4. Cambiamenti.

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Non si vedono le stelle.
E questo è un problema, perché è la mia ultima notte in questo Paese, e volevo almeno salutare le stelle. Miliardi di piccoli puntini, lassù in alto, inconsapevoli delle vicende che si svolgono sotto di loro. Loro non soffrono, stanno lì, immobili, intoccabili.

Mentre nel mio petto centinaia di piccoli Big Bang esplodono ogni secondo, come a ricordarmi che non basta cambiare Paese per dimenticare tutto ciò che si è stati, tutto ciò che si è fatto.

Accendo l'ultima sigaretta del pacchetto, con il clipper blu che mi ha regalato Alessio, quello con scritto "sei un deficiente".
Ma noi ci vogliamo bene, non preoccupatevi.
Come sempre guardo il fumo caldo oscurare anche quel poco che riuscivo a scorgere del cielo, mentre il mio corpo magro è scosso da brividi.
Fa freddo. Ci credo, siamo a febbraio.
Domani, il 12, sarà il mio compleanno. E io e Alex ci trasferiremo a Londra.
La città che abbiamo sempre sognato di visitare, quella per cui risparmiamo soldi da anni, così vicina, a portata di mano.
Due ore di volo e non mi si potrà più chiamare italiano.
Non apparterrò più a questo paese che al tempo stesso odio e amo, il paese che ci ha cresciuti, che ci ha resi ciò che siamo.

All'improvviso, le parole dell'inedito del caro vecchio Shorty mi tornano in mente: "you're my toxic habit..."
Sospiro, nonostante i polmoni occlusi dal fumo.

In un impeto di pazzia, afferro la chitarra e salgo sul tetto, sulle tegole umide e piene di muschio.
"Sono le due di notte, la gente dorme"
Zittisco la solita vocina della mia coscienza. Quando inizierò ad ascoltarla, significherà che sono andato.
White Wood.
Last Part.
Urban Stranger.
Ora il mio cuore sembra realmente battere al ritmo delle note, o forse è solo una mia impressione.

Sono sicuro che Alex ha gli stessi pensieri per la testa, lo stesso terrore cieco del futuro e la stessa eccitazione del cambiamento. Ma non mi va di scrivergli un messaggio.
È la mia notte questa.

Domani non sarò più Gennaro Raia, ma Genn Butch.
Domani.
Ma la notte è ancora lunga.
Prendo la giacca e esco nel buio della notte di questa metropoli che è Somma. Stanotte darò l'addio a questa terra, che a lungo è stata la mia casa.

Salve!
Che ne pensate? Per essere stato scritto stamattina alle 2, sul tetto della casa di mia nonna non è niente male, dai. Passabile. Boh, forse traspare troppo di me in questo capitolo. Ma vi giuro, mentre lo scrivevo mi sentivo in qualche modo parte della storia.
A proposito, solo a me questo capitolo fa pensare alla canzone "Notte prima degli esami"?
Vabbe', ignoratemi.

Dai su, commentate, votate, fatemi sapere che ci siete e che vi interessa quello che scrivo...

Buone feste

giobutch

One shots || Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora