Cosa ci fai tu qui?

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Due giorni dopo

Dal giorno in cui Joker mi aveva presa, le mie amiche dormivano sempre a casa mia.
Le dicevo sempre di continuare la loro vita, ma loro tornavano puntualmente ogni sera a cena.
Quella notte mi sentivo particolarmente strana. Erano due giorni che non dormivo, è vero, ma ero sicura che non centrasse niente.
Sentivo uno strano formicolio nel ventre.
Stavo cercando di intuire cosa potesse essere, quando una fitta me lo fece capire immediatamente.
« CAZZO!! » gridai all'improvviso e imprecando ancora per qualche minuto, accogliendo il mio "Armageddon" personale.
Madison scattò in piedi e prese l'ascia che tenevo in camera da letto. « Hey, hey, hey, Mad! Lasciala, che non la sai usare! E poi domani devo andare a spaccare la legna a casa del Sg. Ross, ti ricordi? Non la rovinare! »
Di tanto in tanto andavo a casa di persone che non riuscivano più a fare le cose come una volta. A Gotham non c'erano molte case di campagna, ma in quelle che c'erano, ci abitavano degli anziani o delle famiglie che avevano bisogno di aiuto e, dato che non avevo un lavoro, guadagnavo quel poco che bastava a farmi sentire gratificata con me stessa.
« Mi hai fatto prendere un colpo! » mi disse Madison Spaventata.
« Mad, presto, la pillola! » gridò Katrine
« Cosa? »
« SBRIGATI! » urlai io.
Sembra un esagerazione, ma fidatevi, non lo è. Avendo problemi importanti all'utero, il mio ciclo mestruale era più che doloroso. Una vera e propria maledizione.
Madison si stava incamminando verso la cucina quando sentii la porta sbattere e le feci segno di indietreggiare.
« Dammi l'ascia. » sussurrai. A questo punto il dolore mi passò di mente, e mi concentrai sui rumori, anzi, sull'attuale silenzio.
Madison obbedì e, mentre loro si accucciavano sotto le coperte, io scesi dal letto e feci roteare l'ascia per prendere potenza nel colpo.
Solo allora cominciai a sentire dei passi che poco dopo si fermarono. Poi una sedia venne spostata e probabilmente, chiunque fosse, aveva poggiato qualcosa sul tavolo.
Io ero scalza, e cercavo di fare meno rumore possibile, ma il rumore dell'ascia che vendeva l'aria non aiutava i miei intenti.
Entrai quindi lentamente in salotto e quello che vidi fu scioccante.
Vidi un uomo dai capelli verdi seduto su una sedia, con i piedi poggiati sul tavolo e la giacca delicatamente posata sulle gambe.
Mi cadde l'ascia rimpiangendo quella stupida affermazione. Non poteva essere vero.
Joker era seduto sulla mia sedia, al mio tavolo, in casa mia, e mi guardava con la testa gettata all'indietro, per scoprire quale fosse stata l'origine del rumore.
« Eh la Madonna! Addirittura un'ascia! »
La ripresi immediatamente « Cosa ci fai qui? » chiesi.
"Se avesse voluto uccidermi mi starebbe puntando un'arma alla testa, o mi sbaglio?" pensai tra me stringendo la presa sul duro legno del manico dell'arma, fino a sbiancarmi le nocche, pur sentendo le forze venirmi meno.
« Per farti qualche domanda. »
« Tipo? »
« Perché? Perché lo hai fatto? »
"Fatto? Fatto cosa?" pensai. Il silenzio che ci fu dopo, mi ricordò del mio "problemino" e cedetti al dolore, attirando l'attenzione del clown « Che ti succede? »
Ero sudata fradicia e mi avvisi in un punto preciso della stanza.
« Possiamo parlare dopo? »
Visto tutto il tempo che stava passando, Madison mi raggiunse, ma rimase paralizzata.
« Non urlare. » le dissi « Ti prego »
« Avanti, mi piacciono le urla delle persone che hanno paura di me! »
« Si, ma a me danno fastidio! » gli risposi a tono, infastidita e nervosa.
« Tu sei davvero strana. »
Anche Katrine arrivò, e, insieme a Madison, corsero via.
Siamo tutti forti immaginando situazioni pericolose, ma non vivendone.
« Chi fa da se fa per tre. »
Mi avvicinai alla scatola delle pillole, che si trovava accanto al posto dov'era seduto Joker.
Lui guardava di sottecchi, mentre io continuavo a sudare cercando di camminare il piú dritta possibile « Non fare finta di non sentire dolore. Hai la mascella contratta e stai sudando come un cane. Si può sapere che succede? »
«Non sono affari che ti riguardano. »
Afferrai una siringa e una scatola di pillole giallognole e dall'aspetto gommoso. Riempii la siringa ed eliminati le bolle d'aria, poi, Aiutandomi con la sedia sulla quale sedeva Joker, salii sulla mensola della cucina e mi iniettai il liquido presente nella siringa per poi prendere la pillola, accompagnata da un bicchiere d'acqua.
L'uomo mi guardava con sguardo indagatore mentre il mio viso riprendeva colore.
Il suo volto era così espressivo da farmi immaginare la sua domanda, e quindi gli diedi la risposta.
« Morfina. » dissi io.
Dopo qualche istante continuai « Cosa volevi chiedermi prima? »
« Perché lo hai fatto? »
« Cosa? »
« Fermare Batman! »
« Ero in una specie di debito ed è sempre meglio saldarli subito i debiti. »
« E riguardo alla mia battuta? Nessuno aveva mai riso prima, se non i mie scagnozzi. »
« Il perché te l'ho già spiegato quella sera. Tu non mi fai paura e di conseguenza non ho paura di ridere.» menzogne. «Altre domande? »
« Perché prendi la morfina? »
« Diciamo questioni ... femminili. Le mie fanno più male di come dovrebbero essere normalmente. Poi? »
« Mmh. Perché non hai paura di me? »
Ci pensai un attimo. Quella era una bella domanda, perché effettivamente io avevo paura di lui, ma evitavo di dimostrarlo.
« Perché sono strana! » risposi sorridendo ripensando alla sua affermazione.
Solo In quel momento il mio sguardo cadde sulla sua spalla, e notai del sangue.
« Non ti fa male? » gli chiesi facendo cenno con la testa verso la ferita.
« Non sono io quello fa le domande? »
« Adesso te ne ho fatta una io. »
« Perché vuoi saperlo? »
« Perché prima volevi sapere tutte quelle cose? » risposi facendolo sorprendente tacere.
Dopo qualche momento, Joker si decise a rispondermi « Non troppo. Non è un dolore assurdo come il tuo. »
« Non so se offendermi o meno. Comunque, se ti fa male, te la medico »
« Cosa? » chiese stupito
« Non ti sei mai medicato una ferita? »
« No. »
« Oh. Wow. Vabbè, togliti la camicia e compagnia. » gli ordinai mentre andavo in bagno per prendere l'occorrente
« Perché, tu non puoi togliermela? » disse ghignando e sprizzando perversione da tutti i pori.
All'inizio la cosa mi fece sorridere, ma poi invece mi inquietò.
Scene inaspettate, data la presenza di un serial killer nella mia casa.
Andai a prendere la cassetta del pronto soccorso, e quando tornai rimasi decisamente affascinata dal fisico di Joker. Indubbiamente pieno di cicatrici, ma la cosa non diminuiva quella sorta di aura di perfezione oggettivamente presente.
« Di certo non mi aspettavo un pancione da non mese, ma neanche questo. » affermai schietta provocando la risata del clown che sorrideva soddisfatto.
Io mi accomodai di nuovo sulla mensola e, incastrando il mio piede tra la gamba della sedia e la sedia stessa, riuscii, con un po' di sforzo, ad avvicinarlo a me.
« Però, quanta forza in quelle gambe apparentemente fragili! Ahahahah! »
« Siamo in vena di complimenti, eh? »
Lo girai in modo da avere la sua spalla all'altezza del ventre.
Presi disinfettante ed ovatta e cominciai a tamponargli la ferita.
Potevo vedere la sua mascella irrigidirsi, quindi gli riproposi le sue stesse parole « Non fare finta di non sentire dolore, Jack. Hai la mascella contratta! »
Nel sentire il suo nome, Joker spalancò i suoi occhi neri girando il viso verso di me.
Io facevo finta di non guardarlo, ma ero troppo curiosa di vedere la sua espressione, quindi gli lanciavo occhiate nervose per la sua possibile reazione tra una tamponata e un'altra.
« Hey, devo pur informarmi sulle persone che mi liberano dopo che le ho dato il mio indirizzo! » riuscii a trovare una scappatoia, e lo vidi rilassarsi. In fondo, il suo nome era nei database della polizia, ed erano facilmente reperibili via internet.
« Ok, Joker. Ora te la ricucisco. »
« Dove hai imparato? » mi chiese dopo qualche minuto di silenzio.
« Mi sono esercitata su un mio amico. Hanno cercato di ucciderlo più volte » gli risposi pensando a Bruce.
« Mmh. » rispose solo lui.
Chiunque al mio posto avrebbe fatto in modo da fargli molto male. Ma io no. Anzi, cercavo di essere il più delicata possibile, e questo stupì anche me.
Il mio sguardo cadde sbadatamente sulla sua muscolatura, quasi scultorea, resa realistica da un po' di peluria sul petto.
Era calato il silenzio tra noi, che cercai di spezzare il più presto possibile in modo da distogliere i miei pensieri da lui.
« Allora. Qualcosa mi dice che tu non sei qui solo per chiedermi spiegazioni. In fondo potevi anche non scomodarti a venire a casa mia. »
« Mmh, in effetti no. »
« Che c'è? »
« Quel fottuto pipistrello mi ha demolito il rifugio e ora non ho dove dormire. Di solito ne ho uno di riserva. »
"Quel fottuto pipistrello" se ora sapesse che sei qui ti scuoierebbe." pensai tra me.
« Senti, io ho un divano-letto dentro. Ti ospito per stanotte solo se mi prometti che domani te ne andrai di qui prima del mio risveglio. Siamo d'accordo? » in fondo, se avesse voluto uccidermi, avrebbe già potuto farlo.
« Vedi? Non ho sbagliato a lasciarti vivere. Ora si che hai quel briciolo di pazzia che serviva. »
« Lo prendo come un "Si, grazie". Ti avviso, mi alzo molto presto la mattina. »
Nessuna risposta.
Poi, d'un tratto, mi chiese « Perché ti fidi di me? »
"Non lo so..."
« Perché tu cerchi la mia fiducia. »risposi seria « Vedi, la fiducia è come una gomma. Riesce a cancellare solo una certo numero di errori, perché si consuma. Diciamo che io avevo una gomma di riserva e ora la sto utilizzando con te. »
Joker mi osservava attentamente, quasi a cercare quel minimo movimento che lasciasse intravedere la menzogna nelle mie parole, ma non la trovò.
Nei suoi occhi neanche più un minimo accenno di pazzia.
Sembrava che mai nessuno si fosse fidato di lui.
Mi guardava come se volesse dire "Ma che, sul sero?"
« Ti metto a disposizione i trucchi, a patto che ti strucchi prima di dormire. Non vorrei che le federe si sporchino. »
Si. Molto normale. E' proprio da me. Un supercriminale dormirà a casa mia e io mi preoccupo delle federe.
Il clown assunse un'espressione contrariata, ma poi accettò, riluttante.

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