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Erano passate due settimane da quando i due ragazzi erano andati a vivere insieme, e tutto sembrava andar bene. Più o meno.

"Mi dispiace Luke, farò tardi anche stasera" disse addolorato Michael quando Luke gli rispose al telefono.

Non gli piaceva stare lontano dal suo ragazzo, sopratutto adesso che erano andati a vivere insieme, ma la promozione era vicina, e non poteva permettersi di declinare nulla a lavoro. Doveva farsi vedere sempre presente e disponibile.

"E' la terza volta questa settimana. Di fila!" tuonò il biondo dall'altro capo del telefono.

"Lo so, e mi dispiace, ma lo sai che non posso rifiutarmi. Non se voglio avere una vera scrivania, in un vero ufficio, che mi permetta di avere un vero stipendio, che ci permetta di pagare le nostre vere bollette" rispose stizzito l'altro.

"Ti ho detto che avrei cercato un lavoro part-time per contribuire alle spese. Cosa credi, anch'io mi sono rotto di chiedere soldi ai nostri genitori."

"Lo so Luke, so che è così, ma tu hai l'università a cui pensare, non puoi anche lavorare" disse preoccupato Michael. "E poi non sarà così per sempre, ottenuta la promozione tornerò ai miei orari normali."

"Già, e questo quando accadrà? Sono mesi che il signor Hood ti promette questa promozione" urlò Luke.

"Smettila di urlare, i vicini ti sentiranno" lo ammonì il maggiore. "Il padre di Calum vuole che io dimostri chi sono e cosa sono in grado di fare, non vuole che la gente pensi che mi promuova solo perché mi conosce da sempre. E nemmeno io lo voglio."

"Però preferisci passare quasi ogni sera in ufficio piuttosto che con me" si lamentò l'altro. "Ti ricordo che siamo andati a vivere insieme per passare del tempo insieme, non io nel nostro appartamento e tu in ufficio."

"E cosa, Lucas? Dovrei licenziarmi? Rifiutare la promozione? Tu ti laureerai in psicologia ed io? Eh? Cosa dovrei fare? Continuare a fare lo stagista? Stare a guardare te che ti realizzi, ed io che rimango fermo al punto di partenza? No Luke, non è questo che dovresti volere per me. Dovresti sostenermi, e spronarmi a continuare, perché non credere che io non soffra a starti lontano, e a vederti già addormentato quando torno a casa. Non pensare di essere l'unico a soffrire."

"Non penso assolutamente di essere l'unico, ma-"

"Ma cosa, Luke? Senti, ora devo riattaccare, cercherò di tornare per cena" concluse la chiamata il moro.

***

Non appena il bip del telefono gli inondò le orecchie, Luke tirò uno dei bicchieri contro il muro.

Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli: cenetta a lume di candela, film romantico strappalacrime e massaggio rilassante; tutto per il loro anniversario. O meglio, non era il giorno del loro anniversario quello, era semplicemente il giorno in cui Michael gli aveva scritto per la prima volta su ask, ma per lui quel giorno era il più importante, persino più importante del giorno in cui si erano ufficialmente messi insieme.

Lo stress degli esami, in aggiunta a quello per la lontananza di Michael, lo avevano portato all'esasperazione. Lui voleva solamente passare del tempo con il suo ragazzo, come le coppie normali, per questo aveva detto di sì alla proposta di andare a vivere insieme. Il problema però è che, da quando si erano trasferiti, non passavano più così tanto tempo insieme. Riuscivano a vedersi solo la mattina, quei pochi minuti prima che uno dovesse correre all'università, e l'altro al lavoro.

Luke capiva la necessità di Michael di crearsi un futuro stabile, e una carriera di cui andare fiero, il problema però era che lui non riusciva ad andare oltre il suo infantile desiderio di voler Michael accanto a lui ogni secondo del giorno e della notte. Se Calum avesse saputo i pensieri che giravano vorticosamente nella testa del biondo probabilmente l'avrebbe ucciso all'istante, visto che era proprio ciò che Michael stava realizzando che Calum voleva per Ashton.

L'arrivo di un messaggio riscosse Luke dai suoi stupidi pensieri. Era Ashton che gli chiedeva come procedesse la serata, e se tutto stava andando secondo i piani. Il biondo gli rispose di sì, aggiungendo anche un'emoticon intenta a fare l'occhiolino.

Il dolore che gli aveva procurato la voce arrabbiata e delusa di Michael ancora gli opprimeva il petto, ma Luke era deciso a non dargli ascolto. Voleva che la serata andasse secondo i suoi piani, non gli importava se doveva rimanere sveglio fino a notte inoltrata.

Sistemò i fiori che aveva preso per Michael nel vaso delle occasioni importanti, quello che Karen aveva regalato loro per l'appartamento, dicendogli che sarebbe stato il vaso buono da tirare fuori quando uno dei due avrebbe portato a casa dei fiori per l'altro. Erano garofani bianchi e rossi, i preferiti di Michael. Significavano fedeltà eterna, amore reciproco e passionale, un po' quello che Luke provava per l'altro.

Poggiò il vino sul bancone, dopodiché si chinò a raccogliere i cocci del bicchiere schiantato contro il muro. Un rumore lo fece spaventare, cosicché i vetri raccolti finirono di nuovo sul pavimento, ferendogli il palmo della mano.

"Cos'è stato?" chiese spaventata la voce di Michael. Aveva mantenuto la tacita promessa di tornare prima. "Luke, cos'hai fatto?" domandò piegandosi sulle ginocchia e guardando il brutto taglio che ora capeggiava sulla mano del biondo. Il sangue iniziò a colorare la mano del ragazzo, mentre lacrime silenziose gli rigavano il volto. "Luke perché piangi? Questo è stato volontario?" Michael continuò a fare domande, terrorizzato dalla risposta che Luke avrebbe potuto dargli. Non voleva che per un suo sfogo esagerato Luke avesse riiniziato a farsi del male volontariamente.

"N-no" aveva balbettato il biondo.

"E com'è successo?" Michael aveva intenzione di scoprire per filo e per segno com'erano andati i fatti.

"Q-quando hai chiuso la chiamata i-io non ho retto e...-e ho tirato un bicchiere contro il muro" rivelò il ragazzo. "T-te lo giuro, n-non volevo distruggere il servizio che t-tua mamma c-ci ha r-regalato" balbettò in preda ai singhiozzi.

"Oh Luke, non è successo nulla. Credo che mia madre non farà storie per un bicchiere" rise l'altro cercando di smorzare la tensione. "Ora disinfettiamo questo taglio e poi mangiamo, quello che hai preparato ha un buonissimo odore."

"L'ho preso al ristorante da Ash" ammise il biondo. Lui era una frana in cucina, tutti lo sapevano. "Però ho cucinato il dolce."

"Scommetto che sarà buonissimo" disse Michael baciandolo poi sulla fronte. "Ora però vieni con me al bagno" gli impose il moro facendolo alzare in piedi e guidandolo in bagno.

Gli disinfettò la ferita, con occhi concentrati e la lingua in mezzo ai denti per lo sforzo di non fargli male.

"Brucia" si lamentò Luke con voce da bambino.

"Lo so, ma adesso passa" gli rispose Michael stampandogli un bacio sulle labbra. Ma la verità era che Luke non voleva che passasse.



***


Angolo autrice

Dopo quasi due mesi che non aggiornavo eccomi qui con un nuovo capitolo che ribalta completamente la situazione dei nostri Muke.

Luke va all'università, ha lo studio, Michael è impegnato col suo lavoro e con la prospettiva di una promozione che potrebbe permettergli di far vivere lui e il biondo nel migliore dei modi. Hemmings non la prende molto bene, è insicuro ed ha bisogno di Michael accanto a sé per tutto il tempo, l'altro invece giustamente vuole realizzarsi professionalmente, e ne ha tutte le ragioni, anche se nulla toglie al fatto che vorrebbe anche lui passare tutto il suo tempo con il ragazzo. I litigi ovviamente non sono finiti, ce ne saranno altri, e molto più pesanti. #TeamMuke vi avevo avvisate.

Inoltre Luke ha riscoperto quanto può essere liberatorio ferirsi, liberarsi dai pensieri. Sarà la sua forza di volontà, e il rapporto con Michael, che lo porteranno a cadere nuovamente nel vortice dell'autolesionismo o a trovare la forza per combattere questo demone.

Come sempre vi ringrazio per le visualizzazioni, i voti e i commenti. Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo.


A presto, Veronica.





Tell me that you love me. || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora