Capitolo 25

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LUNA'S POV
Sono ormai quattro giorni che Emma è scomparsa. E sono quattro giorni che mi sento costantemente male, come se una parte di me non ci fosse. Una parte che sento lontana e che non riesco a ritrovare.
Sono tutti disperati: Jace e papà non tornano a casa da un sacco di tempo, ormai cercano la mia Parabatai anche la notte. Clary continua a darsi colpe che non ha e ogni notte la sento singhiozzare, mentre mia madre cerca di tranquillizzare lei e tutti noi.
Sono così stanca che ormai non mi trucco neanche più. Tanto è inutile, diventerei un panda in meno di due ore. Mi sto trasformando in una fontana. Ogni cosa che mi circonda mi ricorda Emma. La vedo dappertutto. E penso a tutti i nostri momenti insieme. A volte penso che sia colpa mia. Insomma...eravamo nella stessa stanza! Non è possibile che io non mi sia accorta di niente! Avrei potuto salvarla. Il mio gemello invece si è accorto di tutto. Qualcuno lo ha chiuso a chiave in camera. Caleb non c'era. Ha urlato e ha colpito la porta cercando di uscire, ma non ha potuto fare niente. Quando la mattina dopo abbiamo aperto la porta di camera sua ha iniziato a cercare Emma per tutta la casa, convinto che fosse tutto frutto della sua immaginazione.
Caleb cerca di stare vicino ad entrambi e ci sta aiutando con le ricerche. Adesso siamo in camera mia. Mia e...della bionda. Io sono seduta sul letto, Caleb sta facendo qualcosa al computer, mentre Harry è seduto sul davanzale e guarda fuori. Ha la testa appoggiata alla finestra e, mentre pensa di non essere visto, una lacrima gli riga il viso. All'improvviso si alza e se ne va. Sentiamo sbattere la porta di camera sua. Caleb mi guarda e si alza: - Adesso basta. Hai bisogno di distrarti per un po'. Usciamo. Hai 10 minuti per prepararti. Ti aspetto giù. - dice mentre si avvia verso la porta.
Dopo aver elaborato ciò che ha detto mi rendo conto che ha ragione. Mi alzo e vado in bagno. Esattamente 8 minuti dopo scendo e indosso il giubbino. Avvertiamo i miei genitori ed usciamo.
Dopo aver girato l'angolo Caleb mi prende la mano, dicendo:- Non sai dove ti sto portando, hai bisogno della mia guida!
Arriviamo a Central Park. Il ragazzo nel frattempo mi ha offerto una cioccolata calda. Camminiamo un po', poi decidiamo di sederci sull'erba. Mi piace il parco d'inverno. È come se tutto andasse a rilento, soprattutto quando nevica. Tutto questo mi rilassa.
Tra me e Caleb c'è un silenzio imbarazzante. È tutto molto strano. Tantissimi pensieri si fanno largo nella mia testa e non riesco a fermarli. In questo momento vorrei riuscire a non pensare a niente. Cerco di concentrarmi sul paesaggio. Il sole sta calando. Tutto sembra un quadro. Gli alberi quasi del tutto spogli, le persone che passano, la fontana dell'angelo e il cielo tinto di rosa a causa del tramonto.
All'improvviso sento la mano di Caleb sfiorarmi la schiena. Mi giro verso di lui e non capisco più niente. Le sue labbra sono sulle mie. Milioni di farfalle spiccano il volo nella mia pancia. Ci isoliamo dal resto del mondo e per un attimo dimentico tutto. Siamo solo io e lui.
Il moro si allontana da me titubante, con gli occhi color ghiaccio che mi fissano in cerca di una risposta. Pensa di aver sbagliato.
Gli sorrido e lo vedo rilassarsi. Mi dà un altro leggero bacio e poi si alza. Mi aiuta ad alzarmi e, mano nella mano, ci incamminiamo verso casa. Non so quanto tempo sia passato. Per tutto il tragitto non riesco a smettere di pensare al nostro bacio. A quel momento perfetto in cui mi sono sentita la persona più felice del mondo, nonostante tutto quello che sta succedendo. Non riesco a non pensare alle sue labbra. Quelle labbra che hanno un gusto particolare, tutto loro. Quelle labbra che sanno di mistero e di dolcezza. Non riesco a non pensare a lui. Al fatto che lo amo.

SEBASTIAN'S POV
Ho riunito i demoni per spiegare loro il mio MALEFICO piano. E sottolineo MALEFICO! E anche abbastanza contorto. E il problema è proprio questo. È già contorto per delle menti normali, figuriamoci per questo esercito di rimbambiti! In tutto questo non posso neanche lasciare il mio compito a Caleb, perché sta con quei cosi chissà dove.
Una massa indistinta di demoni entra nella sala, accompagnati da tantissimo rumore:- SILENZIO!!!- urlo. Non li sopporto quando non mi ascoltano, urlo di nuovo - VOLETE TACERE? BANDA DI IDIOTI!! Il piano è complicato quindi seguitemi attentamente. Il mio adorato figliolo Caleb ha rapito Emma, mia nipote la deficiente, e la tiene rinchiusa aspettando miei ordini. Nel frattempo, vista la mia efficienza, ho ricattato i Nephilim. Dovranno darmi il resurrexo se rivogliono indietro sana e salva la ragazzina. Questo strumento servirà a resuscitare Valentine, mio padre. Oltre al resurrexo però, una delle cose essenziali è il sangue di Emma. A questo provvederò io, ma non vi riguarda. Il vostro compito è quello di creare caos e distruzione e fare sempre tutto quello che vi dico. Vi ho detto di questo piano solo per precauzione, non si sa mai, potrebbero esserci imprevisti. Tutto chiaro?- i demoni annuiscono come burattini. Questa cosa mi fa sentire meglio, più potente di quanto io non sia già. Ordino loro di andare a prepararsi e la folla pian piano svanisce. Rimasto solo, cerco di chiamare Caleb. Da quando mi ha detto che avrebbe messo in atto il piano non l'ho più visto né sentito. E devo ammettere che la cosa mi preoccupa un po'. Sarà riuscito a compiere il suo lavoro?

Spazio Autrici:
Salve gente! È Herondale che vi parla. E vi spiego subito il perché. Io e morgenstern_l un po' di tempo fa abbiamo deciso di fare una cosa. Visto che per noi due lei rappresenta Luna ed io Emma, abbiamo deciso di scrivere i rispettivi primi capitoli "romantici" da sole. Non so se riesco a spiegarmi bene...
Comunque ho scritto io, anche se non benissimo perché non sono brava in queste cose, il capitolo della "Caluna". Ed è tutto una sorpresa, poiché neanche morgenstern_l l'ha ancora letto. A proposito, a te che stai leggendo...ricordati sempre che ti voglio un mondo di bene🌟💖.
Adesso vi lascio al prossimo capitolo!
Con tanto love
~Herondale 🌙 💕

Cercai nei suoi occhi un segno, qualcosa che rivelasse che anche lei provava ciò che provavo io.

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