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Domani, con mia grande gioia, ricomincio ad andare a scuola. Sento già che il rientro da queste vacanze sarà traumatico, più che altro perché in questo periodo sono in conflitto con me stessa, scombussolata. Mi sento come se fossi stata presa a calci e poi buttata in mare, galleggiando inerme sull'acqua salata. Penso solo a me stessa e ai miei problemi, che non mi accorgo di ciò che succede attorno a me, perciò so già che non dedicherò l'attenzione necessaria per lo studio.
Sono le 23:27, sto stesa sul letto e non ho intenzione di dormire, preferisco stare sveglia anziché farmi fare compagnia dai miei incubi. Perciò, la maggior parte delle volte passo le notti sveglia a pensare, a leggere, ad ascoltare musica, a ripetere la prossima coreografia di danza da eseguire alla lezione, a preoccuparmi per la mia famiglia, insomma tutte cose normali per un adolescente in fase di "crescita". Mi alzo dal letto per andare a bere, scendo lentamente le scale perché altrimenti rischio di svegliare la mia sorellina. Si chiama Chiara e ha 10 anni. È una bambina piuttosto attiva e con la parlantina, non sta un attimo zitta, ha sempre qualcosa da dire. Per la sua età è abbastanza alta, non è magrissima, ha le sue forme. Una volta arrivata in cucina decido di farmi una camomilla, magari riesco a calmarmi e a dormire tranquilla, anche se so già che non funzionerà visto che lo faccio ogni dannatissima notte. Mentre lascio scaldare l'acqua, vado verso la finestra e noto che sta nevicando. Io amo la neve. È una delle poche cose che amo senza mai averle viste, in effetti qui in Puglia non nevica mai. Io abito in una piccola cittadina in provincia di Lecce quindi è una zona molto vicina al mare e perciò il clima è abbastanza mite e nessuno si aspetterebbe mai di vedere la neve. Instintivamente i miei occhi si illuminano, e sento un sorriso allargarsi sul mio viso. Corro nella mia camera, mi vesto con la prima cosa che mi trovo davanti e metto il giubotto più caldo che ho. Scendo velocemente le scale, non preoccupandomi più di Chiara, ed esco. Appena esco fuori dalla soglia di casa, i miei piedi sprofondano nella neve e vengo rapita da tutto questo bianco. Le macchine sono interamente ricoperte di neve, i fiori della nostra vicina sono praticamente sepolti da un velo bianco, gli alberi sembrano dei quadri verdi con spruzzi di bianco qua e la. Un lenzuolo bianco si era steso sulla città. Era tutto così bello e perfetto da sembrare surreale. I grandi fiocchi si posavano leggiadri su di me, rendendomi più bianca di quanto non lo fossi già, data la mia carnagione chiara. Sembrava tanto una piccola danza, questi fiochi che si muovevano a desta e a sinistra a seconda del vento. Mi sentì sparire data la grande quantità di bianco intorno a me. Guardai in lontananza e il cielo e l'orizzonte sembravano un'unica cosa, amalgamati fra loro, non si distingueva più la differenza tra cielo e terra. In questo momento mi è difficile dire dove comincia il cielo e finisce la terra, sento il bisogno di dire qualcosa di solenne, da ricordare, ma l'unica cosa che dico è : "è incantevole". Decisi di andate al mio "posto segreto". È una vecchia stazione ferroviaria che non viene più usata da anni, così io ci ho creato il mio rifugio. In una sola stanza è racchiuso tutto il mio mondo. L'ho riempita di disegni, foto, alcune frasi che butto giù per sfogarmi, le scarpette di danza che non uso più, e poi un bel po di libri. È semplicemente Mary racchiusa in una stanza. Li dentro sono me stessa. Sempre. Cominciai a camminare a grandi falcate sul marciapiede candido, lasciando impronte che scomparivano non appena si posava dell'altra neve. Mi sentivo tremendamente sola, ma alla fine è così. Siamo tutti intrappolati dentro corpo e mente, e qualsiasi tipo di compagnia ci troviamo, questa sarà solo passeggera e superficiale. Proprio come quel ragazzo laggiù. Sta seduto su una panchina dietro la stazione del treno, a guardare l'ambiente circostante. Le labbra sottili sono bianche e screpolate, i capelli scuri visibilmente scompigliati, gli occhi stanchi di cui non riesco a percepirne bene il colore, gli zigomi sono come scolpiti, ha dei lineamenti perfetti. Il suo respiro si mescola ai fiocchi di neve.
Sembra un angelo caduto dal cielo.
Mi domando cosa ci faccia nel pio posto, ci vengo da più o meno quattro anni e non ci ho mai trovato nessuno. Nessuno lo frequenta all'infuori di me, e pensare che questo ragazzo abbia potuto osservare ciò che c'è dentro la stanza, mi fa mancare il respiro. È come se avesse guardato dentro di me, senza il mio permesso. Mi sento male. Mai nessuno ha scoperto come sono veramente. Sono timida e silenziosa, con le persone che non sono "degne" della mia compagnia perciò a volte mi mostro forte e solare quando invece è il contrario. Solo la mia migliore amica Alessia mi conosce per come sono veramente. Presa dalla curiosità, cammino verso di lui e mi siedo al suo fianco. All'inizio non fa niente, è indifferente, poi però mi guarda, e io lo guardo. Ci guardiamo. Non so da quanto tempo lo stiamo facendo ma so solo che non ho mai sentito così tanto intenso un contatto visivo. Solo adesso riesco a vedere bene i suoi occhi: sono neri con qualche pagliuzza azzurra qua e la. Proprio come avevo visto prima ha un viso perfetto, non trovo delle imperfezioni, è impressionante. Alla fine distolgo lo sguardo e decido di parlare.

-"te ne devi andare"-

-"e perché mai?"-

-"perché questo posto è mio, e tu non sei autorizzato a metterci un solo piede"-

-"questo posto non è tuo, non sta scritto da nessuna parte. È solo una stazione ferroviaria abbandonata"-

-"mai giudicare un libro dalla copertina"-

-"è questo che c'entra?"-

-"non è detto che sia solo una stazione ferroviaria abbandonata. Dentro ci può essere di tutto, ma non lo saprai mai finché non lo vedrai"-

-"oh..beh allora basta vedere-"

-"ho appena detto che questo posto è mio, e tu non devi entrarci"-

-"ma nessuno me lo impedisce"-

-"si invece, ci sono io"-

-"senti, io sono solo venuto qui per prendere il un po d'aria, ok? E poi non sei tu che mi dici cosa devo o non devo fare"-

-"bene, ma questa sarà la prima e l'ultima volta che tu metterai piede nella stazione"-

-"allora facciamo un patto"-

-dipende da quali sono le condizioni, altrimenti no"-

-"va bene. Io potrò venire qui quante volte voglio ma senza mai entrare nella stanza e tu beh farai come al tuo solito, solo che almeno un'ora del tempo che passiamo qui dobbiamo condividerla. In pratica dobbiamo stare insieme"-

-"et per quale motivo?"-

-"per stare con qualcuno, per conoscerci"-

-"io non voglio farmi conoscere"-

-"ma queste sono le condizioni altrimenti io potrò entrare li dentro quando voglio"-

-"allora facciamo mezz'ora"-

-"tre quarti d'ora prendere o lasciare"-

-"uffaa..va bene accetto. Ma non ti aspettare risposte molto attive e partecipi da me. Ora vai via"-

-"ok"-

-"ciao"-

Finalmente entro dentro la stanza, che prima era l'ufficio del capotreno. Caccio una coperta da una busta dove tengo le mie piccole scorte di cibo, il kit del pronto soccorso e roba varia che mi potrà servire nel caso un giorno succederà qualcosa. Mi stendo sulla piccola poltroncina che ho recuperato dalla casa di mio nonno che stava per essere demolita. È un po scomoda ma d'altronde tutto ciò che c'è in questo posto è scomodo. Proprio come me. Non riesco ad integrarmi del tutto quando sono insieme ad altre persone, mi trovo sempre in difficoltà, quinsi tutta questa scomodità mi piace. Si addice perfettamente a me. Non riesco ancora a capire cosa ci faceva quel ragazzo li seduto. Mai nessuno era venuto e sono rimasta parecchio stupita quando l'ho visto. Spero tanto che non tradirà la parola data, perché se solo penso che lui potrebbe entrare qui dentro, sento la paura crescere. Mi sono dimenticata di portare il telefono con me,perciò non so nemmeno che ore sono. Decido così di tornare andate casa, ricordandomi che ho lasciato la mia sorellina da sola. I sensi sensi di colpa affiorano piano piano dentro di me, devo subito andare dare a casa. Esco fuori dalla stazione e corro sulla strada del ritorno. Quando rientro dentro casa,tutto è al suo posto, niente è fuori posto. Corro nella sua camera e grazie a Dio la trovo che sta ancora dormendo. Ritorno nella mia stanza da letto e mi butto sul letto, metto le cuffiette e faccio partire la canzone Powerful. Pensando alle parole di questa canzone, cado fra le braccia di Morfeo.

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