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"Driin" Sentii rimbombarmi le orecchie dal suono troppo forte della sveglia. Erano le sei e mezzo. Incominciai ad alzarmi. Un po intontita.
Decisi di farmi una doccia veloce. In quel istante la felicità si era soprafatta di me. Il motivo  di incominciare ciò che mi era sempre piaciuto fare, quel giorno mi faceva sentire energica.
Per incominciare la giornata, indossai un t-shirt bianca, con una salopette con gli strappi, calzini colorati e stivali dottor martens viola, le mie preferite.
Mi affrettai a vedere dov'era Christin, stava ancora dormendo pigramente. E decisi di lasciarla dormire.

Per colazione mi preparai, latte con biscotti. Ero talmente nervosa che mangiai qualcosa di semplice. 
Mentre mangiavo, pensavo un pò a come sarebbe continuata la mia vita, qui a Seattle. Non ero preoccupata, mi sentivo come a casa, perché in fondo ero tornata a casa.
Pensavo che sarebbe successo qualcosa di inaspettato, di nuovo, qualcosa che non avevo mai affrontato prima. E questo u  po' mi piaceva.
A volte solo vivendo, si scoprono cose belle della vita, che non ti saresti aspettato di conoscere. Pensai.

Erano arrivate le otto, dovevo correre a lavoro. Decisi di andare con l'autobus. La macchina di Christin non l'aprezzavo, per lo splendore che era, era una "MINI Cooper D Countryman "cioè era fantastica. Nuovo modello, ma non era per me. E una macchina a dir poco dall'invidia, era bianco con alcune verniciature nere. Ci potevano stare più di quatto persone. Pensai.
Corsi giù per le scale, presi la mia borsa con le borchie bianca è nera e incominciai la mia lunga corsa per prendere l'autobus. Per il mio primo giorno.

Arrivai puntuale. Il negozio era un pò fuori Seattle, duori da tutti quei frastuoni e odori non molto piacevoli.
Era un piccolo negozietto, che a pochi passi c'era un parco meraviglioso.
Il negozio era avvolto a dei piccoli giardini. Da lontano si
intravedeva una piccola serra.
Ma da vicino, la serra era gigantesca.
Mi aveva raccontato Christin, che il negozio era una dei più famosi a Seattle. Fuori era meraviglioso, una grande vetrina disegnata con dei fiori e bambini che giocavano sull'erba.
C'erano esposte piante di ogni tipo. C'era un insegna grande, con scritto "the flawers".
Quando entrai, sentii il suono del campanello appeso alla porta, era un suono, dolce è denso, che mi scquillava nelle orecchie, mi avvicinai al bancone per presentarmi.
(Salve sono Marie Helly Steels) dissi con tono felice. Mi osservò, sembrava una donna di mezza età, aveva un pò di rughe. Notai i suoi capelli, lisci è corti. Pensavo che li avesse tinti, il colore era un pò sul biondo, mi sembrò. Il colore dei suoi occhi, era di un marroncino.
Indossava un vestito color mandarino e con una felpa bianca a mezze maniche.
(Finalmente Marie. Ben venuta,  venga gli presento alcuni colleghi, che saranno con lei. Ah chiami Signora Nina) disse con ironia, e con troppa fretta.
Entrammo in un giardino esterno al negozio, dentro la serra che si intravedeva da fuori.  C'era un giardino meraviglioso, sembrava un vero e proprio paradiso. C'erano tutte molte piante, dalle selvatiche come i tulipani, o come le rose.
(Marie ti presento Danah, Leo, Holly. Lei e Marie Helly Steels) Mi guardavano tutti con curiosità è divenni rossa dall'imbarazzo.
(Chiamatemi Mari) riuscii a dire. Non sapevo cosa dire, mi sentivo talmente imbarazzata che la Signora Nina capì.
(Non preoccuparti andrà tutto bene) mi sibilò nell'orecchio. Mi sentii sicura da quelle parole, ma non riuscivo a parlare è annuii, per far sentire un grazie ha quelle parole.
(Be e ora che vada la affido ha voi)
(Certo Nina e nelle nostre mani) rispose Holly con vivacità. La osservai era sul semplice. Incominciai ad annaffiare le piante, così per fare qualcosa,   osservai quel giardino mi piaceva molto, mi sentivo a mio agio, era pieno di colori quel giardino.

Erano passate circa due ore, vidi Leo mi si avvicinò.
(Ciao, allora come va il primo giorno di lavoro? Ah, ho saputo che ti sei appena trasferita) disse imbarazzato. Non sembrava vivace come Holly. Osservai il suo aspetto fisico, era minuto, i suoi occhi marroni un pò lucidi, rispecchiano la sua timidezza, i suoi capelli era sul biondo scuro. Indossava una maglietta a mezze maniche grigia e dei bermuda di jeans, e scarpe nere, sullo sportivo mi parve.
(Ti ringrazio Leo, va tutto bene per ora) mi stupii di aver detto "per ora" non sapevo il perché lo avevo detto. C'era qualcosa, avevo un presentimento.
(Sono qui a Siattle da ieri) dissi un pò infastidita. Cosa le importava non l'ho conoscevo affatto. Forse voleva farmi sentire a mio agio. Pensai
(Sei stata mai qui prima d'ora?) domandò curioso. Ancona domande, uffa. Pensai ancora.
Holly e Danah ci guardavano curiose, non erano ragazze sulle loro, ma sugli affari degli altri curiosavano molto. Mi parve, si capiva dal loro comportamento. 
(Si io sono nata a Seattle, ma sono dovuta andare via da piccola) risposi educatamente.
Alla fine vidi Holly e Danah avvicinarsi divertite di non sò che.
(Leo la smetti di fare domande come al tuo solito, povera Mari. Sei fastidioso con le tue solite domande) disse Danah ridacchiando. Be avevo ragione sul fatto che non erano delle impiccione.
(Danah non ti smentisci mai tu) rispose Leo ribattendo irritato. Be aveva ragione.
Anche Danah sembrava vivace come come Holly a suo modo però.
La osservai, aveva i capelli rossi, legati a coda di cavallo. Aveva il colore degli occhi come quelli di Holly. Sebravano sorelle.
(Danah ma Holly è tua sorella?) chiesi curiosa. Si guardarono divertite e sorprese, come se avvessi scoperto qualcosa di stupefacente.
(Mari come lo hai capito?) disse Holly.
(Di solito ci scambiano come cugine) commentò Danah.
(Holly ricordi quando Leo lasciò la Signora Nina sull'albero delle mele, perché mi scambiò per te. Perché diceva di vedere doppio. Quando avevo la parucca del giorno prima, che andammo alla festa in qulla discoteca) disse Danah ridacchiando di Leo.
Mi ricordai dell'albero di mele, o no. Cosa c'è che non va è un segnale forse. Rimasi li tra quei due pensieri che mi tormentavano.
Ad un tratto, sentii Leo urlare.
(Siete due dementi. Quando la smettere con il vostro sarcasmo) e se ne andò senza salutarci, sbattendo la porta del bagno. Povero Leo dopo tutto aveva ragione. Lo facevano sembrare una specie di depravato. Pensai
(Holly credo che abbiamo esagerato) rispose con tono abbacchiato Danah
(A Danah, che strano. Te ne sei resa conto solo adesso) mormorò arrabbiata Holly.
Entrò la Signora Nina, aveva una faccia strana, come se non avesse sentito ho capito cosa era accaduto.
(Holly cosa e successo ho sentito gridare cos'è questo comportamento) disse con sguardo minaccioso
(Ahm, Signora Nina. Leo è arrabbiato?) risposi un pò intimidita dalla sua espressione.
(Holly, Danah non fatelo più) disse la Signora Nina, sicuramente era successo un migliardo di milioni di volte. Pensai.
Ad un tratto, sentii di nuovo il campanello appeso alla porta suonare, fare quel suono dolce che mi rimaneva nelle orecchie. La Signora Nina andò dal cliente, intanto mi avvicinai a loro,  stavano parlando a bassa voce fra loro.
(Uffa oggi non è giornata. Danah andiamo a fare ciò che è giusto)
(Holly, te ne sei resa conto solo adesso?! Dai sbrigati) rispose Danah irritata.
(Danah andiamo da Leo a scusarci, ciao Mari a domani) li salutai e finì lì.

Erano le dodici e un quarto. Mi stavo preparando per andare. Presi la mia borsa con le borchie. (Mari perfavore potresti farmi un mazzo di fiori a tuo piacere. Qui fuori ce l'uomo più ricco di Seattle proprietario dell'azienda Green) disse saltellando
O mio dio, un altro segnale, cosa significava. Io credevo nel destino e credevo che sarebbe successo qualcosa. Ma cosa? Pensai ancora, sperando di capirci qualcosa.
(Certo) risposi. Incominciai a prendere un pò di camelie bianche, lasciando le foglie vicino. Presi dei gelsomini e li agiunsi.
La Signora Nina venne a vedere come andava, finii in tempo. Mi guardava con un aria stupeffata.
(Mari è meraviglioso, ti ringrazio. A domani) rispose annuii e corse via.
Andai per uscire dalla porta. Passai davanti alla Signora Nina e all'uomo ricco.
(Tenga) rispose la Signora Nina con il viso tutto rosso dalla vergogna.
(La ringrazio) rispose lui.
O mio dio, mentre passai accanto a l'uomo ricco, vidi i suoi occhi incontrarsi con i miei.
Ad un tratto sentivo le farfalle nello stomaco.
I suoi occhi, erano di un celeste che mi penetravano. Le mie mani erano diventate fredde e sudate. Lui ancora mi fissava, mentre la Signora Nina parlava di non sò che.
Tolsi velocemente lo sguardo da lui, mentre aspettavo l'autobus fuori dal negozio. Sbirciai e lui ancora mi guardava con quegli occhi penetrati, ero confusa da quegli occhi. Decisi di non voltarmi più. Fuori c'era una macchina nera. Con un uomo fermo davanti all'auto. Arrivò l'autobus, mi affrettai ad entrare, per non pensare più a tutto quello che avessi passato.

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