Capitolo 10

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Ran si era appena svegliata. Si alzò a sedere e si sporse a guardare fuori dalla finestra: il sole, come ogni mattina d'estate, risplendeva alto nel cielo di Tokyo. Aveva voglia di respirare l'aria esterna, così aprì la finestra e uscì la testa. C'era vento ma era caldo, i suoi capelli le accarezzavano il volto facendole un po' di solledico. Non poteva stare chiusa in casa con una giornata del genere. Fece un salto giù dal letto e prese il cellulare per chiamare Sonoko e chiederle di fare un giro in centro, oppure, al parco. Compose il numero e al secondo squillo, Sonoko, rispose.
-Pronto?-
-Sonoko, sono io! Ti va di fare un giro? Stiamo fuori tutto il giorno e mangiamo fuori, allora?-
-Si, certo! Mi vesto e arrivo!-
Riagganciarono la telefonata contemporaneamente e andarono entrambe a sistemarsi. Ran prese l'intimo e i vestiti e si infilò dentro il bagno. Quando uscì poggiò il pigiama piegato sul cuscino e si diresse verso la cucina. Si fermò quando nel corridoio notò appesa una foto di lei e un bambino con gli occhiali davanti ad una piscina: sicuramente era Conan. Sorrise e andò a dare il buongiorno ai genitori che si trovavano entrambi nello studio investigativo. Il padre stava guardando un concerto di Yoko Okino che aveva registrato mentre la madre si trovava nel cucinino a fare il caffè. Salutò il padre che, troppo concentrato a fissare il televisore con la benda della popostar e la bava che gli usciva dalla bocca, non si accorse neanche della sua presenza. Ran scosse la testa divertita dalla sbadataggine del padre e andò dalla madre. Le diede un bacio sulla guancia e le disse buongiorno.
-Cara, non fai colazione?-
-Esco con Sonoko e mangiamo fuori! Hai bisogno di qualcosa?-
Eri ci pensò un po' e poi con uno schiocco di dita rispose.
-Tesoro, puoi andare al supermercato a comparmi dello zucchero? È quello dove sei stata con papà l'altro giorno, ricordi la strada?-
-Si, vado, te lo porto e poi aspetto Sonoko!-
Ran prese le chiavi di casa e una borsa ed uscì. C'era molta gente per strada quel giorno ma tanto il supermercato era vicino casa. Improvvisamente, Ran, sentì qualcuno che le afferrava un braccio. Si girò a guardare chi fosse e vide una bellissima donna dai capelli biondi platino. Aveva un viso familiare, forse la conosceva o l'aveva vista da qualche parte di recente.
-Scusami, ci conosciamo?-
-Ran, sono Sharon. Devi venire con me, ti devo parlare di una cosa molto importante. Vieni con me, allora?-
Non le diede il tempo di rispondere che la allontanò dalla confusione e la condusse in un vicoletto non molto illuminato. Ran si sentiva un po' spaventata: era con una donna che non conosceva, oppure non se ne ricordava, in un luogo che non ispirava fiducia e tranquillità.
-Tesoro, ho saputo che hai perso la memoria, mi dispiace. Ma non devi spaventarti. Sono un'agente segreto che si occupa dell'organizzazione criminale che ti ha rapita-
Ran trovò un po' di fiducia in quella voce così dolce. Pensava di essere finita nelle mani di chissà quale criminale, invece, era con un'agente che la voleva solo proteggere. E poi si mostrava così premurosa che era difficile crederla una cattiva persona.
-Ti ho cercata per avvertirti. Le persone con cui stai: i tuoi genitori, la tua migliore amica, Shinichi Kudo, e gli altri, sono messi d'accordo con l'organizzazione degli uomini in nero!-
Ran guardò l'agente come se fosse una pazza uscita dal manicomio. Quando sentì quell'affermazione si allontanò bruscamente dalla donna e mise le mani davanti a sé come per proteggersi. Come poteva dire che le persone che le erano state accanto in quel brutto periodo e che l'amavano e la proteggevano erano dei criminali?
-Ma cosa stai insinuando?! Loro sono le persone che mi vogliono bene!-
-Tesoro, lo so che mi stai prendendo per pazza, ma ti giuro che è la verità. Ti hanno fatto il lavaggio del cervello approfittandosi della tua perdita di memoria. Shinichi quando è stato trasformato in un bambino non riuscì a tornare adulto, dunque, fece un patto con quei criminali: loro lo fecero tornare adulto, ma in cambio vollero te!-
Ran iniziò a piangere. Tutte le sue convinzioni, i suoi pilastri sicuri, stavano crollando. Non poteva credere che il ragazzo che le mostrava così tante attenzioni avesse fatto una cosa del genere. Inoltre c'erano quei pochi ricordi che aveva riacquistato a dire il contrario.
-Io ho dei piccoli ricordi in cui vedo che lui mi amava! Non poteva essere tutta una messa in scena!-
-Non sono veri, anzi, lo sono ma il ragazzo che era con te non era lui! Ti hanno costretta a pensarla così.  Sei diventata un burattino nelle loro mani!-
Ed ecco un altro pilastro crollare. Il ragazzo di cui si era innamorata, quello arrogante, melodrammatico, timido, romantico, coraggioso e dolce, era soltanto un criminale! Non ci voleva credere, non si voleva arrendere. Aveva ancora una carta da giocare: lui l'aveva salvata!
-È stato lui a salvarmi dai rapitori!-
-Era tutto organizzato, Ran!-
-E cosa centrano i miei genitori e Sonoko con questa storia?-
-I tuoi genitori si detestano. Tu eri l'unica cosa che li avrebbe tenuti insieme a vita, eri un ostacolo. E per questo eri da eliminare. Sonoko non ti ha mai sopportata, ti invidiava per la tua storia d'amore perfetta-
Ran scivolò a terra priva di forze. Le sue gambe aveva ceduto e la sua vita si era infranta come vetro. Tutto quello che aveva: l'amore di Shinichi, l'affetto dei suoi genitori e della sua migliora amica...tutto distrutto, tutto cancellato nell'arco di qualche minuto. La donna bionda si abbassò e le accarezzò i capelli. Ma se i ricordi di Ran erano comunque veri, chi era il ragazzo che amava allora? Chi l'aveva resa felice?
-Chi era il ragazzo che amavo allora?-
-Si chiama Araide Tomoaki, fa il dottore nella tua scuola. Vi stavate per sposare quando si sono intromessi quei criminali!-
Ran si ricordò che Shinichi le aveva raccontato che aveva fermato il suo matrimonio. Non poté fare altro che credere a quella donna. Scoppiò in lacrime peggio di prima e iniziò a stringere le braccia su se stessa. Da dietro l'angolo del vicolo spuntò un uomo alto con un camice da dottore e gli occhiali.
-Dolce Angelo, lui è Tomoaki, il ragazzo che veramente amavi-
Ran, in un gesto disperato, quando vide quel giovane che le sorrideva dolcemente, gli si buttò addosso e lo abbraccio e lui, ovviamente, ricambiò. Mentre Ran sfogava il suo dolore su quello che adesso credeva l'uomo che l'amava, lui e la donna bionda, si lanciavano occhiate soddisfatte. L'agente donna che si era mostrata così amica con Ran non era altri che Vermouth che adesso aveva anche l'appoggio di Araide. La karateka stava credendo alle persone sbagliate, si stava fidando del demonio in persona.

Non basta più il ricordo ora voglio il tuo ritorno ~2~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora