Thunderbolt

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Jason si sveglio dalla sua notte di allenamento. Faceva strano pensare che durante il suo sonno notturno, avrebbe migliorato le sue capacità magiche.

Scese in cucina e vide un bigliettino piegato, accanto a dei waffles ormai freddi. Mentre prendeva un pezzo della sua colazione, Jason aprì il bigliettino. Recitava: "Jajay" era così che lo chiamava suo padre, "siamo andati fuori città a fare una commissione. Ci vediamo per cena, perché non cogli l'occasione per fare un giro in città? Ci vediamo sta sera. XOXO da Mamma e Papà".

Una giornata da solo, perfetto. Poteva allenarsi, la cittadina poteva aspettare. Salì per le scale, prese la chiave ed entro in biblioteca urlando: "Kuros!? Sei qui?", ma tutto tacque.

La stanza era vuota, le torce azzurre davano un atmosfera calma e pacata alla stanza.
Kuros doveva essere uscito da qualche parte, pensò il ragazzo.
Quindi chiuse la porta della biblioteca, girò la chiave e gli occhi si posarono sugli incantesimi di comando. Pensò al modo in cui avrebbe potuto utilizzarli.
Sarebbe stato interessante capirne gli utilizzi. Ma, senza Kuros non poteva fare molto o conoscere di più, quindi si ripromise di chiederglielo dopo.

Scese le scale e colse l'occasione dell'assenza del famiglio per andare in città. Distava circa quindici minuti a piedi, avrebbe fatto una passeggiata.
Uscito di casa Jason notò immediatamente il cielo cupo, nubi temporalesche coprivano il cielo. Fu stranito dal quel clima, era piena estate, un tempo del genere era raro da vedere ma non ci pensò più di tanto e si diresse in città.

Arrivato nella via principale Jason fu colpito dalle case tutte in pietrisco stile gotico, con finestre moderne. Avevano un colore diverso l'una dall'altra, e al centro della piazza c'era una grande fontana di marmo con una sirena sopra.

La Piazza in cui si trovava era circondata da bar, ristoranti e negozi.
Decise di sedersi un attimo su una panchina accanto alla fontana, per guardare la gente che passeggiava o che entrava in qualche negozio per fare spese.

Il telefono squillò:
"Pronto?"

"Jayjay, abbiamo avuto un imprevisto, purtroppo non penso che arriveremo presto. La Mamma ha lasciato 20 dollari nel cassetto delle stoviglie in cucina. Ti dispiacerebbe se con quelli comprassi la tua cena? Non siamo sicuri di poter fare in tempo per mangiare tutti insieme."

"No problem, ho già dei soldi con me" rispose "ci vediamo sta sera".

"Stai attento Jayjay, assicurati di avere l'ombrello. È da ieri notte che c'è un tempaccio. Comunque, ci vediamo a casa. Ti voglio bene".

Suo padre chiuse la chiamata, effettivamente avrebbe potuto portare un ombrello. Dall'aspetto delle nuvole da lì a poco avrebbe piovuto.

"Questo tempo mi mette nostalgia", disse qualcuno accanto a Jason.

Trasalì e si girò di scatto.

Vide un ragazzo con la barbetta, i capelli rasati. Abbastanza alto e atletico, con un paio di occhialini tondi.

Il ragazzo rise: "Scusami, non volevo spaventarti".

"Figurati, non avevo notato ti fossi seduto qui", disse Jason.

"Oh, perdonami allora. Non era mia intenzione disturbarti", disse il ragazzo mentre buttava lo sguardo al cielo. "Ci sarebbero delle belle stelle sta sera, se non fosse che questo tempo rimarrà fino a domani, secondo le previsioni".

"Già" rispose Jason, infastidito dalla conversazione tipica di un novantenne che sapeva parlare solo del clima.

Il ragazzo  girò il viso, mostrando i suoi occhi nocciola molto chiari, con degli screzi di giallo, ed allungò la mano.

Familiar's warDove le storie prendono vita. Scoprilo ora