiderio di vedere come la piccola bambina che aveva allenato era cresciuta fecero voltare Dooku verso Herzebeth. «Hai ancora la tua vecchia spada.»
Lei non rispose, rigirandosela tra le mani. «Che bella donna che sei diventata, mia giovane Padawan.»
«Dooku, ma che stai facendo? Ci ucciderà tutti, reagisci!»
Il Conte ce un segno con la mano per farlo tacere, ma lui urlò e chiamò le guardie. Dei robot possenti corsero verso Herzebeth e si misero a sparare. «Come ai vecchi tempi.», sussurrò lei un secondo prima che i robot del Viceré mettessero il dito al grilletto e, non appena lo premettero, con una capriola saltò giù dal palchetto.


«Obi-Wan!»
Il Maestro parò e rimandò ai mittenti i laser e si girò verso la donna che gli correva incontro. «A dopo i convenevoli!», le urlò, dandole un veloce bacio sulla guancia e ricominciando a parare i laser. Herzebeth si mise a ridere e lanciò la spada verso alcuni soldati. Mozzò la testa ad uno e, con la Forza, la diresse verso il suo compagno. Per poco i laser non l'avevano ferita, ma riuscì a far tornare la spada indietro appena in tempo per continuare a pararli e non ad evitarli. «Sono troppi e noi sempre di meno.», annunciò al Maestro Kenobi dopo che ebbe toccato la schiena dell'uomo con la sua. Si misero a girare attorno ai droidi, che si erano arrestati. Dovunque posasse lo sguardo c'erano cadaveri di Cavalieri e rottami di robot. Tutto taceva, i pochi sopravvissuti erano accerchiati dai soldati. Padmé sfiorò la mano di Herzebeth che guardava Dooku dall'alto del palco. «Arrendetevi, Windu. Non voglio mietere più vittime.»
«Per poi diventare tua merce, eh? Mai, Dooku!»
L'allieva notò la sincera rassegnazione nel viso del suo Maestro, che si scusò con il suo vecchio amico e diede ordine ai robot di ucciderli. Ma non fecero in tempo, il rumore di molte navicelle che si avvicinavano li distrasse. Tutti i presenti alzarono gli occhi e videro il Maestro Yoda sporgersi da una navicella piena dei Cloni dell'esercito della Repubblica. Herzebeth sorrise. Allora mi avete ascoltata, Maestro. Notò poi con la coda dell'occhio che, mentre i Cloni sistemavano i loro mezzi attorno ai Jedi rimasti vivi, Dooku era andato via. Sospinta dalla Forza saltò sul tetto della barricata e parò i colpi dei soldati, noncurante di Obi-Wan che le urlava di tornare indietro. Corse fra le file dei soldati della Federazione, tagliandoli a metà ed evitando i loro laser, per poi saltare sopra il palchetto e seguire la strada che aveva percorso prima.


Herzebeth rotolò sul pavimento della grotta dove il Conte Dooku era atterrato con un gemito di dolore. Aveva preso una moto simile alla sua per inseguirlo, ma una delle due torrette che aveva dietro le aveva sparato al motore, facendola arrivare appena in tempo alla caverna e facendole fare un atterraggio tutt'altro che morbido.
Tyranus la guardò quasi intenerito quando si rialzò e accese la spada laser, attendendo che facesse una mossa d'attacco. «No, no, no. Non attacco la mia allieva prediletta.»
«Maestro Tyranus, non sono più la vostra allieva.»
«E allora perché mi chiami Maestro?»
Herzebeth si morse la lingua. «Abitudine.»
Dooku si mise a passeggiarle attorno, lei spense la spada facendo lo stesso. «Ne è passato di tempo, mia piccola Herzebeth.»
«Quindici anni.»
«Ricordo ancora quando eri giovanissima e mi presi cura di te.»
Herzebeth ebbe un tuffo al cuore. «Siete stato come un padre per me.»
Lui si avvicinò e le sfiorò una guancia. «A proposito, non te l'hanno detto?»
Lei si allontanò con delicatezza, guardandolo con un'aria terribilmente seria. «Cosa non mi hanno detto? Chi avrebbe dovuto?»
Lui scosse la testa. «Sono Jedi, in fondo. Cosa mi aspetto da dei Jedi?»
«Non usate questi giochetti con me.»
Lui si fermò e si girò verso di lei, con un sorrisetto. «Hai sempre voluto conoscere tuo padre, non hai mai creduto che fosse morto.»
Lei deglutì. «Sì. E con questo?»
«Sai, tua madre non è morta di parto. E' stata uccisa.»
Herzebeth trattenne il fiato e ricacciò le lacrime sbattendo le palpebre convulsamente. «Da chi?»
«Dalla Federazione.»
Lei ebbe un deja-vù. Era piccola, aveva quindici anni. Ascoltava Qui-Gon parlare della sua amica. «Morì per mano dei soldati della Federazione.»
«Aveva occhi azzurri come il mare, esattamente come i tuoi.»
Possibile che fosse quella stessa donna di cui aveva un vago ricordo? La scena dei soldati che sparavano laser rossi, la donna dai capelli corvini con la spada verde che combatteva contro di loro e che cadde a terra poco dopo, sopraffatta dai robot della Federazione. Sembrò quasi mancarle il respiro. Non era stato solo un sogno?
«Sì, esattamente.» . Dooku interruppe i suoi pensieri, leggendo le sue emozioni. «E' la donna di cui ti ha parlato il mio allievo, Qui-Gon Jinn.»
Il cuore le batteva a mille. No, non lo era stato.
«E' stato davvero vostro allievo?»
«Lo è stato, sì. E' stato il mio allievo migliore, dopo di te.»
«Quindi lui conosceva mia madre?»
«Fin troppo bene, bambina mia.»
Un dubbio iniziava a rodere l'anima della ragazza. «Maestro Tyranus, chi è mio padre?»
«Credo che tu lo sappia già, Herzebeth.»
Lei lo guardò per qualche secondo, poi cadde in ginocchio.


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