Biblioteca.

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La notte era calata. 

Il frinire delle cicale entrava dalla finestra aperta insieme ad una piacevole arietta fresca.

Scese dal letto e con passo felpato corse nel corridoio, fino a giungere davanti la grossa porta antica.

Aveva in mano la lettera, la chiave e il gessetto. Inserì la chiave e la girò due volte. Il buio lo attendeva. Entrò e la porte si chiusero di colpo. Jason era circondato dall'oscurità, cominciava ad ansimare, si sentiva soffocare. Ad un tratto come per magia si accese delle torce, brillavano di un azzurro intenso. 

La paura era stata rimpiazzata dallo stupore.

La camera era una biblioteca molto grande con arazzi sparsi tra le pareti e un'infinità di provette e strane sostanze su alcuni banconi da lavoro. Il ragazzo avanzò a passi incerti verso il centro della stanza. C'era un grande tavolo di marmo con sopra un libro, e un'altra lettera. 

Un sigillo era posto su di essa, Jason la prese, rimosse il sigillo e cominciò a leggere: "Se sei qui significa che hai seriamente accetto la mia proposta e che vuoi seriamente mettere in gioco la tua vita. Bene, segui queste semplici procedure e sarai dentro la battaglia.

Apri il libro, vai a pagina 444, usa il gessetto, e vai in guerra."

"Questa lettera mi sta davvero aiutando" pensò ironicamente il ragazzo.

Pensando a qualche strano scherzo, che il proprietario della casa aveva lasciato per i futuri inquilini.

Fece come c'era scritto, ma sfogliando il libro, arrivando nella pagina richiesta, vide una lingua incomprensibile da decifrare, sembrava geroglifico.

"E adesso come cazzo faccio?" si domandò.

Il libro cominciò a brillare e Jason, con sua meraviglia, seppe leggere quelle parole.

"Traccia un pentagono, disegna i quattro elementi principali all'interno del cerchio, impregna il disegno con un goccia del tuo sangue, esprimi un desiderio" furono indicazioni brevi e precise, e Jason le seguì chiedendosi se stesse facendo correttamente.

 Ad un certo punto, quasi alla fine della procedura, pensò: "Ma cosa desidero?" una domanda alquanto complessa, lui stava bene così. Effettivamente non gli mancava nulla, allora che cosa poteva desiderare? Ciò che era scritto nella lettera? Ma non era un suo desiderio, e poi non vi era un vincolo proprio su quel punto.
Quindi Jason desiderò solo di continuare a stare bene.

Il cerchio si illuminò, di una luce fredda e intensa.

Un secondo dopo vi fu un'esplosione e svenne.
"Hei, svegliati, non ho tempo da perdere qui. Sveglia!" urlò una voce profonda che fece saltare in aria Jason dal suo sonno.

Ci volle un po' per focalizzare ciò che aveva davanti. Era l'Idra del suo sogno. 

Adesso aveva paura, si alzò di scatto e corse verso la porta. Cominciò a gridare aiuto, ma non ci fu verso, la porta non si apriva.

"Stupido umano girati" ordinò la creatura con voce calda ma tagliente.
Jason la guardava inorridita, aveva troppa paura.

"Tu saresti il mio posseduto? Certo che fai proprio pena. 

Io sono Kuros, custode cardine dell'acqua. Mi hai evocato... ma sai che ci faccio qui? Di certo non ucciderti, se è questo che pensi". A quelle parole Jason si calmò, avendo colmato il suo dubbio principale. Era stranamente razionale in quel momento, come se non fosse possibile per lui in un situazione simile.

"Che cosa vuoi?" chiese il ragazzo.

"Cosa vuoi tu, hai espresso un desiderio specifico. E con questo si è chiuso il processo di convocazione. Sei ufficialmente in guerra e io sono qui per aiutarti. Adesso prendi il gessetto e stipuliamo il patto" la creatura a quelle parole si trasformò. 
Pelle azzura, capelli lunghi e con uno scintillio da sogno. Occhi rossi come il fuoco, che mal si sposavamo con il resto, ma che gli attribuivano un "non so che" di ipnotico.
Era proprio l'umanoide del suo sogno. Che fosse stata una visione? Ormai non importava. Quella situazione era davvero surreale, tanto che i brividi che provava Jason erano l'unica certezza che tutto ciò non fosse un sogno.

Jason si alzò e andò di fronte alla creatura con il gessetto che aveva messo in tasca, lo stringeva con una foga tale da farlo sembrare un'arma.

"Bene, dimmi una cosa, che mi dai in cambio dei miei servigi?"

"Non dispongo di nulla..." rispose a malincuore il ragazzo.

"Beh, invece si. Saresti disposto a lasciarmi libera dopo la guerra? Nel caso in cui dovessimo vincere ovviamente" disse l'umanoide dalla pelle azzurra.
"Se è questo che vuoi..." disse Jason, senza porsi troppe domande sul significato... o forse era semplicemente paura? Non lo sapeva più nemmeno lui.
"Bene, fai una grande X a terra e poggiaci la mano", disse Kuros.
Il ragazzo fece quanto detto e anche la creatura fece la stessa operazione.
Il famiglio recitò qualche strana parole e la "X" si illuminò.
"Abbiamo finito" disse Kuros

"Tutto qui? Niente strabilianti trucchi magici? Mi deludi" disse con il suo solito cinismo per scaricare la tensione immensa che provava.

"Zitto stronzetto, hai bisogno di riposare, conserva la chiave e vediamoci domani sera, sempre qui. Ti aspetto, adesso vai via, sono stanco."

A quelle parole il ragazzo andò via, con un sorriso tale da sembrare finto.

Era incredibile. Non sembrava nemmeno vero. Tante domande cominciarono a comparire nella sia mente quando fu sul suo letto, ma il sonno prevalse, era stremato. Chiuse gli occhi e la notte cullò dolcemente il sonno del ragazzo.

Familiar's warDove le storie prendono vita. Scoprilo ora