29 Settembre
- Mia?
Lei smise di far finta di leggere e alzò la testa.
- Possiamo scambiare due parole?
Mia spinse rumorosamente indietro la sedia e posò il libro a faccia in giù sul tavolo. Schiacciandone ben bene il dorso proprio nel modo che irritava la sua insegnante di inglese. Quindi si trascinò svogliatamente fino alla cattedra, vicino alla finestra.
La signorina Blackman abbassò la voce. - Credo che dovremmo fare quattro chiacchiere. Oggi, dopo la scuola, nell'aula professori di inglese. D'accordo?
- Ma perderò l'autobus - protestò Mia. Le dava fastidio soltanto guardarla, con quel suo sorriso ebete, capelli assurdi, quella stupida giacca e la minigonna. Quando si sedeva sulla cattedra per leggere a voce alta alla classe, i ragazzi dicevano che le si vedevano le mutande. Mia aveva tentato di parlarne con papà, secoli prima, ma lui l'aveva guardata con un'espressione divertita e le aveva risposto che trovava la signorina Blackman molto piacevole, oltre che un'insegnante valida e che, dopotutto, era questo che contava, e cosa importava il suo modo di vestire. Anche se la verità era che, a lui, quel modo di vestire importava eccome.
- Cosa ne dici se facciamo all'intervallo del pranzo, allora? Dodici e mezzo? Non ci vorrà molto.
La signorina Blackman si portò i capelli indietro alle orecchie. Orecchini nuovi, notò Mia. Stelline d'oro con il centro d'argento. Addosso a chiunque altra sarebbero stati anche carini.
- Va bene. Posso sedermi, adesso?
- Sì. Ma cerca di fare un po' di compiti. Sembri completamente fra le nuvole. E togliti quel broncio dalla faccia, per favore.
Mia fede spallucce. Avrebbe voluto picchiarla su quel suo stupido muso truccato e arruffarle la messa in piega perfetta, scrollandola per bene fino a farne uscire la persona vera che era.- Cosa voleva? - le sussurrò Becky.
- Stupida donna. Vuole vedermi all'intervallo.
- E perché?
- Non ne ho idea. Per il mio atteggiamento, suppongo.
- Basta parlare, Becky. - La signorina Blackman si stava sistemando sopra la cattedra, pronta a leggere il capitolo successivo. Aveva accavallato le gambe. Una delle scarpe a punta le penzolava dal piede. I ragazzi seduti dietro a Mia cominciarono ad agitarsi. Qualcuno mormorò un'oscenità sottovoce, ma Mia la sentì. Non avrebbero dovuto dire cose del genere sulle donne. Anche se lei non poteva soffrire la signorina Blackman.Durante l'intervallo Becky e Mia aspettavano sulla porta dell'aula professori di inglese. La signorina Blackman le stava raggiungendo di corsa lungo il corridoio, facendo oscillare una fila di compiti in classe. - Scusami, Mia. Non posso parlarti adesso. Dobbiamo fare per forza dopo la scuola. Tre e mezzo.
- Ma così perderà l'autobus! - esclamò Becky, con aria strafottente.
- Non importa - intervenne Mia. - Non fa niente. Ci sarò.
La signorina Blackman parve sorpresa. - Grazie, Mia. E scusami ancora. Devo risolvere un problema con alcuni ragazzi di prima. Ci vediamo più tardi. Becky e Mia ripercorsero il corridoio e uscirono attraverso la porta principale. I loro amici erano sdraiati sul prato; li raggiunsero.
- Si può sapere cosa voleva la prof? Un appuntamento con tuo padre? - Liam scoppiò a ridere.
Mia lo fulminò con un'occhiata arrabbiata. - Taci. E fatti gli affari tuoi. Lo dici solo perché le vai dietro.
- A chi? A quel vecchio scarto umano?
- Sei disgustoso. Ne ho abbastanza di voi. - Mia si alzò di scatto e si affrettò in direzione dei bagno delle femmine. Ma fece in tempo a udire la voce di Will.
- Che diavolo ha Mia? - E poi la risposta di Becky: - Non lo so. Chiedilo a te stesso. Sei tu quello che usciva con lei.
Quindi l'amica la raggiunse.Dopo l'ora di francese, ultima lezione del pomeriggio, Mia e Becky si incamminarono lentamente lungo il corridoio, verso l'aula professori di inglese. Aspettarono la signorina Blackman fuori dalla porta.
- Ti aspetto per le quattro e mezzo, allora? Fuori dalla farmacia? - Becky le toccò il braccio.
Mia annuì. - Grazie, Beck. E non dire niente a nessuno.
- Okay. Will ha chiesto se stavi bene. Non credi che dovresti parlargli?
- No.
- Ma non è giusto che ti preoccupi da sola. È anche un problema suo.
- Stai zitta. Non qui.
- Come ti pare. Ci vediamo dopo.
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Un' estate, una vita Julia Green
RomanceNon c'era niente da fare a Whitecross. Non c'era niente di niente laggiù, tranne un centro commerciale e un pugno di case sparse, un benzinaio, una rivendita di alcolici, un negozio di alimentari. La scuola elementare aveva chiuso due anni prima. I...