Erano passate due settimane dalla rissa di Ferri e Andrea ed erano due settimane che non parlavo con Ferri, mi sedevo al mio banco e stavo in silenzio, seguivo le lezioni prendendo appunti, annoiandomi. Erano finite le settimane in cui gli chiedevo la scolorina o che lui mi spingeva il braccio mentre scrivevo facendomi fare delle righe sui fogli, erano terminate le risate o le battutine che ci facevamo, ora tra noi regnava il silenzio, i musi lunghi, aveva iniziato a studiare sul serio, forse perché era ormai aprile o forse perché stava attento in classe, prendeva appunti, faceva domande, il tutto senza mai rivolgermi la parola o uno sguardo. Lo stesso facevo io con lui, mi ero comprata una scolorina e se mi perdevo qualche nozione chiedevo ad Alessandro seduto dietro di me, ogni tanto gli lanciavo uno sguardo ma lui era sempre impassibile. Per fortuna c'era Andrea che rendeva felici le mie giornate, mi portava fuori, andavamo in centro o semplicemente a prenderci un gelato, mi faceva ridere e mi faceva stare bene, ecco qua, il classico verso alla Biagio Antonacci "Mi fai stare bene" la Littizzetto dice che una frase del genere si può dire solo al proprio medico shatzu mentre ci schiaccia la pianta dei piedi, e Andrea non è il mio medico shatzu. Andrea è un po' il mio migliore amico, questa volta per davvero, sa sempre come sto, di cosa ho bisogno, lui ha cura di me, si prende cura di me, un po' come Battiato o come si dice in inglese "I care" che significa io mi preoccupo per te, ti ho a cuore. Non mi sono innamorata di lui, non provo un sentimento che va oltre l'amicizia e se ci va allora lo potrei considerare un fratello, manca proprio quello scalino tra amicizia e fratellanza e penso che non ci sarà mai, però mai dire mai.
Un pomeriggio, stavo tornando a casa, Andrea sarebbe venuto a trovarmi, lo spettacolo si avvicinava e noi dovevamo ancora trovare una coreografia, incrociai Ferri per la strada, ci passammo di fianco senza dire niente, io continuai a camminare
-Emma!- chiamò la sua voce, ebbi un sussulto, erano settimane che non sentivo il mio nome pronunciato in quel modo, come solo lui poteva fare, un po' annoiato, un po' sconvolto –Emma!- mi richiamò, continuai a camminare, lo sentivo che mi inseguiva da lontano –Andiamo Emma, per quanto ancora hai intenzione di tenermi il muso?- mi domandò ancora, mi fermai e lentamente mi voltai
-Ferri, mi hai rivolto la parola, strano- commentai sarcastica e fintamente stupita
-Smettila Emma, lo sai benissimo perché non ti parlo- rispose lui avvicinandosi a me
-No, non lo so spiegamelo tu- dissi con aria di sfida appoggiando le mani sui fianchi
-Stai con quel imbecille di Andrea, mi sembra un buonissimo motivo per il quale non parlarti- spiegò lui
-Punto primo, Andrea non è un imbecille, punto secondo, non stiamo insieme, punto terzo, in realtà sarei io che non ti dovrei rivolgere la parola- replicai piccata
-E perché mai? Sentiamo- mi incitò lui
-Perché hai picchiato Andrea senza un motivo logico- spiegai inalberandomi
-Gli avevo detto di starti lontana- disse lui digrignando i denti e stringendo i pugni
-E chi sono io? Sono di tua proprietà?- gli urlai completamente infuriata
-Ti avevo detto che credevo di essermi innamorato di te- mi rispose lui
-Ne hai dette di cose Marco, me ne hai dette di cose e io so più a cosa credere, non so se credere a quello che dici a me o quello che dici ai tuoi amici- dissi prima di voltarmi e proseguire per la mia strada
-Emma, ti prego, lasciami spiegare- lui mi fermò prendendomi dolcemente per un polso, mi voltai e mi scontrai con il suo sguardo che per alcuni secondi mi fece mancare il respiro
-Non c'è niente da spiegare Marco- conclusi cercando di andarmene, ma lui mi teneva li incatenata con i suoi occhi
-Ma che cosa posso fare io, se non dirti che ti amo?- mi lasciò il polso, abbassò lo sguardo, sentii le gambe cedere
-Io non ti credo Marco, non ci riesco, dopo tutto quello che è successo. Scusami- lo lasciai li e me ne andai correndo verso casa mia.
Arrivai di corsa davanti al mio portone, mi fermai e presi fiato, Giulia non avrebbe dovuto sospettare niente, feci un respiro profondo e infilai le chiavi nella toppa e aprii, in salotto, Giulia e Andrea ridevano, si bloccarono appena mi videro
-Ehi Mimì!- mi salutò Giulia
-Ciao Emma- mi salutò Andrea, feci un cenno ad entrambi, mi tolsi le scarpe e lui si alzò impacciato dal divano, sembrava in imbarazzo
-Vieni Andre, andiamo in camera- gli dissi poi, lui mi seguì ed entrato in camera si chiuse la porta alle spalle e rimase li, io mi sedetti sul letto e lo fissai –Cosa fai li impalato, vieni a sederti!- lo esortai, lui mi sorrise, io lo guardai non capendo
-Non mi avevi detto di avere una sorella così simpatica- Andrea svuotò il sacco, corrugai la fronte
-Chi Giulia?- domandai retorica
-Si, proprio lei- confermò lui
-E da cosa lo deduci?- chiesi quasi sconvolta
-Si da il caso che qualcuno mi abbia dato appuntamento ad una certa ora e che sia arrivata ben venti minuti più tardi- mi ricordò lui
-Scusami, ho avuto un imprevisto- mi fermai, Marco era un imprevisto, era sempre imprevisto, mi scombinava i piani, mandava all'aria le mie certezze, sempre
-Vabbè, si da il caso che tra meno di tre settimane, noi due dovremmo fare un duetto e di pronto abbiamo solo la canzone e mezza coreografia, ci mancano i vestiti e finire la coreografia- Andrea interruppe i miei pensieri
-Si hai perfettamente ragione, allora cominciamo con i vestiti, ti faccio vedere qualcosa che potrei mettermi- dissi alzandomi dal letto e aprendo l'armadio, presi un vestito nero senza maniche, con le spalline ricoperte di strass, mi girai verso di lui sorridente –Come ti sembra?- gli domandai
-Ma non so- storse il naso, mi rigirai alla ricerca di un altro vestito –Ma che scuola fa tua sorella?- mi domandò, presi un vestito bianco con la parte alta di pizzo
-Liceo scientifico- risposi –Questo qua?- gli mostrai l'abito
-E ha il ragazzo?- continuò lui senza fare nessun commento all'abito
-Non che io sappia- dissi sempre con il vestito in mano –Allora cosa ne pensi del vestito?- richiesi spazientita
-Ma ha la tua età?- mi domandò ancora
-Siamo gemelle Andrea, ovvio che abbiamo la stessa età- risposi innervosita lanciando il vestito sul letto
-Ah si, giusto giusto- annuì lui, sbuffai
-Senti Andre, io ti voglio tanto bene, ma se vuoi che parliamo di mia sorella me lo dici- sbottai nervosa, lui rimase in silenzio
-Scusami Emma, giuro che non lo rifaccio più- si scusò lui
-Ma com'è che ti interessa mia sorella?- domandai io appoggiando le mani sui fianchi.
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Facciamo un gioco? Chi s'innamora prima, perde
Fiksi RemajaEmma ha 17 anni, una sorella gemella e una storia dolorosa alle spalle, Marco è il suo compagno di banco, non la sopporta o forse in fondo no. Rimarranno per sempre Corvaglia e Ferri oppure diventeranno Emma e Marco?