CAPITOLO 12 - Il demone

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Corsi per 10 minuti alla ricerca di un pò di calma. Ma tutto ciò che trovai fu una via buia mai percorsa prima. Mi ero persa. Rallentai per riprendere fiato. Non capivo il paesaggio intorno a me, il cielo era troppo buio e non riuscivo a localizzare la luna. Da quando ero uscita dall'hotel non avevo fatto altro che correre, senza pensare a dove stavo andando. E questo fu il risultato. Ci misi un pò a capire dove mi trovavo esattamente: in un bosco.

"Giornata storta." pensai amaramente.

Ricominciai a camminare alla ricerca di una via di uscita da quell'incubo. Da quel bosco, da Lucia, da Lorenzo. Continuavo a camminare e camminare, ma mi ritrovavo sempre al punto di partenza. No, non ero ancora pronta per la Terra. Troppi pericoli, troppe distrazioni. Eppure quel posto mi affascinava. Ad un certo punto, sentii un rumore di foglie. E non ero io. Mi girai di scatto, in preda al panico, ma non vidi nessuno. Era impossibile distinguere qualunque cosa in quell'oscurità. Mi voltai di nuovo e urlai.

- Devi ricomprarmi un timpano. -

C'era qualcuno davanti a me. Riuscivo a delineare i contorni, ma non vedevo la faccia. Dalla voce capii che si trattava di un ragazzo. Volevo dire qualcosa, ma la mia gola sembrava paralizzata.

- Sprecare la tua voce con urli non ti servirà a ritrovare la via di casa. -

- C-chi sei... -

- Ooooh, ma guardati! Sembri un cerbiatto indifeso. Fai quasi tenerezza. Per nulla paragonabile a quello che sei veramente. -

- TI ho chiesto chi sei. -

Le parole di quel tipo mi avevano colpito come uno schiaffo in piena faccia e la paura lasciò il posto alla rabbia.

- Finalmente ti riconosco. Mi stava già mancando la tua vera te stessa. -

In un secondo la figura mi raggiunse alle spalle e mi sibilò all'orecchio.

- Asmod. -

Asmod. Il demone dell'odio. Il più amato da Lucifero. Mi si raggelò il sangue.

- Vattene. -

- Avanti, cara. Sei tu che sei venuta nella mia dimora. -

- Vattene dalla Terra. Torna negli Inferi, qui non c'è posto per te. -

- Uh, mi dispiace, ma non posso proprio accontentarti. - il demone camminava dietro di me - Vedi, non so se nella tua bella casetta ne avete parlato, ma è da tanto che Inferno e Paradiso non si fanno un bella chiacchierata, e noi pensavamo di "venire a trovarvi". Ovviamente, nel modo più gentile possibile. Ma, come ben saprai, per fare una vera festa ci vogliono più invitati. Che ne dici degli umani? Sono un'ottima compagnia! Possono darti dei piaceri che neanche tu immagini. - 

- HO DETTO VATTENE VIA! - 

- Oh, scusami lo sbaglio cara. Forse te lo immagini. Come si chiama quell'insetto che hai conosciuto da poco? Favi j? Fava j? Non ha importanza il nome. La cosa davvero interessante è come riesci a manovrarlo a tuo piacimento!  -

Mi girai di scatto e colsi di sorpresa Asmod. Gli afferrai il collo, cercando di strozzarlo, ma urlai di dolore. La mia mano stava bruciando. La ritirai dal collo del demone e mi accovacciai, in preda alle convulsioni. Non vedevo più niente. La mano pulsava e non me la sentivo più. Asmod scoppiò a ridere.

- Fregata dalla tua stessa trappola! Non smetterai mai di divertirmi Evelyne. -

Asmod mi si avvicinò. Con tutta la forza che mi rimase, mi trascinai con una mano lontano da lui.

- Davvero patetica. -

Con uno scatto, mi raggiunse e mi prese i polsi. Un'altro mio urlo.

- Davvero incredibile la reazione della pelle umana. Ah no, scusami l'errore. Della pelle angelica. -

- MOLLAMI! - 

In quel momento sentii una macchina, che poco dopo si fermò qualche metro da noi.

- Ti è andata bene, angelo. La prossima volta che ci rincontreremo sarà divertente giocare con te. -

Mi liberò i polsi e, con uno scatto, si immerse nell'oscurità della foresta. I fari della macchina puntavano verso di me. Vidi la portiera aprirsi e scendere un uomo. Era la polizia. Corse verso di me e io mi rialzai. 

- Va tutto bene, signorina? - 

Il poliziotto mi squadrò da cima a fondo. Velocemente nascosi i polsi dietro la schiena. Non sarei riuscita ad inventarmi niente per le bruciature.

- Ehm... Si, si... Mi sono persa e sono inciampata grazie ad una radice di un albero. -

- Una signora che passava di qui ha sentito urlare, ma non è riuscita a vedere da dove provenisse l'urlo. Era lei? - 

Pensai velocemente una scusa che potesse sembrare reale. 

- Sì, ero io. Non vedevo niente e mi sono spaventata quando ho sentito muoversi qualcosa. Alla fine era solo il vento. -

L'uomo mi guardò con aria poco convinta. 

- Va bene. Vuole un passaggio fino a casa? E' pericoloso gironzolare qui di notte. -

Era già notte? 

- Sì, grazie. -


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 23, 2016 ⏰

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