L'amore è una fregatura

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La mattina successiva mi ritrovai nel mio letto con addosso il mio pigiama, mi tirai su, ma un giramento di testa mi fece distendere nuovamente, poi dei passi mi fecero rialzare lentamente, Carlotta era in piedi davanti a me
-Buongiorno bella addormentata- mi salutò con un bicchiere d'acqua in mano, sbuffai ancora intontita e mi ributtai sul cuscino
-Ho un mal di testa allucinante e una nausea incredibile- mi lamentai chiudendo gli occhi
-Tipici postumi della sbronza- commentò lei poi si sedette su un fianco del letto e mi porse il bicchiere e una pastiglia –Beviti un aspirina e vedi che il mal di testa passa, per la nausea non posso farci niente- mi disse mentre mandavo giù l'aspirina, poi mi distesi nuovamente
-Ma che ore sono?- chiesi
-Le tre del pomeriggio, tua mamma è uscita, Emanuele dovrebbe tornare e Giulia è fuori con Andrea, mi ha chiesto di venire a sorvegliarti- mi spiegò lei
-Cos'è successo ieri sera?- chiesi alla mia amica –Ho tipo un vuoto, da quando ho preso un sex on the beach al banco, poi da li, il buio più totale- confessai
-Beh ecco, non è che siamo state tanto insieme- mi disse lei con aria colpevole
-E con chi sono stata scusa?- domandai cercando di ricollegare
-Con Marco- aggiunse lei, cominciai a ripercorrere ciò che ricordavo della sera precedente "Quanto hai bevuto?" "Ma allora non capisci?!" "Questa volta mi hai baciato tu"  queste tre frasi mi rimbombavano nella testa
-L'ho baciato...- pensai a voce alta
-Non so se l'hai baciato, ma quando sono arrivata io ti stava dicendo qualcosa del tipo "L'ho fatto per farti ingelosire", ma sinceramente, non ho capito cosa- mi raccontò, "L'ho fatto per farti ingelosire" mi ripetei nella mente più volte per cercare di ricordare
-Ma certo!- mi venne l'illuminazione, Carlotta mi guardava senza capire –"L'ho fatto per farti ingelosire", baciare Miriam, l'ha fatto per farmi ingelosire e io ho baciato Andrea per farlo ingelosire- collegai i due fatti –Quindi mi ama- dedussi, Carlotta mi fissava –Carlotta, io lo amo- le dissi alzandomi dal letto, ignorai la nausea e mi vestii in pochissimo tempo –Lo amo Carlotta, devo dirglielo- continuai io, lei mi guardava sor-ridente e sbigottita –Oddio mi ama anche lui- mi fermai vicino all'armadio e mi misi le mani tra i capelli –Devo andare a dirglielo, non posso farmelo scappare- continuai infilandomi le scarpe –Vado- la informai e uscii dalla stanza, poi a metà corridoio mi bloccai –Ma dove vado a cercarlo?- mi chiesi a voce alta, mi vol-tai, Carlotta era in piedi sulla porta di camera mia
-Non so dove può essere- mi disse lei allargando le braccia
-Chiedi a Filippo- la esortai, lei scosse la testa –Dai Totta!- la pregai unendo le mani e sporgendo il labbro inferiore in avanti, lei sbuffò e dopo aver borbottato qualcosa che non capii, tirò fuori il cellulare e chiamò il suo ragazzo nonché migliore amico di Marco
-Ehi cucciolo- spalancai gli occhi e scoppiai a ridere, ma come lo chiamava? Lei diventò tutta rossa e si girò di spalle –No niente, volevo chiederti se sai dov'è Marco?- chiese poi coprendosi l'orecchio libero per sentire meglio ciò che diceva Filippo –No, non interessa a me, ma interessa ad Emma- spiegò –Dopo ti racconto- disse ancora, poi rimase in silenzio –Ok, grazie mille amore, ci vediamo dopo, si, va bene, ti amo anch'io- Carlotta chiuse la chiamata –È ai giardinetti di via Matteotti- mi disse, io mi voltai e andai in soggiorno presi al volo le chiavi
-Muoviti Carlotta!- le urlai, mi raggiunse e uscimmo assieme, poi lei ritornò a casa e io andai verso via Matteotti e i suoi giardinetti, iniziai a correre euforica, Marco mi amava, io amavo lui, correvo per le strade, tutti mi guardavano in modo strano, ma cos'hanno da guardare, non hanno mai fatto pazzie per amore, non hanno mai avuto qualcuno da raggiungere, non hanno mai avuto voglia di correre da una persona solo per guardarla negli occhi e dirgli che la amavano. Correvo e viaggiavo ad un metro dalla terra, ero felice e avevo voglia di urlarlo a tutto il mondo, volevo urlare che amavo Marco, volevo baciarlo e accarezzarlo, volevo mi facesse sentire bellissima solo guardandomi
Imboccai via Matteotti e  andai verso i giardinetti, schivai una mamma e una carrozzina, entrai dal cancelletto e  cercai con gli occhi, desiderosi di vederlo, Marco, avanzai e guardai a destra e a sinistra, non vedevo l'ora di vederlo con i suoi occhi blu, la sua polo grigia e il suo ciuffo. Andai lungo il vialetto che divideva i giardinetti, mi voltai a destra e lo vidi, ma avrei preferito non vederlo, Marco era appiccicato a Miriam, rimasi pietrificata a guardarli, chiusi gli occhi e le lacrime cominciarono a scorrere, passai dall'essere al settimo cielo a sentirmi sotto un treno, non riuscivo a muovermi, a parlare, a pensare niente, mi sentivo svenire e la nausea era tornata
-Ti senti bene?- una signora con una bimba sulla bicicletta mi riportò alla realtà, mi voltai di scatto  e mi asciugai velocemente le lacrime
-Si, va tutto bene grazie- le risposi cercando di essere cortese e gentile
-Sei sicura? Tremi e sei molto pallida- continuò lei
-Sono sicura. Magari adesso mi siedo un attimo. Grazie mille- la ringraziai nuovamente e finalmente mi lasciò da sola, cercai un panchina libera  e mi sedetti, appoggiai i gomiti sulle ginocchia e mi misi le mani tra i capelli, scoppiai a piangere, non ci sarebbero stati baci, non ci sarebbero  state dichiarazioni, non ci sarebbero stati "Ti amo", non ci sarebbe stato nulla, la nausea tornò più prepotente, mi portai una mano alla bocca e mi alzai di scatto, cercai velocemente un posto nascosto, poi vomitai la cena della sera prima, vomitai tutto l'alcool che avevo bevuto, vomitai i miei sentimenti, vomitai tutto ciò che avevo in corpo, andai a sciacquarmi alla fontanella, mi sentivo vuota, ferita, debole e persa, ritornai alla panchina e  presi il cellulare
-Pronto Emma- disse la voce di mio fratello, io scoppiai a piangere nuovamente –Emma? Cosa c'è?- do-mandò preoccupato
-Ema, sono...sono...- non riuscivo a formulare nessuna frase di senso compiuto –Mi sento male Ema- sussurrai tra i singhiozzi
-Dove sei? Ti vengo a prendere- mi disse
-Ai giardinetti di via Matteotti- gli spiegai
-Arrivo, non ti muovere da li- mi intimò, spensi la chiamata e ripresi a singhiozzare. Rimasi li a piangere finché non arrivò Emanuele
-Emma- mi disse sedendosi di fianco a me, io senza dire una parola lo abbracciai, lui mi strinse a se –Che succede? Ti va di raccontarmelo- mi chiese con fare amorevole, accarezzandomi i capelli
-Io amo Marco, ma quando sono li li per dichiararglielo convinta che lui provi ciò che provo io....- singhiozzai –Ci rimango sempre fregata... E il punto è che non riesco a dimenticarlo, non ci riesco, perché io sono proprio innamorata...- ripresi a piangere, lui mi strinse ancora più forte
-Cara Emma, benvenuta nel club. L'amore è una fregatura, prima ti fa credere che sia tutto rose e fiori, poi invece è un inferno senza fine, se ti innamori della persona sbagliata non c'è niente da fare. Ti capisco è successo anche a me, Emma la vita è tutta così, ma tu devi rifarti una vita, devi lasciarlo stare e l'occasione giusta è l'estate, per tre mesi non lo vedrai, distraiti, trovati qualcun altro e smettila di pensare a lui, smettila di farti del male con le tue mani- mi disse, io mi rannicchiai sul suo petto, sentivo il suo cuore battere forte –Ora però torniamo a casa, mamma e Giulia si saranno preoccupate- mi disse prima di alzarsi e tendermi la mano.

Facciamo un gioco? Chi s'innamora prima, perdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora