Capitolo 8.

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Nash: come te la passi?

Nash: hai già scopato qualcuno?

Blocco lo schermo, non rispondendo, e con le lacrime agli occhi dico "forse è meglio che vada".
"È successo qualcosa? Posso aiutarti?" Mi dice preoccupato Lucky.
"No davvero, si è fatto tardi, non c'è bisogno che mi accompagni, farò una passeggiata" dico tutta d'un fiato.
"No. Ti accompagno io" dice subito Lucky.
"Davvero, grazie mille, farai tardi dai tuoi amici" dico.
"Che si fottano" dice porgendomi il casco e sale sulla sua moto.

Una volta arrivata a casa salgo le scale e vado in camera mia, mi chiudo a chiave e appoggio la schiena sulla porta scivolando a terra piangendo.
È tornato, non può continuare a farmi del male, è così cattivo con me.

Tra i singhiozzi sento il cellulare squillare, è Lucky, se non rispondo poi non vorrà più parlarmi, so che sono un po' incoerente ma quel ragazzo lo voglio come amico.
Rispondo. "Pronto?" Dice. "Pronto.." Rispondo cercando di non far sentire che stavo piangendo. "Vorrei tanto sapere cosa ti succede, so che non ci conosciamo da molto ma sai...mh...pensavo fossimo amici" dice un po dubitante. "Oh." Dico solamente, se parlo finito per piangere di nuovo. "Mh okay, non vuoi parlarne, ci vediamo allora." Dice, prima che chiuda dico "No! Okay te lo dico, solo che...non so...solo non scappare da me,okay?" Dico velocemente. "Se vuoi vengo lì e ne parliamo" mi propone. "C-certo" balbetto.

.....

Siamo in camera mia e sto letteralmente piangendo, siamo seduti su letto, e io sto raccontando tutta la mia vita di quand'ero in America, adesso sa tutto di me, sa anche dell'autolesionismo.
La mia storia non è chissà che cosa, ma purtroppo sono stata usata dal mio migliore amico, ormai diventato il mio scopamico, per esaudire le sue esigenze sessuali per poi essere lasciata in disparte ed essere chiamata puttana da lui stesso  per aver fatto quello che per me si chiama amore con la persona di cui ero innamorata; poi il matrimonio dei miei genitori ha cominciato a sgretolarsi quindi ogni sera in casa mia c'erano cose rotte, urla e pianti.

Appena finisco di raccontare, piano piano si avvicina e mi abbraccia. In quel momento credo di sentire delle farfalle svolazzare nel mio stomaco, ma sarà sicuramente una mia impressione. Lo conosco da così poco eppure è l'unico che non prova compassione per me ma che appena ho finito di raccontare la mia storia si è limitato ad abbracciarmi e non mi ha liquidata con una scusa.
"Ho bisogno di fare una cosa." Dice interrompendo i miei pensieri, si stacca dall'abbraccio e si avvicina nuovamente, prende delicatamente la mia mano e la guarda poi guarda me,per un momento penso che voglia baciarmi, invece alza la manica della mia felpa e comincia a darmi dei baci sul polso.
"Cazzo. Non lo fare mai più, adesso ci sono io" sussurra.
Si avvicina a me e io lo lascio fare.

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