Capitolo 11

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Una settimana dopo Charlotte era ancora rinchiusta in stanza ma a farle compagnia c'erano Emily e Jessica,pronte ad aiutarla in qualsiasi ora del giorno,tanto che si erano praticamente trasferite in camera mia.
Grazie a loro Charlotte era riuscita a fare un giro nel parco ed aveva pranzato due volte in mensa,naturalmente setacciando ogni angolo per evitare Luke.
Non capivo perchè la aiutavano a evitarlo ma senza di loro Charlotte sarebbe messa molto peggio,e per questo non mi lamentavo.

Quel sabato sera andai al lavoro come sempre.Emily mi aveva indicato una scorciatoia per arrivare prima al John's bar ,così la presi.
Joseph e Vivienne erano già là quindi andai subito a cambiarmi.
Come in ogni normale sabato il bar era pieno di persone.Ci dovemmo dividere il lavoro:io avrei servito la clientela seduta nei tavoli dentro,Vivienne quella di fuori e Joseph invece avrebbe servito il bancone.
Tutto procedeva secondo i miei piani,o meglio non arrivò nessuno che si mettesse tra i piedi per rovinarmi la giornata...almeno la prima ora.

"Allora,voi due.Collins e McCarter,intendo voi.Oggi uscirete mezz'ora prima perchè siete qui dalle due.Come sapete oggi è un giorno speciale e il bar verrà chiuso alle nove e mezza da Wilsort.È tutto chiaro?"urlò quel pazzo del mio capo uscendo furiosamente dal suo ufficio,e tutto davanti ai suoi stessi clienti.
"Si signore"annuimmo.
"Bene.E tu,che sia chiaro.Non combinare casini o sarà meglio per te che non ti faccia vedere per il resto della tua vita,ci siamo intesi?"chiese indicandomi.
"Si,tutto chiaro signore."
"Allora mi fido di te.Ti lascio le chiavi,niente casini"urlò sbattendo la porta.
Continuai a seguirlo con lo sguardo fino a quando non fui certa che se ne fosse andato nella sua macchina nera.
"Sempre molto simpatico"bisbigliai.
Vivienne scoppiò a ridere prima di andare a servire un hot dog.

Un'ora e mezza e una cinquantina di panini,caffè e brioches dopo Vivienne entrò esausta con il suo vassoio in mano.
"Non ce la faccio più"sbuffò.
"Ehi amore,calmati.Manca solo mezz'ora"Joseph andò subito a consolarla,stringendola in un abbraccio e maciandole la tempia.
"È dalle due che servo clienti."continuò distrutta.
"Lo so,sono stanco anch'io ma sai che quei soldi ci servono"
Vivienne annuì"Sam..."
"Dimmi"risposi subito alzando la testa dall'ennesimo panino.
"Non è che potresti andare un attimo a servire i clienti di fuori?Devo solo andare in bagno..."
"Certo"risposi sorridendole.
Passai le mani sul mio grembiule bianco,portai l'hot dog al tavolo 5 e poi mi avviai fuori,munita di penna e fogli.
Sparecchiai prima il tavolo 2,dove sicuramente prima aveva mangiato qualcuno,poi delle risate mi fecero girare.
Chris e degli altri ragazzi erano seduti fuori,a quello che doveva essere il tavolo 3.
"Ehi cameriera"urlò uno di loro ridendo.Alzai gli occhi al cielo e li raggiunsi."Non è che puoi portarmi un hot dog e una lattina di coca cola?"
"Oh,e una anche per me"urlò un altro.
"Si,ma io non avevo finito.Taci Finnick!"continuò il biondo di prima.
"Si maestro"rispose Finnick a tono di scherzo.
Il biondo lo guardò male,poi si girò verso di me,mi sorrise e continuò"E puoi portarmi anche il tuo numero?Magari puoi scrivermelo su uno di quei fogliettini che usate voi"
Il suo sguardo era quello di un classico cretino che vuole solo portarsi a letto una ragazza,quindi non ci misi molto a rispondere.
"Le lattine e l'hot dog arrivano subito"faci un finto sorriso.
"Siii"urlò Finnick.Questo era proprio scemo.
"Bene,e il tuo numero?"continuò sorridendomi.
"Quello puoi scordartelo"risposi guardandolo male.
"Si,ma questo è un bar"
"Dove si richiede cibo.Il mio numero non è disponibile,prova con qualcun'altra"lo bloccai senza lasciarlo finire di parlare.Mi voltai per andarmene,non prima di aver visto Chris che se la rideva,Finnick che sembrava un rimbambito,il biondo che aveva uno sguardo assassino e gli altri che erano rimasti a bocca aperta.
Cosa si aspettavano?Non ero certo una che dava il suo numero al primo che capitava.
Rientrai dentro e Vivienne mi diede di nuovo il cambio,dicendomi che era pronta per tornare in servizio.
Mi risollevai al solo pensiero che non avrei rivisto quel branco di scemi e tornai a servire la coppia che si era fermata un quarto d'ora fa al tavolo 8.

"Allora ti lasciamo,buona fortuna"
Mezz'ora dopo Vivienne e Joseph finirono il loro turno,lasciandomi sola nel locale.D'altro canto i clienti diminuirono proprio come mi aveva detto Joseph.Quella era ora di cena,di certo la gente normale non la passava in un bar.
Fortunatamente riuscii a cavarmela da sola,servendo tutti i clienti e feci uscire uno sbuffo esauso quando,a fine giornata,mi tolsi quell'orrendo grembiule bianco che mi fasciava le gambe.Non avevo mai lavorato così tanto,forse perchè ero nuova.
Presi la mia borsa,spensi le luci e osservai per un'ultima volta quei tavoli dove ore prima era affollato di gente.Controllai per l'ultima volta che tutto fosse a posto,poi sorrisi felice e stanca del lavoro che avevo fatto.
Chiusi la porta a chiave,come mi aveva ordinato il padrone e...
"Boom"
Urlai per il terrore mentre quello stupido di Chris se la rideva.Eric,il mio amico di infanzia,me lo faceva sempre:sbucava dietro di me mettendosi a gridare 'boom',e io ci cascavo sempre.Sapeva che quello era il mio punto debole e lo faceva tutte le volte,facendomi imbestialire.
"Ma sei uscito pazzo?"chiesi cercando di ritrovare il mio battito normale passando una mano sul cuore.
"Non ci credo"disse tra le risate"Ci sei cascata"riuscì a bisbigliare prima di scoppiare di nuovo a ridere e accasciarsi a terra per lo sfinimento.
Io non ci trovavo niente di divertente.
"Cosa ridi?"chiesi guardandolo male.
"Da piccolo lo facevo sempre a mia sorella,lei era proprio come te"disse cambiando umore,segno che qualcosa non andava.
"Bhe,poverina"sussurrai.
Mi guardò negli occhi e si rialzò,ritornando alla sua altezza normale.
"Perchè sei qui?Pensavo te ne fossi andato già da un pezzo"chiesi aggiustando la borsa sulle mie spalle.
"Volevo portarti la mia grandissima stima nei tuoi confronti"rispose guardando verso il traffico.
"Perchè?Cosa ho fatto?"chiesi alzando la testa,nel tentativo di guardarlo negli occhi.
"Hai rifiutato il grande Carter"disse sorridendo ma non staccando lo sguardo dalla strada.Cosa c'era di tanto interessante?
"A me non sembra tanto grande.È solo uno stupido:non può chiedermi il mio numero,è un perfetto sconosciuto,e anche idiota.Chissà quante ragazze ci sono cascate"
"Non tu"rispose spostando il suo sguardo nei miei occhi.
Ogni volta che i suoi occhi scuri,quasi neri,entravano in contatto con i miei mi sembrava di trasferirmi in un altro universo e i suoi occhi sembravano condurmi alla sua anima.
Spostò una ciocca di capelli dal mio viso,per poter concentrare meglio il suo sguardo nel mio.
Tutto sembrava ruotare,tranne noi due.I suoi occhi sembravano così fissi che mi fecero rabbrividire.
Chi era davvero Chris?Quello freddo ed acido che mi evitava da una settimana o quello dolce che mi portava al luna park e mi guardava negli occhi?Perchè era così lunatico,cosa lo tormentava?
Cercai di capirlo nei suoi occhi,che però non lasciavano mai trapelare niente.
Poi il mio telefono squillò e io mi staccai per rispondere.Sentivo il suo sguardo ancora su di me ed eravamo ancora abbastanza vicini.
"Charlotte,dimmi"risposi sbuffando girandomi verso Chris.
"Dove sei?Ho bisogno di parlarti"
"Ho appena chiuso il locale.È successo qualcosa?"chiesi preoccupata.
"No,però fa presto.Devo parlarti."rispose agitata.Non sentivo le gemelle in sottofondo,dove cavolo si erano cacciate?
"Tra quindici minuti solo lì"risposi prima di chiudere.
"I..io devo andare."
"È successo qualcosa?"chiese preoccupato.
"Non lo so,ha detto che deve parlarmi"risposi alzando le spalle.
"Ti do un passaggio,vieni"rispose indicando verso la sua sinistra.
"No,non preoccuparti.Posso andare a piedi"
Continuava a fissarmi e io non sapevo cosa fare.
"Ti accompagno io,davvero.Non voglio farti del male,solo arriverai prima...ed inizia a fare freddo.E sai,potrebbero esserci dei ragazzi malintenzionati per strada."
"Sono solo le dieci"dissi innocentemente"Non ci sono malintenzionati"continuai a bassa voce.
Sbuffò."Certo che sei davvero testarda."si guardò attorno"Vedi quello?"continuò indicando un signore poco distante da noi.
"Si"risposi non capendo la domanda.
"Ecco.Potrebbe portarti in un vicolo chiuso e farti chissà che cosa.Tu non conosci ancora la città,e soprattutto non conosci i suoi abitanti"disse cercando di convincermi.
Mi girai di nuovo verso il signore sulla cinquantina d'anni:non stava facendo niente di male.
"A me semba normale"risposi alzando le spalle.
"E va bene.Sono più sicuro se vieni con me,okay?"disse sbuffando."Adesso vuoi seguirmi?"chiese tornando a guardare il mio volto.
Lo guardai.Non volevo cedere ma in un certo senso aveva ragione:la scorciatoia era buia e non c'era nessuno,avrei potuto trovare qualcuno...Però avrei potuto prendere un taxi.
"E se prendessi un taxi?"chiesi sussurrando.
"Un taxi?"chiese stupito."Ah,fai come vuoi.Certo che sei proprio una testa dura"continuò arrabiato.Si mise a braccia conserte e si inchiodò al muro dietro di lui.Io mi avvicinai alla strada e cercai di fermare un taxi con la mano,come si fa a Londra.
"È così che fate a Londra?"chiese alzando un sopracciglio.
"Si..."
Rise lievemente,poi si sporse sul marciapiede e fischiò.
Due secondi dopo un taxi era fermo davanti a me.Si girò sorridendo.
"Buona fortuna"mi sussurrò all'orecchio.

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