Capitolo 5

1.4K 116 1
                                    

Shinichi era tornato all'ospedale e si trovava davanti la porta chiusa della stanza di Ran. Eri, Goro e Sonoko erano andati a casa per quel giorno. Ran ancora non poteva essere dimessa: dovevano ancora passare altri due giorni. Lui si stava preparando psicologicamente prima di entrare. Cosa le avrebbe detto? Le avrebbe dato fastidio vederlo? Shinichi scacciò quei pensieri. Alla fine, anche se senza memoria, era sempre la sua Ran, dolce e gentile con tutti. Si prese di coraggio e bussò alla porta. L'unica volta che si era sentito così nervoso con lei era stato a Londra, sotto il Big Ben. Una voce aldilà della porta disse avanti. Shinichi entrò timidamente e si chiuse la porta alle spalle. Poi si girò e incrociò il suo sguardo iniziando a percepire quei brividi assurdi.
-Ei, come mai resti lì? Vieni avanti!-
Shinchi non si era reso conto di essere rimasto davanti la porta ad ammirare la sua bellezza.
-Emh...si scusami-
Lui prese un sedia e la avvicinò al lettino. Non si sentiva più in imbarazzo o nervoso ma non sapeva cosa dire.
-Sei sempre così silenzioso? Allora raccontami un po' di te e di come ci siamo conosciuti. Mi hai detto che siamo amici d'infanzia, quindi, presumo che ci conosciamo da molto-
-Ci siamo conosciuti circa quindici anni fa all'asilo. Entrambi classe dei ciliegi. Tuo padre per sbaglio aveva calpestato la tua spilla rompendola ed io ti ho vista mentre ne facevi una di carta. Anche io avevo perso la mia e, con tono un po' arrogante, mi sono avvicinato e ti ho chiamato piagnucolona chiedendoti di farne una anche a me. Ci siamo conosciuti così-
Shinichi era di nuovo imbarazzato. Ora che le aveva detto di essere stato arrogante con lei si sentiva in colpa. Aveva paura che lei l'avrebbe preso per un tipo da cui è meglio allontanarsi. Non poteva biasimarla dopo averle raccontato il suo primo incontro.
-Ahaha wow che primo incontro! E poi?-
Ran gli sorrideva. Allora, non l'aveva presa a male. Giá, questa era la solita dolcezza di Ran.
-Poi mi hai fatto una spilla e mi hai sorriso e non ci siamo mai piú separati diventando grandi amici. Sono un detective liceale conosciuto in tutto il Giappone e, anche se sono cresciuto, tu mi continui a dire che sono un grandissimo arrogante!-
Scoppiarono entrambi a ridere divertiti. Non c'era parola per descrivere quello che erano in quel momento. Era tornata di nuovo l'allegria che avevano sempre avuto, la loro complicità.
-È strano...di tutte le altre persone che ho incontrato non ricordo nulla ma il tuo nome è famigliare...non so ma mi fa sentire protetta, al sicuro-
Negli occhi del ragazzo si accese un barlume di speranza. Forse Ran poteva ancora ricordarsi tutto. I loro momenti, la loro storia. Lei gli sorrideva, nonostante non si ricordasse nulla già si fidava di lui.
-Purtroppo non ricordo, ma sono sicura che tu sia una persona molto importante per me e voglio che continui ad esserlo. Mi hanno raccontato quello che mi è successo. Mi hanno anche parlato di un'organizzazione criminale, ne sai qualcosa?-
-Circa un anno fa, dopo che tu hai vinto il torneo di karate, ti ho portata a Tropic Land come regalo. Prima di tornare a casa ho inseguito due loschi figuri, appartenti all'organizzazione in nero, che mi hanno colpito in testa e fatto ingerire una strana sostanza: APTX4869. Questo veleno mi avrebbe dovuto uccidere ma mi ha rimpicciolito. Anche se eri la mia migliore amica non ti avevo detto nulla per proteggerti e sono venuto a vivere a casa tua: da lì è iniziata la vita di un bambino che si chiamava Conan Edogawa che era stato lasciato qui dai genitori per motivi di lavoro ed era andato a vivere dal grande detective Goro Mouri: tuo padre. Lui improvvisamente diventò un genio a risolvere casi ma in realtà ero io che lo narcotizzavo e lo facevo parlare. Non confessandoti tutta la verità ti ho fatta soffrire tanto. Ma adesso è passato tutto-
Più Shinichi parlava e più si rendeva conto di aver vissuto una vita da film di fantascienza. Ran ascoltava attenta quello che diceva Shinichi e non riusciva a capire perché lei aveva sofferto così tanto la sua mancanza. Cioè, sicuramente era preoccupata ma per un amico non si soffre così tanto. Peró non tardò a capire, comunque preferì stare zitta per il momento.
-Posso chiederti com'è finito tutto questo? Cioè la mia sofferenza per te e l'organizzazione-
-Ti stavi per sposare due mesi fa con un uomo più grande di te. Ma ti ho fermata ad un passo dal sì. Qualche giorno dopo io sono stato ferito da un proiettile da Gin, un uomo dell'organizzazione in nero, e poi sono entrato in coma. Ne sono uscito un mese e mezzo dopo grazie a te-
-Ero innamorta di te?-
Ran disse quelle quattro parole con la stessa velocità di una pistola che ha appena sparato dei proiettili. Shinichi spalancò gli occhi a quella domanda. Subito notò che lei teneva gli occhi bassi ed era arrossita e il suo eccezionale intuito gli suggeriva che aveva provato vergogna per quella domanda. Shinichi strinse leggermente gli occhi in un dolce sorriso. Amava la timidezza di Ran e amava vedere le sue guance diventare scarlatte. Le aveva raccontato troppi dettagli forse? Come aveva potuto capirlo in cosí poco tempo? Il detective non sapeva cosa risponderle. Ma non voleva ricominciare da zero con le bugie.
-Sì...ed io di te da una vita, e non puoi capire quanto mi faceva male esserti così vicino e non poterti dire niente-
-Quindi noi due stavamo...-
-Già! Avevamo anche deciso di sposarci una volta finito il liceo e l'università. Ma se con te devo ripartire da zero, preferisco farlo da amico. Una volta mi hai detto che siamo uniti dal destino da un filo rosso attaccato al nostro mignolo, non ho paura di perderti Ran. Se è destino ti innamorerai di nuovo di me-
Ran ammirava Shinichi per le sue parole. Anche se lei non avesse recuperato la memoria, lui, non si sarebbe arreso. E poi quel senso di leggerezza e protezione che sentiva quando c'era lui le suggeriva che senza di lui la sua vita non sarebbe stata piú la stessa.

Non basta più il ricordo ora voglio il tuo ritorno ~2~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora