Chapter 10

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Rachel pov's

Apro gli occhi, svogliatamente.
La sveglia sul comodino segna le nove e mezza.
Sbadiglio e nascondo la testa sotto al cuscino.
Perché c'é tanto rumore?
É sabato mattina e non é una zona trafficata.
Dopo una decina di minuti, mi alzo, più scontrosa del solito.
Odio essere svegliata, sopratutto dal rumore.
Vado in bagno e mi sciacquo la faccia.
L'acqua fredda aiuta a svegliarmi, ma so che inizierò a ragionare solo dopo un caffè. O un the, magari.
Quando esco dalla camera, realizzo che il rumore non é in strada, bensì in casa.
Harry sta trapanando qualcosa nella stanza di fianco alla mia.
"Il letto!" Penso.
Quell'idiota sta davvero montando il letto.
«Harry!» lo chiamo, dalla porta.
Niente, ha le cuffie e non mi sente.
«HARRY!» questa volta urlo.
E questa volta mi sente.
«Ehy bimba.» dice, sorridendomi, mentre si toglie le cuffiette dalle orecchie.
«Mi hai svegliata. Fai rumore.» dico, indicando il letto, ormai montato.
«Scusa. Avevo bisogno di tenere le mani occupate. Non credevi che ci sarei riuscito, eh?» ammicca.
Io mi volto, sbuffando.
Sento la sua risata alle mie spalle.
Scendendo le scale, aggiungo «Io vado a preparare la colazione, tu hai fame?» ovviamente é una domanda retorica, lui ha sempre fame, quando glielo chiedi.
Colazione all'inglese: uova, bacon, fagioli stufati, e ovviamente, pane tostato.
Sento la suoneria di un cellulare, al piano di sopra, e so che non é la mia.
«Arrivo tra 5 minuti. É mia madre.» grida.
Oddio. Anne.
Spero con tutto il cuore che non le dica nulla di me. Non riuscirei ad affrontare Anne, non ora.
Per non pensarci inizio a spadellare e in tutta la casa si diffonde un aroma delizioso.
Il mio stomaco si lamenta, dato che la sera prima ho cenato solo con una stupida insalata.
Sento i passi del mio ospite (se si può definire così anche se é poco gradito) avvicinarsi, proprio mentre sto servendo le uova nei piatti.
Ha addosso pantaloni neri strappati, e una camicia bianca sbottonata.
La sua faccia non promette nulla di buono.
«Era mia madre.» ripete, appoggiando il telefono sul tavolo della cucina.
«Come sta?» domando, per cortesia.
«Oh sta bene. Robin però ha un controllo qui a Londra, la settimana prossima, sai, per i suoi problemi di cuore. Gemma li accompagna. E...» fa una pausa, per masticare la fetta di pane che si é messo in bocca poco prima.
«Ehm... Si fermano a cena. Da noi.»
Per poco non mi va di traverso il boccone.
Appoggio la forchetta.
«No, non ora. Io non...Non sono mai riuscita a dirle le bugie, Harry.
Tantomeno con Robin e Gemma.
Sarebbe una tragedia epica...
Sono un attrice terribile!» ribatto.
«Non c'è stato modo di farle cambiare idea. Vuole vederti, e quando le ho detto che c'è stato un problema con la porta di casa mia era quasi felice. Adesso é anche convinta che conviviamo.
Merda.» si siede e si sistema i capelli, legandoli in uno chignon.
Credo di aver intuito che lo fa quando é nervoso.
Tutt'a un tratto non ho più fame, e riappoggio la forchetta sul tavolo.
Questa non ci voleva.
«Dai Rach. Cosa vuoi che sia. É una cena, fai finta che io sia il tuo migliore amico e già andrà bene.» dice, riprendendosi.
«Innanzitutto, non chiamarmi "Rach". Mai.
Poi, non credi che se ci comportassimo da amici allora si accorgerebbero che non stiamo veramente insieme?» vorrei scomparire.
«Be', un paio di baci basterebbero...»
Mentre sorride gli spuntano le fossette.
"Amo quelle fossette..."  penso.
Per un attimo mi perdo in quel sorriso, ma cerco di non pensarci troppo.
«Non se ne parla.» rispondo, alzandomi per prendere l'acqua dal frigo.
«E andiamo Rach. Qualche bacetto. Cosa vuoi che sia, tipo quelli di scena nei film.»
Si alza anche lui e mi prende la bottiglia dalle mani, per appoggiarla sul tavolo.
Fa un passo verso di me, ma io imdietreggio, andando a sbattere contro il frigo.
Per un secondo rivedo la scena del nostro primo bacio, tanti anni prima,
Un bacio che non volevo, che non era aspettato, e tantomeno nella giusta situazione.
So che dovrei sentirmi come quel giorno: perché il mio cuore batte così forte allora?
Vorrei sentire le sue mani sul mio viso, vorrei che mi abbracciasse, vorrei buttargli le braccia al collo.
E invece sto ferma, immobile.
Quasi non respiro.
Sento le sue labbra così vicine al mio collo...
Appoggia le mani sui miei fianchi, e non capisco più nulla quando incontro i suoi occhi.
«Lo senti anche tu, vero?» sussurra.
«Cosa?» rispondo.
«Il mio cuore che batte all'impazzata.» dice, mentre sfiora il mio collo con le labbra.
Vorrei davvero che non fosse tutto così difficile.
Perché lo odio, ma poi mi sento così?
Perché il mio corpo mi tradisce?
Poggia un attimo la sua fronte alla mia, sorridendomi ancora una volta.
Siamo così vicini.
Sento la sua acqua di colonia, i muscoli sotto la camicia.
E anche il bacio che ricevo, non é più quello di un ragazzino, bensì quello di un uomo.
Sento un accenno di barba che mi sfiora le guance.
Alla fine mi arrendo.
Metto le mani sulla sua nuca, intrecciando le dita ai suoi capelli.
Dopo qualche minuto, realizzo quello che ho davvero fatto.
Non volendo sostenere ancora il suo sguardo, poggio la testa sulla sua spalla.
Mi sento così piccola vicino a lui.
Lui sfiora la mia schiena con le sue mani grandi.
«Bacio di scena, eh?» sospiro.
Non so più come farò a sciogliere questo abbraccio.
«E per inciso, il tuo sorriso mentre ci baciavamo è stato il più bel 'ostacolo' che le mie labbra potessero incontrare.» mi sussurra, in un orecchio.

If Everything Is Possible [One Direction Fanfic]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora