Lui.

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Ero attratto da quegli occhi che trasmettevano sete di sangue.

<<Chi diavolo sei tu?>> Sussurrai.
Il mio corpo era ancora in prenda alla calma più totale.
<<Mh, chi sono io? Prima di chiedere il nome ad altri bisogna presentarsi, non credi?>> Sorrideva, era inquietante nessuno sarebbe capace di sorridere davanti alla persone che vorrebbe tagliarti la testa.
Strinsi ancora più saldamente la spada, ciò mi rilassava ma allo stesso tempo mi innervosiva.
Quell'avversario non era alla mia portata, ne ero certo.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi e con un movimento felino brandì la spada e la puntai contro di lui facendo così fuoriuscire dalla punta delle fiamme.
Approffittai del trambusto per tentare la fuga, non so come ma tutto andò per il meglio, mi ritrovai a volare sopra la foresta.

<<Ahr->> Ebbi un colpo di tosse inspiegabilmente.
Ma il corpo che un paio di minuti fa era pieno di energie ora era esausto senza nessun apparente motivo.
<<Cosa... succede...>>
Pian piano le forze mi abbandonarono e lo vidi, lui, mi inseguiva a gran velocità, i suoi occhi mi perforarono.
<<Vedo che il veleno ha fatto effetto>>
Sorrise pronunciando quelle parole.
Non ce l'avrei mai fatta, fuggire o combattere? Tutte e due mi avrebbero portato allo stesso risultato, la morte. Mi arresi e mi gettai in picchiata, senza speranze, nella foresta.

-Non ti arrendere-

<No, ormai non posso fare più nulla>

-Non ti arrendere-

...

-Non ti arrendere-

-Non ti arrendere-

Quella voce, quel pensiero, è la mia coscienza.
O forse meglio dire, la coscienza del vecchio me stesso.

-Non ti arrendere-

<<Smettila>>

-Non ti arrendere-

-Non ti arrendere-

<<Smettila!>>

-Non ti arrendere-

-Non ti arrendere-

-Non ti arrendere-

<<SMETTILA!! BASTA!!>>

Esplosi.
Non ce la facevo più, la frustazione di essere ritornato inutile come sempre mi divorava.

E finalmente caddi.
Potevo sentire il freddo suolo.
Il pensiero di morire lì mi cullava.
Finalmente potrò abbandonare tutto.

-No, tu non morirai qui-

La mia coscienza stava sottomettendo la mia volontà.
Mi alzai.
Lo vidi, lui era lì appoggiato ad un albero a gustarsi quella patetica scena, rimasi colpito da quegli occhi rossi che mi scrutavano l'anima perforandola.
Ahri, per un attimo i miei pensieri tornarono a lei inspiegabilmente, ma mi scostai subito.
Non mi rimase che provare un ultimo approccio.
Mi sistemai e con tono fermo incominciai a presentarmi.
<<Piacere, sono un occhirossi e il mio nome è...>>

<<So come ti chiami.... papà>> Mi sorrise.
Brandì la spada e mi scaglia verso di lui con tutte le mie forze.

<<Vedo che ora si incomincia a fare sul serio>> Continuava a sorridere, era inquietante.
Una creatura del genere poteva essere mio figlio?

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