3. Pensieri.

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Sveglia, aereo o treno, concerto, firma, foto, hotel, sveglia. In un circolo infinito. È questo che ho sognato per una vita intera, no? La fama, il successo, gente che pagherebbe per sentirti cantare, che farebbe ore di fila per poterti abbracciare. Sembrava così bello, così entusiasmante.
E non posso negare che lo sia, ovviamente... ma non è come lo immaginavo. I volti delle ragazze si susseguono in un vortice insensato.
Non faccio in tempo a guardarle in faccia che sono già state sostituite da altre. Tutte venute per me, per Alex o Giosada.
La mia vendetta su chi mi insultava, mi umiliava a scuola, su chi mi diceva che non sarei mai stato come gli altri.
Guardate dove sono ora.

Ma non pensavo fosse così. Non posso stabilire un legame, qualcosa con i fan, rimangono una massa informe che sa tutto di me, della mia vita, mentre io non so nulla di loro. Sorrido per un altro scatto, ma la mia testa è altrove.

La mia testa ritorna a qualche ora prima, alla ragazza che mentre cantavo non faceva video, non urlava. Mi fissava, le guance rigate da lacrime mute, come a stamparsi nella mente ogni secondo in cui avrebbe potuto vedermi. L'ho salutata con una mano, e il suo viso si è aperto in uno di quei sorrisi che illuminano tutto il volto, che rendono indimenticabile una faccia in realtà non bella né particolare.
Era solo una in mezzo a un milione di altre ma è stata lei a darmi la consapevolezza che tutta quella gente era lì anche per me. Ed è stata questa consapevolezza a spiazzarmi.

Io, che a scuola mi chiamavano "il tossico", "il depresso", "lo sfigato", ero la causa delle lacrime di tutte quelle ragazze, dei loro sorrisi.
Dio. Mio Dio.
È questa la solitudine di chi è famoso?
Non hai più amici se sei famoso. Hai gente che ti si inchinerebbe davanti per fare una foto con te. Gente che si ammazzerebbe per ricevere un mi piace su instagram o un retweet.
Io sono solo, non ho amici (Alex e la Baell Squad non sono amici. Sono parte della mia famiglia, ormai).

Manca poco alla fine del firmacopie, ormai, ma chiedo lo stesso al bodyguard una pausa. Devo andare al bagno e ho bisogno di fumare una sigaretta.
Io e Alex scendiamo dal palco, tra le urla della folla, che ormai ho imparato a archiviare in un angolo remoto della mente. Sempre scortato dal bodyguard esco fuori, nell'aria fredda di fine dicembre.
Accendo una Marlboro e mi guardo intorno.

Che silenzio.

Buonasera!
E buon SantoStefanoquasifinito.
Penso che questo pezzo sia orribile, ma vabbe', tanto considerate le visualizzazioni che ho non penso sia molto importante... okay, tra domani e dopodomani aggiorno.

Mi farebbe molto piacere se qualcuno commentasse o votasse, giusto per sapere se eliminare queste storie o continuare a scrivere. Sinceramente, tanto mi diverte scrivere ma se non piace a nessuno è inutile che continuo.
Adios

giobutch

One shots || Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora