1. Ritorno.

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"Gennaro, è pronto!" mia madre.
Sbuffando - non si contano le volte che gli ho detto che Gennaro ci può chiamare il nonno, io sono Genn, Butch - scendo in sala da pranzo.
La nonna è sul divano, e appena mi vede mi sorride.
Le mie sorelle mi infilano delle orecchie da renna e mi abbracciano.
I miei genitori mi guardano, sorridono.
Per quanto non voglia ammetterlo, sono felice di essere tornato a casa.

Anni e anni passati a cercare un po' di fama, e ora mi ritrovo ad anelare disperatamente a qualche attimo di tranquillità. La cena di Natale, qui al sud, è sacra. Per questo ci tenevo tanto a tornare a casa in tempo. Diecimila portate coloratissime, primi, secondi, dolci.

Mangio poco, come al solito, ma ora, a differenza di prima, sembro aver trovato pace. Ho trovato il mio spazio, so cosa fare, cosa voglio diventare. E so che la mia famiglia, qualunque cosa accada, ci sarà sempre.
È questa nuova consapevolezza a farmi decidere di restare seduto a tavola, alla fine del pasto, anziché salire in camera a suonare o a aggiornare i vari social, dove fans scatenate attendono solo una mia foto per mitragliarmi di commenti. Ci farò l'abitudine.

Mio padre posa le posate nel piatto, e mi sorride.
"Genna', che ci racconti? Come ci si sente a essere famosi?" Anche il suo linguaggio è diverso. Non è più il napoletano spiccio e alla mano che usa di solito, ma un italiano cordiale, distaccato, che mi da l'esatta misura di come le cose siano cambiate, mi tratta come se i mesi lontani da casa mi abbiano reso meno napoletano, meno un Raia. E questo, mi fa tristezza.
"Sto bene. Ma non è facile essere sempre in viaggio, vedere gente, non fermarsi mai. Non è una vita semplice, quella del cantante. Ma io e Alessio abbiamo scelto, ricordi? Quando suo padre ci regalò l'attrezzatura per il primo concerto, ci dicesti che da li in poi non avremmo potuto più tornare indietro. Eravamo davanti a una scelta. Era il nostro futuro. E abbiamo scelto, papà.
Non è tutto come immaginavamo, ora lo sappiamo. Anche nel mondo della musica c'è chi pensa solo al profitto, gente per la quale siamo solo carne da macello, da usare e vendere al miglior offerente. Ma se per continuare a fare ciò che ci piace fare dobbiamo adattarci, ti assicuro, vi assicuro, che non dimenticherò ciò che mi avete insegnato, ciò per cui avete lottato. Sarò una star, ma a modo mio. E grazie, a tutti voi, per aver creduto in me e Alessio anche quando le cose andavano male.
È anche merito vostro se siamo così vicini a coronare i nostri sogni. Grazie mamma, papà, nonna, Amelia, Imma."

Imma piange, è commossa.
Mia madre si alza lentamente e mi abbraccia da dietro alla sedia.
"Sì diventat n'uomo, Gennariel'"
Sorrido.

Più tardi, esco in strada a fumarmi una sigaretta. Aspiro, e, circondato da una nube di fumo, chiudo gli occhi, rilassato. Non sono più lo stesso ragazzo partito da Somma quattro mesi fa. Ora so chi sono.
Sono Genn Butch, e faccio il cantante.

Buonasera a tutti quelli che sono riusciti a arrivare a questo punto.
Ho deciso di scrivere una raccolta di One Shots su Genn Butch perché non riesco a portare a termine una storia su di lui, mentre ho centinaia di idee che non c'entrano niente l'una con l'altra. Si, lo so, sono un disastro.
Comunque, spero vi sia piaciuto questo pezzetto.
Buon Natale a tutti!

giobutch

One shots || Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora