Capitolo 3

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Laura era arrivata di mattina presto ed aveva girato la scuola in lungo e in largo, studiandola a fondo. Dopo aveva riorganizzato tutto ciò che aveva potuto ed aveva stampato ogni cambiamento.

Ora era di fronte al corpo docenti o almeno a quel che ne restava, seduto sui divani di quella che, presto, sarebbe diventata l'aula di danza moderna. La metteva un po' in imbarazzo essere così al centro dell'attenzione, ma sapeva che doveva farci l'abitudine: alle occhiate sbieche della Van Bittel, a quelle allegre del professor Seneph e a quelle del professor Anderson.

"Dunque..." iniziò "ehm... sì, ecco, per chi non mi conoscesse ancora, io sono Laura...Laura Bedingfield, la nipote della signora Leanne, nonché nuova direttrice di questa scuola."

Dolores Van Bittel sghignazzò. "Alla fine hai accettato? E quali competenze pensi di avere per poter essere all'altezza di questo ruolo?"

"Nessuna" rispose Laura con semplicità. "Per questo spero davvero di poter contare sull'aiuto di tutti voi. Ma, al di la di ciò, non ci vuole un esperto in materia per comprendere che, in questa scuola, sono più le cose che non vanno, di quelle che hanno una qualche, seppur misera, logica. Da oggi si cambia, e tutto. Bisogna resettare il sistema e ricrearlo da capo, a partire dal corpo docenti, passando per la struttura, fino ad arrivare alla vita degli studenti. Passo dopo passo, ogni cosa avrà la propria legge, il proprio come e il proprio perché. Niente più scelte che hanno fondamento nel mondo arcadico: i tempi sono questi e corrono. A noi tocca precederli."

Laura si fermò, osservando i suoi interlocutori uno per uno, per studiarne le reazioni. Due su tre sembravano interessati, l'ultima sbuffava e alzava gli occhi al cielo. Bene, tutto come previsto. Sorrise.

"Sì, so che vi sembra strano il mio modo di parlare, ma, in fondo, io sono uno scienziato e ragiono come tale!"

I baffetti da tricheco del professor Seneph ondeggiarono quando egli sorrise a sua volta, prima di iniziare a porle domande.

"Che intende, quando dice di voler resettare il corpo docenti?"

"Nulla che debba preoccuparvi."

"Eh, scusi, ma sa, io ho sette figli, ventiquattro nipoti e due ex-mogli! Non posso permettermi di perdere il lavoro!"

Laura non poté fare a meno di ridere, pensando a quell'eccentrico signore circondato da ventiquattro ragazzini. Il professore era un tipo particolare, sulla sessantina, con una carriera come attore comico di tutto rispetto alle spalle. Si era dedicato all'insegnamento solo negli ultimi dieci anni, distinguendosi per le sue trovate rivoluzionarie ed originali, a cui aveva dovuto dire addio entrando nel rigore assoluto della Leanne. La nuova direttrice aveva proprio intenzione di lasciare nuovamente libero l'ometto baffuto in camicia hawaiana, di insegnare come voleva.

"Non perderete il posto" li rassicurò. Poi domandò: "Vi siete mai chiesti perché nessuno voglia insegnare in questa scuola?"

"Perché nessuno si sente all'altezza, ovvio." rispose la Van Bittel.

Laura scosse la testa. "Risposta errata. Il punto è questo: ogni anno, almeno una materia salta, specialmente tra moderno e contemporaneo, anche se la recitazione ha subito la stessa sorte un paio di volte. Ora, nessuno fa domanda per insegnare in un posto da cui, l'anno dopo, verrà quasi certamente licenziato, tranne chi deve accomodare. E chi accomoda, di solito, non è il massimo che ci sia in circolazione."

"È vero, ma come pensi di risolvere?" domandò Marc.

"Beh, dando un'occhiata alle schede degli ultimi anni, ho scoperto che si è sempre data la precedenza ai ballerini di classico, creando situazioni paradossali come quella dell'anno passato, in cui si è pagato, per un anno, un insegnante di danza moderna per un solo allievo. E poi vi chiedete perché siete in fallimento!"

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