"Allora ciao." Lo saluto così, rubandogli un bacio prima di vederlo sparire via sulla sua macchina.
Ringrazio mentalmente mamma perchè non ci ha ancora spiato alla finestra, non ha bussato quando suonavamo, si è limitata a scomparire.
Perchè non ho bisogno di parlarne, ora. Mi va bene così.
Sistemo i fogli sparsi dal piumone stropicciato alla scrivania.
Vendendo la sua scrittura pasticciata, le lettere tremolanti perchè scrivere con una chitarra al busto non è semplice, le sue frecce che collegano frasi sparse, le lettere che si elevano e cambiano riga senza che lui ci faccia caso, mi viene da sorridere.
Perchè da questo istante questo è un ricordo, un reparto della mia ingenua adolescenza.
"If that ain't love, then I don't know what love is."
Ci sono così tante frasi che la mia vista si sdoppia.
"I close my eyes and start to imagine us again."
Chiudo gli occhi e comincio ad immaginarci ancora.
Brividi.
"Gay?! Frocio dici? Mio figlio?! No, no." Papà, appena rincasato dal lavoro, mi distrugge con le sue urla che sento distinte anche a distanza di un piano.
"Jonathan?! Ma come te ne esci con queste parole scusa?" Mamma sembra spazientita, mentre scendo in silenzio le scale.
Papà ride.
"Io? Sei tu che racconti cazzate, mio figlio omosessuale? Mio figlio che pensa a cazzi? Ti sbagli donna." Le sue parole mi prendono dritto al petto congelando tutto ciò che trovano.
Faccio fatica a respirare.
La bocca di mamma si spalanca e le esce un respiro strozzato.
"Come ti permetti?!" E mamma non lo dice solo per proteggere me, ma anche se stessa.
Papà ride ancora, così forte che la forza del suo tono mi da alla testa.
"Alex?" Mi chiama e sono tentato di non rispondere.
Di non andare.
Di scappare.
Ma dove?
"S-sì, papà?" Appaio alla sua vista e così lui alla mia.
Ha una camicia a quadrettoni che finisce dentro ai pantaloni.
"Sei gay?" Quasi le sue parole mi stupiscono, perchè avrebbe potuto dire 'frocio', ma non l'ha fatto.
E sembra così sbagliato liberato dalle sue labbra.
Non riesco a contenermi e tremo a vista d'occhio, le mie braccia continuano a muoversi negli stessi movimenti marcati.
Deglutisco e papà tiene i suoi occhi scuri nei miei e vedo quella speranza che sia tutta una grande bugia.
Il mio capo trema così forte che sembra quasi un cenno di negazione, ma i miei occhi lacrimano e papà capisce che così non è.
I suoi occhi diventano improvvisamente grandi ed indietreggia piano, come se io potessi colpirlo fatalmente in ogni momento.
"Papà..." E vedo doppio, perchè le lacrime mi offuscano la vista, la mia bocca piena di amarezza, la mia espressione corrugata.
Now he closes his eyes but he knows he just can't see the moon
Jonathan si porta le mani alla faccia e la tira sotto il loro potere, sento il suo respiro su di me anche se c'è distanza tra di noi.
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The Keeper.
Fanfiction"La timidezza è quando distogli lo sguardo da una cosa che vuoi. " - Jonathan Safran Foer. Genn&Alex.