Capitolo 9

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"Sei libera stasera?"

Martin Turner. Una buona posizione, indipendente, equilibrato, arguto, simpatico, un sorriso tremendamente dolce. Con un malcelato interesse per lei. Ma non il tipo d'uomo a cui lei pensava negli ultimi tempi. Doveva essere sincera con sé stessa: stava per rinunciare all'uomo perfetto. Per la quarta volta.

"Hai terminato con quel computer?" gli domandò, ignorando la sua domanda.

"Sì, Laura. Dovresti maltrattarlo un po' meno."

"Non è colpa mia se non regge nemmeno un paio di semplici calcoli."

Martin lanciò un'occhiata agli appunti di Laura sulla scrivania. "Chiamali semplici calcoli!" commentò, di fronte alla fila di integrali ed equazioni differenziali che si susseguivano in maniera vertiginosa sulla carta. Rise. "Non credevo fossi una di quelle che maltratta gli uomini!"

Lei sbuffò, accigliata. "Io non maltratto gli uomini. Al più, pretendo il massimo da loro!"

"E dunque? Che dovrei fare per farmi dire di sì?". Ecco che c'erano, di nuovo.

"Martin, ascolta. Non è per te, mi piacerebbe, ma... ho tante cose da fare, l'accademia, i ragazzi..."

"Ah, ma dai! Non puoi stare chiusa là dentro tutto il giorno! Prenditi una serata libera!"

"E chi fa la spesa? Chi prepara da mangiare? Chi controlla i ragazzi?"

"Non vorrai dirmi che sei tutta sola?"

"Dopo le otto e mezza, sì." Guardò l'orologio. In ritardo di un minuto sulla tabella di marcia. "A proposito, è tardi. Credimi, ti prometto che usciremo, prima o poi..." e si sforzò perché il suo sorriso sembrasse convincente, "ma adesso devo andare. Tra un'ora i ragazzi terminano le lezioni, e io ho mille cose da fare." Si sollevò sulle punte e gli baciò una guancia. "A domani." A passo svelto attraversò i corridoi del dipartimento di Birbeck ed ancor più in fretta si diresse al parcheggio. Aveva solo quindici minuti per raggiungere il supermercato, venti per fare la spesa, quindici per volare a casa e mezz'ora per preparare il rifornimento dell'esercito. Come sempre, d'altronde.

Aveva perso due minuti per colpa di un idiota che non riusciva a svoltare all'incrocio, ed un altro a causa di una vecchietta indecisa sulle quantità giuste di prosciutto. Per un totale di tre minuti persi, che significavano più fila alla cassa e molta più confusione per strada. Doveva recuperare tempo, non aveva altra scelta. E per farlo esisteva un'unica soluzione: pizza per cena! Abbandonò il carrello tra i biscotti e il latte e si fiondò al banco surgelati, accaparrandosi le ultime otto pizze rimaste, e subito si diresse alla cassa, mentre faceva quattro conti. Cinque le avrebbero spazzolate via i ragazzi da soli, ma ormai conosceva abbastanza bene gli stomaci delle ragazze, da poter essere quasi certa che tre pizze sarebbero state più che sufficienti per loro.

Di fronte a lei c'erano due carrelli stracolmi, di quelli che si prendevano dieci minuti ciascuno per essere svuotati, ma non si perse d'animo! Il primo aveva accanto due ragazzi poco più giovani di lei, che neanche si fecero chiedere il favore: la lasciarono passare offrendosi anche di portarle i sacchi dopo. Il secondo, invece, era di due anziani signori, e con loro non avrebbe potuto usare le stesse tecniche di prima. Poco male: era il momento di passare dalla modalità ragazza single indifesa a quella di mamma di fretta!

Picchiettò sulla spalla della vecchietta. "Ehm, scusi... Le dispiace se passo avanti? Ho dei... bambini a casa, sono già in ritardo per la cena, se potesse concedermi questo favore le sarei grata." Non era proprio una bugia, sotto sotto!

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