Capitolo 38- la verità

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Mi immobilizzo, il respiro trattenuto e gli occhi chiusi.
"....Ti dico che non lo era,perché l' anno scorso la mamma era andata dalla zia in quei giorni" sta spiegando John a Clara.
Riapro gli occhi e guardo Alexander, teso quanto me.
Gli faccio segno di tacere e lui si allontana, fingendo indifferenza.
Io mi dirigo verso i due fratelli.
"John" dico.
"....Oh, ciao Van. Stai meglio?" mi chiede.
Annuisco, lo sguardo di Clara fisso su di me.
Ho paura che lei abbia già intuito troppo.
"Andiamo a comprare gli abiti" decido.
"Sei sicura?" mi domanda, stupito.
"Si, sto bene" sorrido.
"....Beh è una cosa positiva! Il giorno dopo il Gala' dovrai partire, deve essere come minimo una serata indimenticabile" mi fa l' occhiolino la sorella.
"Esatto" concordo.
Un silenzio imbarazzante si impossessa dei secondi successivi la mia ultima affermazione, e John si schiarisce la voce.
"Vanessa, dovrei parlarti" mi dice.
Deglutisco, cercando però di sembrare del tutto naturale.
"D'accordo " do il mio assenso.
Mi affianca e camminiamo lentamente per il grande salone.
Con quegli occhi azzurri da favola mi guarda preoccupato.
" C'è qualcosa che non va tra di noi" pronuncia.
Non è una domanda.
È una terribile constatazione.
"Mmmh...no, non mi pare" cerco di tranquillizzarlo, mentre il mio cuore batte a mille.
"Perché dici così?" gli chiedo.
"Sei tu che ti comporti in modo strano" mi accusa.
"No, ti sbagli" mi difendo.
"Io sono sempre la stessa " mento.
"No,per niente" sottolinea.
"Che cos' avrei di così diverso?" domando.
"Da quando....da quella notte al cinema tu sei cambiata,o almeno con me. Con gli altri non lo so e non mi interessa " mi fa notare.
Incrocio le braccia.
"No, John, non so a che cosa tu ti riferisca" continuo a contraddirlo.
Si passa una mano tra i capelli .
" Vedi? Anche adesso sei strana. Te ne stai così sulla difensiva, come se ti avessi accusato di chissà quale crimine" si innervosisce.
"Beh, se sei tanto convinto di questa cosa allora fatti un esame di coscienza" ribatto.
Le parole escono dalla mia bocca senza il minimo controllo.
Sono ancora arrabbiata per ciò che ha detto ad Emma , tanto da non pensare che l' unica ad essere una cretina qui sono io.
Mi guarda, arrabbiato.
"Sul serio? Cosa avrei fatto questa volta? Ti ascolto " dice, appoggiandosi con un braccio ad una colonna della grande sala e guardandomi negli occhi, lo sguardo attento.
Sbuffo.
"Non lo so, ma visto che ti ostini a dire che il mio comportamento nei tuoi confronti è cambiato, pensa almeno ad un motivo che potrebbe rendere vera la tua affermazione" rispondo.
"Io non ho fatto niente" afferma.
"Ed io non sono cambiata" ribadisco.
Annuisce, serio.
"Va bene, come vuoi" mi da ragione, stufo di discutere.
"Tra dieci minuti ci si ritrova fuori e si va in città" mi dice, allontanandosi.
"Va bene" gli rispondo, nervosa, quando mi ha già dato le spalle.
Poco più tardi siamo tutti fuori dalle porte del palazzo.
La tensione tra di noi è tantissima, ed io non so con chi parlare.
Tom mi affianca.
"Stai tranquilla" mi sussurra.
Gli rivolgo un' occhiata riconoscente, ma triste.
"Me ne sono già pentita" mormoro.
"Lo so,si vede benissimo" mi consola.
"Voglio fare pace con John" gli dico.
"Avete discusso?" si informa.
"Dice che il mio comportamento è strano" racconto.
"....E lo so che ha ragione, ma ovviamente non l' ho ammesso" aggiungo.
"Non ti preoccupare" sorride, guardandosi intorno.
"Basterà che mi veda parlare e scherzare con te. Passeranno forse cinque minuti prima che si catapulti qui e mi faccia sparire" scherza.
Rido.
"Dici?" gli chiedo, divertita.
Mi fa l' occhiolino.
"Mentre facciamo la strada per il negozio ridi qualche volta per ciò che ti dico. Tempo altri dieci metri e sarà qui a parlare con te. Scommettiamo?" mi porge la mano.
Sorrido.
"Scommettiamo" concordo.
"Ok, ragazzi, possiamo andare. Non è necessario stare tutti insieme tipo classe di prima elementare, ma se vi allontanate dal gruppo ditemelo, almeno" annuncia John, dopo aver scoccato un' occhiata incuriosita a me e Tom.
Mentre camminiamo scopro di avere un carattere che combacia molto bene con quello di Tom.
Lui mi fa ridere spesso, e la pensiamo allo stesso modo su tanti argomenti.
Allo stesso tempo anche lui mi sembra contento di parlare con me, e questo mi fa piacere.
"....E praticamente Clara ha lanciato la torta addosso a sua altezza John il giorno del suo sesto compleanno" mi sta raccontando.
Scoppio a ridere immaginandomi un piccolo John con la panna in faccia , ma vestito di tutto punto e una mini Clara con le mani macchiate del terribile delitto.
John, inizialmente in testa alla fila di persone , fa qualche passo indietro e viene vicino a noi.
Guardo Tom con aria complice, e sorrido.
"Che cosa fa tanto ridere?" chiede.
"Niente, tranquillizzati" risponde Tom.
"Ho fatto solo una domanda, e non a te" ribatte l' altro.
"Tom mi stava raccontando di quando hai compiuto sei anni" sorrido.
Anche lui curva leggermente un angolo della bocca, perso nei ricordi.
"Mia sorella era una peste" afferma.
"....Ed è da sola là davanti, vai pure a farle compagnia, Tom" lo invita.
"Vado subito, rompi palle " concorda lui.
Dopodiché , nessuno dei due parla fino a quando non siamo al negozio.
"Che abito vorresti?" mi domanda.
"Non saprei, dammi il tempo di guardare" rispondo.
"Anzi....tu vai a vedere per il tuo" lo invito.
"Io me la cavo da sola. E poi ci metterò tanto, lo sai " sorrido.
Lui non accenna per niente al fatto di trovare divertenti le mie ultime parole .
" Ok" risponde, andandosene.
Io parto alla ricerca di Cindy e Jack .
"Ragazzi" li chiamo, appena li vedo.
Jack mi guarda con aria contrariata.
"Lo so che tu sai" gli dico, senza dubbi.
Cindy sembra imbarazzata.
"Sanno anche Michael e Tom. Ah, e Clara lo sospetta" spiego.
"Ma io non posso andare avanti cosi. Ho un senso di colpa che mi manga dentro, mi sento orribile e soprattutto non posso stare senza John. Abbiamo discusso poco fa e sto già malissimo" racconto.
"Devi dirglielo, Vanessa" risponde Jack.
"E come faccio?" piagnucolo.
"No, non può, adesso" gli dice Cindy.
" Non è il momento, ci sono anche i sovrani al castello " mi aiuta lei.
Avremo anche litigato, ma non siamo capaci di farci la guerra.
"Potresti dirglielo tu" lo incoraggia.
"No,ve lo scordate " ribatte lui.
"No, infatti,non è la soluzione" lo difendo.
Ore ed ore dopo stiamo tornando al castello, ognuno con il proprio vestito.
John non ha visto il mio.
Ed io non ho visto il suo.
Michael mi da un colpetto sulla spalla.
Mi volto.
"Dimmi" dico, inespressiva.
"Possiamo allontanarci? Devo chiederti delle cose" propone.
"Fai come vuoi" rispondo.
Il gruppo iniziale si è ormai disperso per le varie vie delle città, ed ora ci siamo io,lui,John, Emma, Richard.
"John, io e Vanessa ci fermiamo a parlare" annuncia Michael.
La reazione del principe mi lascia a bocca aperta: si volta, furioso, va incontro a Michael e si avvicina moltissimo a lui, l' aria minacciosa.
"Tu hai rotto i coglioni" gli ringhia.
Michael, già nervoso, si incazza.
"Ma che problemi hai con me, lo si può sapere si o no? Tu non sei a posto!" ribatte.
John lo spintona, ma Michael ripete la cosa a sua volta.
"John!" lo rimprovera Emma.
"Tu la devi lasciare in pace, non l ' hai ancora capito ?! Essere il suo migliore amico non vuol dire approfittare di ogni singola situazione per farsela, siamo intesi?" lo minaccia.
"Smettila, smettila se non vuoi finire male" aggiunge.
Mi intrometto, arrabbiata.
"Che problemi ti affliggono?! Michael non ha fatto proprio niente!" lo difendo, mettendomi tra i due ragazzi.
"Vanessa,fatti da parte" mi invita John, furioso.
"No! Tu ti devi calmare! E basta con queste scenate!" lo guardo negli occhi.
"Tu fai così con me perché ti piace ancora quel pirla che è sempre in mezzo alle palle" mi accusa.
" Non è vero!" mi arrabbio.
"Lascialo in pace !" lo difendo .
" Vedi?" mi fa notare.
"Lo sto difendendo perché tu ti stai comportando da idiota" lo accuso.
"Lo difendi perché sai benissimo che ho ragione" ribatte.
" Il problema non sono io, imbecille" replica Michael, scansandomi.
"Non lo sono" ripete, prima di andarsene da solo lentamente, senza spostare lo sguardo da John.
Io sento gli occhi già bruciare per colpa delle lacrime.
Emma se ne va insieme a Michael, senza aggiungere nulla.
"Che cosa stava blaterando il tuo amico?" mi chiede John quando siamo soli.
"La verità" rispondo.

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