Capitolo 4

1.5K 107 4
                                    

-Scusami, ci conosciamo?-
A Shinichi cadde il mondo addosso. Possibile che Ran...no, non ci voleva neanche minimamente pensare. Era già successo una volta ed era stato orribile. Non poteva succedere di nuovo. Forse stava solo scherzando. Shinichi le si avvicinò e le sorrise.
-Piccola, sono io, Shinichi-
Quasi urlò il suo nome. Lo fece per farle capire che era lui, l'amico di una vita, l'amore di una vita. Non si poteva dimenticare tutte quelle cose. No, non poteva! Solo che lei sembrava proprio in un altro mondo. Ascoltava ma lo guardava come un alieno, come se stesse cercando di capire un'altra lingua.
-Piccola? Scusami veramente ma non mi ricordo di te...non ricordo nulla. So solo che mi chiamo Ran, credo, perché me l'ha detto quella ragazza di prima-
Era un incubo. Ran non si ricordava nulla. Shinichi si girò a guardare i dottori e chiese loro cosa le fosse successo.
-Ha perso la memoria per il trauma ricevuto sulla testa. Non sappiamo se è una cosa temporanea. Il medico che si occupa di lei sta parlando con i suoi genitori-
Infatti entrarono dalla porta correndo agitati Goro ed Eri. Subito andarono dalla loro bambina e iniziarono a stringerla e a piangere. Ma Shinichi stava ancora cercando di sfuggire da quella realtà. L'aveva persa, di nuovo. Cosa avrebbe fatto adesso? Le doveva stare vicino, le doveva stare accanto e aiutarla. Ma aveva paura che lei non lo avrebbe più voluto accanto. Eri gli fece cenno di avvicinarsi vedendolo fermo in mezzo alla stanza con lo sguardo sconvolto e spaventato.
-Quindi voi siete i miei genitori, e lui?-
Non aveva il coraggio di presentarsi. Cioè, presentarsi a Ran che conosceva da una vita? Ricomimciare tutto da capo sembrava troppo difficile per Shinichi in quel momento che non riuscì a fare uscire di bocca mezza parola.
-È Shinichi, il tuo fi...-
-Piacere Shinichi, sono un tuo amico d'infanzia-
Ma poi le parole uscirono a raffica tutte in una volta. Eri e Goro lo osservarono senza capire il suo comportamento. Quella parola "amici" faceva male. Dopo tanto tempo passato a nascondere la verità a Ran a causa dell'apotoxina, adesso, doveva camuffare di nuovo tutto. Ma lui aveva preferito così. Non voleva che lei sapesse che era il suo fidanzato. Se avrebbe dovuto aiutarla a ricordare sarebbe stato meglio da amici. Era una scelta difficile ma se, come diceva Ran, erano legati da un filo rosso al mignolo che li avrebbe tenuti insieme per l'eternità, allora, lui si fidava.
-Shinichi? Il tuo nome mi è familiare ma non ricordo nulla...sei l'unico di cui ricordo qualcosa, strano...-
Il giovane detective non sapeva se prendere la cosa negativamente o positivamente. Dalla porta entrò Sonoko piangendo. Sicuramente era stata chiamata da Eri.
-Ran sono io, la tua migliore amica, sono Sonoko!-
Ran scuoteva la testa. Non si ricordava nemmeno di lei, dell'amica con cui aveva passati tutti i momenti più belli e anche quelli più brutti. La cosa che aveva spaventato di più Shinichi era che i dottori avevano detto che non sapevano se era una cosa temporanea. Se era permanente avrebbe significato rinascere, ripartire da zero. Shinichi uscì dalla stanza e dall'ospedale con lo sguardo basso senza salutare nessuno. Prese un taxi e se ne tornò a casa. Si sdraiò sul letto con un braccio sotto la testa intento a fissare il soffito mentre gli passava davanti la scena in cui Ran gli aveva sorriso per la prima volta all'asilo. E poi iniziarono a passare, come una rappresentazione, tutte le immagini dei suoi sorrisi: quelli sinceri, quelli innamorati, quelli divertiti. Passarono tutti, uno più bello dell'altro, e fecero ricordare a Shinichi il motivo per cui l'amava. Era stato proprio il suo sorriso a farlo stendere a suoi piedi. Ma adesso non erano altro che amici, solo normali amici d'infanzia. La porta di casa Kudo si aprì richiamando Shinichi sul pianeta terra.
-Shin!-
Solo una persona, dopo Ran, lo chiamava così: Yukiko. La madre di Shinichi era tornata a casa stranamente. Lei non tornava mai senza avvertire se non c'era un grosso motivo. Bussò alla porta della stanza di Shinichi e poi aprì affacciando la testa dal piccolo spessore creato.
-Shin sei qui? Oh, tesoro mio-
Quando vide Shinichi che sbatteva continuamente le palpebre capì che stava per piangere. Non si può nascondere proprio nulla alla persona che ci ha messi al mondo. L'unica e la sola che ti capirà veramente in tutte le situazioni. Si avvicinò al figlio inginocchiandosi e strinse la sua testa a sé.
-Shin se hai voglia di piangere fallo, sei con la tua mamma, giusto?-
Gli sorrise quasi con le lacrime agli occhi pure lei. Yukiko era stata avvertita da Shiho: sapeva che Shinichi avrebbe avuto bisogno di qualcuno che lo consolasse e sapeva che lei non era in grado di farlo, dunque, aveva subito pensato all'ex attrice. Ovviamente, lei, non appena seppe tutto prese il primo aereo e arrivò dal figlio. Fu veloce perchè si trovava in Giappone. Shinichi si affidò completamente alle sue braccia e si fece consolare versando tutte le lacrime che poteva.
-Mamma è tutta colpa mia...se solo l'avrei lasciata sposare con Araide tutto questo non sarebbe successo...-
-Cercare scuse per odiarsi e per non cedere ai ricordi non servirà a nulla, Shin....tu la ami ed è questo che conta. Non puoi farti abbattare perché lei ha bisogno di te, vai!-
Shinichi smise di piangere e si alzò dal letto aiutando anche la madre a sollevarsi da terra. Poi la ringraziò e le diede un bacio sulla guancia. Yukiko fu sorpresa da quel gesto dato che Shinichi non era tipo da fare queste cose. Ma stavolta doveva davvero tanto alla madre che ancora una volta l'aveva aiutato a rialzarsi. Perché sì, anche i detective a volte perdono la fiducia in se stessi. Ma lui voleva di nuovo la sua Ran. Voleva di nuovo sentirla ridere come lei ride solo a lui, voleva di nuovo accarezzare la sua liscia pelle e sentire il suo calore, voleva sentire i brividi sul proprio corpo e sul corpo di Ran ogni volta che incrociavano i loro occhi anche per un istante. Shinichi rivoleva indietro la sua Ran che era diventata il senso di ogni suo giorno, momento. Lui l'amava e questa era l'arma più forte che aveva fra le mani.

Non basta più il ricordo ora voglio il tuo ritorno ~2~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora