In vino veritas

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Camminai per le strade, verso casa mia, con i miei tacchi. Traballavo, dannati tacchi, mi fermai e mi appoggiai al muro, slacciai il cinturino e mi liberai di quelle trappole, odiavo i tacchi, odiavo quel vestito, odiavo la mia stupidità. Tutto mi ricordava lui, i suoi occhi blu nei quali mi perdevo tutte le volte che lo guardavo, le sue labbra morbide e carnose, il suo fisico scolpito che ieri ha aderito al mio per pochi secondi, i suoi capelli corti che facevano il solletico alle mie mani, il suo sorriso splendente che negli ultimi tempi mi faceva capitolare ai suoi piedi, la sua voce suadente e calda che mi ha detto, seppur sotto effetto di alcolici, "Sei bellissima" "Tu sei diversa da tutte le ragazze che conosco". Ripercorsi tutte le scene della sera precedente, che erano scolpite nella mia mente, le lacrime silenziose solcavano le mie guance. Arrivai finalmente a casa, aprii il cancelletto, lo chiusi alle mie spalle e mi trovai davanti Emanuele
-Cosa ti è successo?- mi domandò dopo avermi visto, il trucco sbavato, le scarpe in mano e il cuore in mille pezzi
-Sono una cretina- sussurrai prima di tuffarmi tra le sue braccia, mi accarezzò i capelli e mi passò una mano lungo la schiena per calmarmi
-Stai tranquilla, ci sono io qui- mi rassicurò stringendomi a se
-Dov è Giulia?- domandai
-È uscita, torna stasera- m'informò, Giulia non doveva sapere niente, era una questione che dovevo risolvere da sola
-Cos'è successo?- mi richiese Emanuele, ecco, la mia resa dei conti
-È tutto un casino- cominciai, dopo essere entrati in casa –L'amore è davvero così?- gli domandai
-Così come?- mi chiese lui
-Uno schifo, il dolore al cuore, i pianti, la depressione- spiegai sedendomi sul divano
-No, l'amore è quando non capisci più niente, in poche parole. Io mi sono innamorato solo una volta e posso dire che sei in un altro mondo, ti parla qualcuno e non te ne frega proprio niente, non riesci a fare discorsi sensati. Quando ti tremano le gambe, le farfalle girano nello stomaco e sei sempre felice..-disse prima che io lo interrompessi
-Allora io non sono innamorata- dissi
-Non lo so, quello lo sai tu. Ma l'amore è anche pianti e notti insonni, dolori al cuore. L'amore non ha una logica. L'amore è tutto e niente, l'amore è gioia e dolore. L'amore non si può descrivere o definire- con-cluse lui
-Ieri sera ho baciato Ferri e questa mattina lui mi ha detto che non si ricorda cos'è successo però io devo dimenticarmi tutto- spiegai a lui e anche a me stessa, un colpo al cuore, sentire la mia voce raccontare l'accaduto era terribile, bruttissimo, le lacrime ripresero a scendere, fermavo la loro corsa con il palmo della mano e tiravo sul con il naso
-E tu sei scappata da quella casa?- mi domandò –Non gli hai chiesto spiegazioni?- continuò
-Ma che spiegazioni gli chiedevo? Era ubriaco, ovvio che non si ricordasse niente, certo, non so come mai mi abbia detto certe cose...- replicai
-Cosa ti ha detto?- m'interruppe curioso
-Che sono bellissima e che sono diversa da tutte le altre ragazze che conosce e che mi dice che sono una secchiona solo perché non sa come prendermi e che quando mi vede prova qualcosa- risposi facendo ritornare alle mente i ricordi della sera prima
-Si dice "In vino veritas", magari è vero quello che ti ha detto- ipotizzò Emanuele
-No, non mi voglio attaccare a una flebile speranza, a un'illusione effimera. Quando lo faccio vengo prontamente smentita- conclusi alzandomi dal divano.

Il lunedì successivo c'era in programma una gita di tre giorni a Venezia, arrivai quasi in ritardo, erano tutti seduti, Carlotta era seduta vicino a Montali e nessuno era seduto da solo, mi sedetti vicino al finestrino e appoggiai lo zaino sul sedile affianco, presi l'I-pod e mi eclissai per alcuni minuti guardando fuori dal finestrino. Non avevo ancora visto Ferri da sabato, ed ero abbastanza in ansia. Qualcuno mi picchiettò sulla spalla, mi voltai e trovai Ferri che mi squadrava quasi disgustato
-Posso sedermi qui? Non mi hanno tenuto il posto- disse dopo che mi tolsi una cuffietta
-Si si- risposi io togliendo lo zaino dal sedile, mi rimisi la cuffietta e continuai a guardare fuori dal finestrino
-Senti- cominciò dopo una decina di minuti, mi girai verso di lui e lo guardai scocciata, tirai via la cuffietta –Dopo quello che è successo sabato....- continuò
-Sabato?- domandai –Cos'è successo sabato? No perché se è successo qualcosa l'ho dimenticato- dissi con tono sprezzante
-Non lo so cos' successo sabato, ma qualcosa è successo!- esclamò zittendo tutto l'autobus, mi guardò, poi rivolto agli altri disse –Beh? Fatevi gli affari vostri impiccioni- istintivamente cominciai ad arricciarmi sul dito una ciocca di capelli, l'attenzione di Ferri ritornò su di me
-Sei nervosa?- mi domandò con un sorrisetto irritante
-No- mentii
-Invece si- mi contraddì –Quando sei nervosa ti arrotoli le ciocche di capelli attorno alle dita- continuò, mi fermai e mollai la ciocca –Lo fai sempre- aggiunse abbassando la testa, lo guardai infastidita e mi rimisi la cuffietta
-Io non ho perso- disse dopo alcuni minuti
-Nemmeno io- replicai mentendo, ma a chi mentivo di più? A me o a lui?
-E se mi stessi mentendo?- mi domandò, sbiancai, mi aveva scoperta, e ora? Dovevo salvare la situazione, come diceva Carlotta? Negare sempre
-E se fossi tu a mentirmi?- controbattei avvicinandomi a lui
-Io non mi ricordo niente- sentenziò lui poco dopo
-E chi ti dice che io mi ricordi tutto?- gli domandai, l'autobus si fermò e la prof ci diede indicazioni sullo svolgimento della giornata, Ferri non ebbe il tempo di replicare.
Valigie alla mano ci dirigemmo verso l'hotel dove avremmo soggiornato per i prossimi tre giorni, ci assegnarono le camere, ero in camera con Carlotta e Gloria. In camera Carlotta si buttò a peso morto sul letto matrimoniale
-Io dormo qui- disse subito dopo- E tu Mimì, dormi con me- concluse
-Ok Totta- le risposi buttandomi vicino a lei
-Mimì, mi spieghi cosa succede tra te e Ferri?- mi domandò Gloria uscendo dal bagno, il sorriso scomparve dal mio volto, cercai di rimanere calma
-Niente- deglutii –Perché?- le chiesi
-No, perché ho visto che vi siete seduti vicini- mi rispose sedendosi sul letto
-Qualcuno non mi ha tenuto il posto e ha preferito sedersi vicino a Montali- puntualizzai girandomi verso Carlotta
-Qualcuno è arrivato in ritardo- ribatté lei girandosi verso di me –Comunque mi sono divertita un sacco durante il viaggio, Filippo è strasimpatico, e me ne sono accorta dopo tre anni. Abbiamo cantato tutte le canzoni del momento, sapete che è pure bravo a cantare?- continuò lei mettendosi a sedere, mi girai verso di lei quasi sconvolta
-Filippo?- chiese Gloria, che, guardando la sua faccia, era sconvolta quanto me –E Montali dov'è finito?- le chiese ancora
-Ma perché usare i cognomi. Ognuno ha il suo nome, secondo me- disse indicandomi- Anche tu, Marco non lo devi chiamare Ferri- concluse, la guardai sempre più sbigottita
-Ma tu sei fuori!- commentai- Ma proprio come un balcone- conclusi ridendo seguita da Gloria
-Dai scendiamo, ci staranno aspettando- disse Gloria
-Voi andate, vi raggiungo subito- dissi io prima di andare in bagno.
Uscii e chiamai l'ascensore, quando la porta si aprì vidi Ferri che, appoggiato alla parete di fronte a me smanettava con il telefono, alzò la testa sperando di essere arrivato, ma appena mi vide si bloccò
-Credevo di essere arrivato- disse soltanto, mentre abbassava la testa
-No, manca ancora un piano- risposi io entrando e spingendo il pulsante per arrivare al piano terra
-Noi due dobbiamo parlare- sentenziò alcuni secondi dopo.

Facciamo un gioco? Chi s'innamora prima, perdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora