L'ultimo pensiero che la notte mi culla

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La mattina dopo scesi a fare colazione assieme a Carlotta e Gloria, mangiai in fretta continuando a fissare la porta, sperando non entrasse lui, poi tornai in camera per prendere la valigia. Mentre andammo verso il pullman presi Carlotta per un polso
-Carlo, ti devo parlare- le dissi –Ti siedi vicino a me?- le domandai cercando di non farla sembrare una supplica
-Ok- rispose lei allegra –Anche io ti devo parlare- concluse. Dopo aver messo la valigia nel baule del bus salii e trovai due posti, mi sedetti vicino al finestrino e misi la cartella di fianco a me per tenere il posto a Carlotta, che doveva ancora salire. Marco mi passò di fianco, si fermò a guardarmi, io distolsi lo sguardo girandomi verso il finestrino, lo vedevo riflesso nel vetro, immobile a osservare i miei capelli, senza dire una parola
-Marco! Ti muovi?- urlò la voce di Andrea Bravi, dietro Ferri si era formata una fila di gente che aspettava di potersi sedere
-Si si, un attimo- disse Ferri che, lanciatomi un ultimo sguardo andò avanti, poco dopo arrivò Carlotta
-Allora, di cosa volevi parlarmi?- mi chiese dopo essersi sistemata
-Dimmi prima tu- le risposi
-Ok- rispose lei tutta sorridente –Io e Filippo ci siamo messi insieme- mi comunicò, allora Ferri aveva ragione? Bastava lasciarli un po' da soli, peccato che per far felici loro, ora ero triste io
-Davvero?- domandai cercando di sembrare contenta –Quando?-
-Si, ieri sera, volevo dirtelo, ma quando sono tornata in camera stavi già dormendo. Cos'è successo?- mi chiese con aria interrogativa
-Niente, ero stanca- mentii
-Emma!- continuò lei alzando un sopracciglio
-Ok, ok. Ho litigato con Ferri, ci ha provato- le raccontai
-E l'hai capito ieri che ci stava provando?- mi chiese lei, come se fosse ovvio
-Però in camera da soli non ha perso tempo e mi è saltato addosso- continuai io
-E tu cos'hai fatto?- mi chiese incredula
-Ho cominciato a urlargli di fermarsi, poi quando si è fermato abbiamo litigato e lui ha concluso la scommessa- spiegai
-Meglio così- commentò lei, questo era l'unico conforto che sapeva darmi? Ne avrei parlato con Emanuele, lui avrebbe saputo cosa consigliarmi.
La notte, nel mio letto provai a dormire, invano, mi rigirai più volte, non trovando la giusta posizione, mi alzai e andai in cucina, poi uscii in giardino, erano gli inizi di Marzo e stranamente non faceva freddo, mi accoccolai sul dondolo a guardare le stelle. Scovai il carro e anche la stella polare, la luna m'illuminava bella rotonda, il silenzio regnava, il vento mi cullava
-Come al solito- sobbalzai, mi girai verso la porta-finestra della cucina, Emanuele era sulla porta che mi sorrideva, lo guardai con aria interrogativa –Anche da piccola quando eri nervosa, avevi paura dei mostri o non riuscivi a dormire, venivi in giardino, in inverno con la giacca, d'estate con solo il pigiama- mi spiegò sedendosi vicino a me
-La notte mi calma, lo sai- ribattei appoggiando la testa sulla sua spalla
-Certo che lo so, non sai quante volte mamma ti ha trovato addormentata qui, ha anche provato a chiudere a chiave la porta, ma tu sei uscita dalla finestra del bagno- mi raccontò, cominciai a ridere assieme a lui, non mi ricordavo di aver fatto una cosa simile –Cosa c'è?- mi chiese a bruciapelo
-Niente- mentii, mi guardò con un sopracciglio alzato, io lo fissai con un sorrisetto irritante stampato in faccia
-Non è vero, non saresti qua fuori- mi sbugiardò lui appoggiando il braccio allo schienale del dondolo
-Domani ho un compito importante- m'inventai
-Emma, non sparare cazzate. Cos'è successo tra te e Marco in gita?- continuò lui pacifico, ma come faceva a prenderci sempre?
-Da cosa l'hai capito?- gli domandai sconfitta
-Dal fatto che non si può nominare la parola "Gita" che subito scatti sulla difensiva- spiegò lui, ok, mi conosceva troppo bene
-Diciamo che Marco ha superato il limite, che l'ho fermato e che...- cominciai
-Ti ha messo le mani addosso? Ma io lo uccido quello!- disse Emanuele stringendo i pugni sulle ginocchia –Come si è permesso! Ah, non la passa liscia questa- continuò sempre più nero dalla rabbia
-Tu non farai niente, Emma se la sa cavare da sola, Emma ormai è grande- gli spiegai cercando di calmarlo
-Perché parli di te in terza persona?- mi domandò confuso
-Per autoconvincermi- spiegai –Comunque lui ha detto che non accetto di perdere e che la nostra scommessa si è conclusa- ripresi il discorso di prima
-La scommessa è chiusa per lui, ma per te no...- continuò lui, io abbassai la testa e annuii –Ti sei innamorata?- mi domandò accarezzandomi la schiena
-Credo di si. Credo ci siano buone possibilità che io mi sia innamorata di lui. Ma non capisco perchè? È tutto il giorno che ci penso eppure non riesco a trovare una soluzione- mi lamentai, disegnando con il dito il contorno dei fiori stampati sui cuscini del dondolo
-Cara Mimì, l'amore non ha un perché, non è la risposta a una domanda, si ama e basta, non esiste un motivo per il quale tu ti sia innamorata proprio di lui, è capitato e basta- mi spiegò lui
-Maledetto Cupido- conclusi io abbandonandomi nel suo abbraccio
-Dagli tempo- mi consigliò –Si accorgerà di te, ne sono sicuro- continuò -Andiamo dentro?- mi chiese, annuii e mi alzai –Sei troppo pesante per essere portata ancora in braccio- commentò seguendomi, mi girai con aria offesa
-Ma come ti permetti?- gli dissi dandogli uno schiaffo sul braccio
-Sei cresciuta, non ho detto che sei ingrassata. Sei sempre bellissima- disse lui prendendomi per i polsi perché non lo picchiassi
-Hai sempre la risposta pronta- gli dissi ridendo
-Vai a dormire cicciona- mi disse ridendo, lo fulminai con lo sguardo –Fuscello- si corresse, gli sorrisi e chiusi la porta per tornare a letto con la sua immagine negli occhi.

Facciamo un gioco? Chi s'innamora prima, perdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora